Riforma costituzionale: le vere finalità del ddl Renzi-Boschi

Erasmo Venosi

21/11/2016

La riforma costituzionale serve a questo Governo per raggiungere due obiettivi. Il primo è cedere altra sovranità sulle questioni economico/finanziarie alle tecnocrazie di Bruxelles. Il secondo è fornire prova di totale adesione e condivisione della teoria economica dominante organica agli interessi delle élite finanziarie, economiche, industriali e politiche.

Riforma costituzionale: le vere finalità del ddl Renzi-Boschi

La riforma costituzionale serve a questo Governo per raggiungere due obiettivi. Il primo è cedere altra sovranità sulle questioni economico/finanziarie alle tecnocrazie di Bruxelles. Il secondo è fornire prova di totale adesione e condivisione della teoria economica dominante organica agli interessi delle élite finanziarie, economiche, industriali e politiche che si spartiscono in gran parte la ricchezza prodotta nel mondo.

Una delle prove che la riforma è funzionale agli interessi nazionali e transnazionali è la dichiarazione della società di rating Fitch che in caso di vittoria del “No” prevede che “il rischio politico aumenterebbe in modo rilevante e alcuni degli sforzi fatti per aumentare la produttività e rafforzare la crescita di lungo termine potrebbero subire una battuta d’arresto”.

Attenzione: solo in questo Paese che gioca sporco si possono considerare sui giornali le affermazioni di Fitch. In Usa sono sputtanate le agenzie di rating perché non si dimentichi che sono state le loro valutazioni (la tripla A) sui titoli tossici ad aver provocato la crisi dei subprime che ha agito da detonatore per il capitalismo predatorio globale di tipo finanziario.

D’altro canto in USA non contano un bel nulla! Oltre alle vecchie accuse del segretario del Tesoro Geithner di aver commesso errori di calcolo sui conti disponibili per 2000 mld di $, cosa dire del falso downgrading della Francia? La Federal Deposit Insurance Credit, ente pubblico che assicura conti correnti e depositi, ha stabilito che per le 30 grandi banche (hanno almeno un miliardo di dollari di attività in bilancio) i rating sono inaffidabili e quindi non vuole che siano più usati.

Delle valutazioni di Fitch ce ne sbattiamo! Tornando alla riforma costituzionale il premierato forte di fatto introdotto serve a eseguire senza impacci le direttive imposte dalla UE. Le prove? La riforma non modifica gli art. 75, 81 e 117 che obbligano al rispetto dei vincoli di finanza pubblica tutti conseguenti alla applicazione del pensiero economico dominante conosciuto come neoclassicismo.

In audizione in Parlamento il presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio il quadro per il 2018 e 2019 risente del mantenimento della disposizione di aumento delle aliquote IVA nel 2018 e dalla previsione di un ulteriore aumento di 0,9 punti dell’aliquota base nel 2019.

Nell’insieme, il gettito associato ammonta a 19,6 miliardi nel 2018 e 23,3 miliardi nel 2019, corrispondenti rispettivamente al 1,1 e all’1,3 per cento del PIL. Questa prospettiva rende ridicola la strumentale polemica con l’UE sullo 0,1 / 0,2 % di punti di PIL come flessibilità. Manovra per rispettare il vincolo del pareggio di bilancio nel 2019 e che comporterà una manovra da lacrime e sangue di 30 mld di euro.

Se passa, la riforma non avrà alcun problema a elezioni anche svolte nel 2018 di fare macelleria sociale. Quale coerenza e miglior segnale l’aver modificato l’art. 81 anche lanciando una posizione chiara alla Unione Europea che entro il 1 gennaio 2018 dovrà decidere se inserire nei Trattati europei il Fiscal Compact (art. 16)?

Fiscal Compact che è sul piano giuridico un accordo di diritto internazionale tra Stati e quindi non ha forza di diritto costituzionale uguale a quella dei Trattati? Se avesse realmente in mente di contestare la UE oltre che alla modifica costituzionale avrebbe da parte sua l’argomento giuridico che il Fiscal Compact rinnega il Trattato di Lisbona vigente che recepisce il Trattato di Maastricht nella parte riguardante il deficit fissato al 3% del PIL.

Avrebbe spazio per contestare la follia di algoritmo di calcolo del pareggio di bilancio che è il prodotto dell’ideologismo economicista neoliberista caro alle tecnocrazie e ai poteri finanziari! Il pareggio di bilancio si calcola sul PIL strutturale cioè usando una procedura basata su ipotesi macroeconomiche e un metodo di calcolo derivato dalla teoria economica neoclassica (modello di Solow).

Un elemento di questo calcolo è la disoccupazione strutturale (NAWRU o disoccupazione naturale) definita come quella al di sotto della quale si generano tensioni sui salari e sull’inflazione. Quale il riscontro di scientificità oggettiva di questo esito previsto da una teoria? Nessuno! Questa follia quantifica all’11% il tasso di disoccupazione strutturale per l’Italia nello scorso anno. Chiaro?

Se per ipotesi si attuano politiche espansive per far diminuire la disoccupazione esempio portarla al 6,5% la Commissione le rileverebbe come generatrici di tensioni sui prezzi e tale follia deriva nell’aver fissato come obiettivo prioritario il pareggio di bilancio e utilizzato un modello matematico e un filtro statistico complesso (Kalman filter) che sottende scelte arbitrarie su parametri fondamentali. La cosa assurda è che le politiche di aggiustamento di bilancio dipendono da modalità di calcolo che di scientifico hanno ben poco e molto invece di politico.

Non esiste un modello di calcolo del PIL potenziale per il semplice fatto che è una grandezza non osservabile Bisognerebbe applicare il buon senso ma il furore ideologico del pensiero economico dominante viene usato dalla politica ( governo , Commissione UE , BCE ) come “naplam” per recuperare competitività azzerando diritti sociali, welfare e salari.

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