Ricavi in nero: la moglie dell’evasore è responsabile verso il fisco?

Manuela Margilio

12 Settembre 2014 - 10:29

In caso di dichiarazione dei redditi congiunta anche la moglie è responsabile verso il fisco per i proventi da reato percepiti dal coniuge.

Ricavi in nero: la moglie dell’evasore è responsabile verso il fisco?

La Cassazione Tributaria, con la sentenza n. 1902614 del 10 settembre 2014 ha affermato che la moglie del professionista risponde in solido di fronte al fisco a causa dei ricavi in nero del marito.
In caso di accertamento fiscale nei confronti del contribuente, affinché possa scattare la responsabilità del coniuge, basta che sia stata presentata una dichiarazione dei redditi congiunta. E’ irrilevante che la moglie non sia a conoscenza della condotta illecita del marito evasore e che i redditi percepiti siano derivati dal reato di evasione fiscale.

La vicenda in esame

Il caso trattato dalla Cassazione Tributaria riguarda un commercialista al quale venivano contestati dall’agenzia delle entrate dei ricavi in nero relativi a fatture false rilasciate per conto dei clienti.
Poichè il professionista aveva presentato una dichiarazione dei redditi congiunta, l’accertamento fiscale era stato notificato anche alla moglie, la quale si era definita estranea alla condotta del marito.
La Cassazione ha ritenuto legittima l’attività dell’agenzia delle entrate.

Cosa dice la Cassazione

Secondo quanto sostenuto dalla Corte Suprema la moglie del professionista risultava debitrice nei confronti del fisco della maggiore Irpef dovuta dal marito per la sua attività illecita alla quale era seguito accertamento in sede penale.

La legge, infatti, pone i coniugi che abbiano presentato dichiarazione dei redditi congiunta sullo stesso piano, con l’effetto che entrambi sono responsabili in solido per il versamento delle imposte. Scegliendo liberamente di presentare la dichiarazione congiunta, i coniugi accettano “anche i rischi inerenti alla disciplina propria dell’istituto”.
Le conseguenze di siffatta scelta sono che in caso di introiti in nero e frodi fiscali vi è una sorta di responsabilità oggettiva del coniuge che non ha preso parte o comunque non è a conoscenza delle attività dell’altro.
Precisa inoltre la Corte che, qualora la contestazione del maggior reddito acquisito dal coniuge venga a cadere, viene meno anche l’obbligazione assunta solidalmente dal consorte. L’eventuale patteggiamento del contribuente (come avvenuto nel caso esaminato) non ha efficacia di giudicato e non è vincolante nei confronti del giudice chiamato a decidere in merito alla validità dell’atto impositivo del fisco.

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it