La Russia e il default che (ancora) non c’è

Violetta Silvestri

30 Aprile 2022 - 13:17

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Annunciato più volte, ma finora scongiurato: il default della Russia sembra evitato per l’ennesima volta con pagamenti in dollari appena eseguiti. Cosa aspettarsi davvero dalle finanze di Mosca?

La Russia e il default che (ancora) non c’è

La Russia ha evitato un default venerdì 29 aprile, eseguendo una serie di pagamenti di debiti internazionali già scaduti in dollari, nonostante in precedenza avesse promesso che sarebbero stati saldati solo in rubli.

Nell’ultima svolta della saga sull’insolvenza di Mosca, il ministero delle finanze russo ha affermato che i due pagamenti - per un totale di 649 milioni di dollari e originariamente dovuti il ​​4 aprile - sono stati inviati a Citigroup in dollari, agente pagatore responsabile della distribuzione di contanti agli obbligazionisti.

Cosa significa, davvero, questa mossa della Russia e cosa aspettarsi sul default dello Stato più sanzionato al mondo.

La Russia paga ancora: non scatta il default

Il ministero delle finanze russo ha dichiarato di essere riuscito a pagare 564,8 milioni di dollari su un Eurobond del 2022 e $ 84,4 milioni su un’obbligazione del 2042 sempre in dollari, la valuta specificata sulle obbligazioni.

La dichiarazione di venerdì suggerisce un cambio di rotta che potrebbe evitare il default, se gli investitori ottengono i loro dollari prima di un periodo di grazia di 30 giorni che scade il 4 maggio. Citigroup ha rifiutato di commentare.

La mossa ha colto un po’ di sorpresa. Da ricordare, infatti, che le autorità statunitensi all’inizio di questo mese hanno impedito alle banche americane di elaborare i pagamenti e la Russia ha affermato che avrebbe usato i rubli, cosa non consentita dai termini delle obbligazioni.

Mosca ha quindi minacciato di intraprendere un’azione legale se le sanzioni l’avessero costretta all’inadempienza.

Un funzionario statunitense ha affermato che i pagamenti del debito annunciati venerdì sono stati effettuati utilizzando dollari che erano in Russia e non fondi immobilizzati negli Stati Uniti, il che significa che non sarebbero più disponibili per Mosca per continuare a finanziare la guerra in Ucraina.

Intanto, il rublo è salito ai massimi da oltre due anni contro l’euro venerdì 29 aprile, sostenuto dalla politica dei controlli sui capitali, mentre la Russia sembrava fare un ultimo sforzo per evitare un default e la banca centrale ha tagliato i tassi di interesse di 300 punti base al 14%.

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# Russia
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