Riforma dell’Ordine dei Giornalisti: quando e cosa cambierà?

Daniele Sforza

22/10/2012

Riforma dell’Ordine dei Giornalisti: quando e cosa cambierà?

Quando si tratta di riforme, nel nostro Paese, è un susseguirsi di cori (positivi e negativi) che tendono a dilungare e dilatare nel tempo qualsiasi proposta. Non è esente da questo processo anche la tanto attesa riforma dell’Ordine dei Giornalisti, un ordine risalente al periodo fascista (per ovvie ragioni di controllo e censura) e che vanta detrattori e sostenitori. Molte volte si è parlato di abolire tale Ordine e sono state anche prese firme per ordire un referendum, ma senza mai un finale chiaro e risolutivo. Quel che è certo è che l’Ordine dei Giornalisti necessita di una riforma: cosa che potrebbe avvenire al più presto, ma la cui formulazione ritarda sempre di più.

Verso la liberalizzazione?

Liberalizzazione: è quello che vuole l’Unione Europea, è quello che il governo Monti sta perseguendo, è quello che in molti, in fondo, vorrebbero. Tanti quanti sono quelli allergici ai cambiamenti, soprattutto se ciò porta via privilegi. L’Europa, dopotutto, approva l’esistenza degli Ordini Professionali solamente nel caso in cui siano di pubblico interesse nella società, e non certo se rappresentano monopoli o oligarchie.
Per quanto riguarda l’Ordine dei Giornalisti, la situazione, lo precisiamo subito, è molto poco chiara. Nonostante la necessità di una riforma, poco si fa perché essa venga attuata, e quello che avviene attorno all’oscuro mondo dell’OdG passa di rado nei telegiornali e sui quotidiani. Le poche informazioni (chiare) che riusciamo a reperire sono risalenti ai quotidiani online autorevoli (quelli che hanno il dovere di informare su qualsiasi cosa) e, soprattutto, sui blog e le fonti di informazione indipendenti.

Contraddizioni e controversie: la necessità di una riforma

Un anno fa si pensava che dalla riforma dell’Ordine dei Giornalisti, ad esempio, dovessero sparire i pubblicisti (cosa che poi non si verificherà), ovvero quella categoria contrassegnata da un punto interrogativo che giace in purgatorio. Perché a quanto la normativa prevede, esistono tre "cieli danteschi" per chi vuole intraprendere la carriera di giornalista. Il primo è quello pre-pubblicista, che prevede una gavetta (remunerata) fatta di mesi e mesi di (90) articoli, cifra che mettiamo volutamente tra parentesi, perché in 6 anni è aumentata di ben 20 unità.

Poi c’è il purgatorio, ovvero, lì dove giacciono i pubblicisti che, una volta passato l’esame (che poco fa non esisteva), possono finalmente avere un tesserino, ma devono continuare a fare anni di praticantato (remunerato) presso redazioni giornalistiche al fine di poter accedere in paradiso, ovvero là dove riposano beati i giornalisti.

Nonostante i regolamenti delle varie regioni siano caratterizzati da alcune (a volte sostanziali) differenze, i principali Ordini Regionali, ovvero quelli che letteralmente scoppiano di giornalisti in erba, sono quelli che prevedono le normative più dure per poter entrare in paradiso.

Parentesi necessaria per arrivare però alla conclusione che, forse, di paradiso non si tratta. Una volta effettuato l’esame, a meno che non si frequentino corsi di formazione o ci si agganci alle conoscenze giuste o si è talmente bravi da superare qualsiasi problema, intoppo e difficoltà, può capitare ai novelli (giovani) giornalisti di non trovare lavoro, perché semplicemente sono dei "giornalisti", il che porta gli editori ad adempiere agli obblighi vigenti in materia. Soprattutto per quanto riguarda alcune testate medio-piccole, il giornalista non trova vita facile. La meritocrazia, come si sa, è un lusso in questo Paese e quindi per il proseguimento della propria professione c’è da sudare.

Già fin qui avrete trovato alcuni aspetti un po’ controversi relativi all’Ordine dei Giornalisti: per gli aspiranti contendenti è come entrare in una di quelle società segrete universitarie che si trovano negli Stati Uniti, il percorso, più o meno, è simile, senza contare le tante umiliazioni che si è costretti a subire. Fortunatamente non è sempre così drammatico il quadro, e si può anche affrontare un percorso per diventare pubblicisti meno problematico. Insomma, abbiamo avuto l’urgenza di comunicare il panorama più fosco per mettere in guardia gli aspiranti giornalisti da realtà che sono accadute veramente e che sarebbe meglio evitare.

Tuttavia, da quanto letto finora, vi sarete già fatti un’idea di quanto una riforma sia indispensabile per l’Ordine dei Giornalisti e per rinnovare una regolamentazione statica e priva di prospettive, dove a spiccare sono solo i privilegi dei membri (entrare gratis nei musei, ad esempio, è il privilegio più citato su internet).

Le proposte contenute nella bozza di riforma

La bozza di una riforma esiste da molto tempo. Questa, suscitando inevitabili polemiche, a 1 anno di distanza dalla sua pubblicazione, deve ancora trovare una sua forma precisa.

Ecco i principali punti chiave della bozza:

Accesso alla professione e tirocinio: gli aspiranti giornalisti dovranno possedere una laurea e aver svolto un tirocinio di 18 mesi.

Le forme di tirocinio saranno individuate in un regolamento e potranno essere:

  • praticantato aziendale;
  • frequenza a un master dell’Ordine;
  • compiuta frequenza di corsi universitari specialistici post-laurea in giornalismo;
  • sistematica collaborazione equamente retribuita a testate giornalistiche.

Dalla data dell’entrata in vigore della riforma, chi avrà superato l’esame di Stato sceglierà se iscriversi nell’Elenco Professionisti o in quello Pubblicisti, non possedendo il requisito dell’esclusività professionale. Chi ha già superato un esame di Stato per l’iscrizione a un diverso Albo Professionale e ha svolto il tirocinio giornalistico, può accedere direttamente all’Elenco Pubblicisti.

Assicurazione: l’assicurazione obbligatoria, per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale, non è conforme alla specificità della professione giornalistica.

Norme per accedere all’esame di Stato: sono richiesti i seguenti requisiti:

  • iscrizione all’Elenco dei Pubblicisti;
  • esercizio esclusivo dell’attività giornalistica in forma di sistematica collaborazione retribuita di almeno 36 mesi nell’ultimo quinquennio;
  • certificazione del rapporto contrattuale e comunque continuativo esistente nell’ultimo quinquennio, compresa la documentazione fiscale (Cud o dichiarazione dei redditi), attestazione della regolarità contributiva per i compensi percepiti per il periodo equivalente;
  • presentazione del materiale attestante l’attività giornalistica svolta nel corso nell’ultimo quinquiennio (la specificazione è rinviata al regolamento di attuazione).

L’accesso all’esame di Stato avverrà tramite:

  • verifica dei requisiti, effettuata dagli Ordini regionali secondo linee guida approvate dal Cnog, che consente l’iscrizione ai corsi di formazione;
  • tirocinio teorico, finalizzato all’acquisizione dei fondamenti culturali, giuridici e deontologici della professione giornalistica, che si realizza in un corso di formazione (i parametri del corso saranno definiti in sede di regolamento);
  • superamento della prova finale del corso di formazione, che costituisce titolo, con decorrenza attiva di 18 mesi, all’iscrizione al Registro dei Praticanti e consente l’accesso all’esame di Stato.

A ciò, inoltre, si aggiunge una proposta relativa all’introduzione dei Consigli di Disciplina, nati allo scopo di giudicare i comportamenti deontologici degli iscritti all’Albo. Peccato però che i membri dei Consigli di Disciplina vengano nominati dal Consiglio ordinistico, generando così una sorta di controversie per ciò che concerne l’indipendenza di giudizio a cui i membri stessi sono chiamati nel giudicarsi tra loro, generando una serie di conflitti di interesse che sarebbe difficile stilare in 3 righe.

Conclusioni

Bontà o meno della riforma (a una prima occhiata, non cambia poi molto), le discussioni su tale bozza sono state rimandate di mese in mese, e così, mentre si attendeva un’ufficializzazione il 13 agosto 2012, si dovrà attendere al nuovo anno (presumibilmente a febbraio) per godere di una definitiva risoluzione della questione (il forse è d’obbligo), con l’impressione che quella che andrà a verificarsi non sarà una vera e propria riforma, ma una manovra gattopardesca.

Gli aspiranti giornalisti, per ora, non si facciano prendere dal panico e seguano l’iter attuale. Se dovessero esserci aggiornamenti in proposito, non mancheremo di comunicarveli.

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