Restituzione anticipo Naspi: in quali casi, importi e come evitarla

Simone Micocci

8 Agosto 2022 - 15:22

Anticipo Naspi, scatta la restituzione dell’intero importo percepito quando si avvia un’attività di lavoro subordinato nel periodo coperto da indennità di disoccupazione.

Restituzione anticipo Naspi: in quali casi, importi e come evitarla

Prima di chiedere l’anticipo della Naspi bisogna riflettere bene: è importante sapere, infatti, che per tutta la durata dell’indennità di disoccupazione (percepita in anticipo e in un’unica soluzione) vi è il divieto di avviare un’attività lavorativa di tipo subordinato, pena la restituzione dell’intero importo erogato dall’Inps.

È la normativa vigente a stabilire quando la revoca della Naspi non è sufficiente e dunque è necessario pretendere la restituzione di quanto percepito: ciò vale per coloro che hanno beneficiato dell’indennità di disoccupazione in modalità anticipata e non ne hanno soddisfatto le condizioni previste.

Come noto ai più la legge prevede la possibilità che la cosiddetta indennità di disoccupazione Naspi possa essere fruita - in presenza di alcune condizioni - in un’unica soluzione, pagata prima del termine della prestazione. Tale strumento, chiamato anticipo Naspi, è riservato a coloro che oltre a essere disoccupati hanno già ottenuto il riconoscimento della Naspi e decidono di richiederne un pagamento anticipato così da dare avvio a un’attività di lavoro autonomo.

Ai fini del buon esito dell’operazione è dunque necessario prima fare domanda di Naspi, poi aprire una Partita IVA (o qualsiasi altra tipologia di lavoro autonomo che dà la possibilità di anticipare la Naspi) e infine fare richiesta affinché l’indennità di disoccupazione non ancora percepita possa essere pagata in un’unica soluzione.

Ma attenzione a rispettare le condizioni previste dalla normativa altrimenti l’anticipo della Naspi - che a seconda dei casi può ammontare a diverse migliaia di euro - dovrà essere restituito all’Inps.

Naspi revocata e restituzione dell’anticipo: in quali casi

Come anticipato, la Naspi può essere richiesta quando si decide di avviare un’attività da lavoro autonomo, come pure per avviare un’impresa individuale o per sottoscrivere una quota di capitale sociale di una cooperativa con rapporto mutualistico di attività lavorativa da parte del socio.

Condizione essenziale affinché il diritto all’anticipo Naspi possa essere mantenuto nel tempo, non rischiando di dover restituire una parte dell’importo riconosciuto, è quella di non avviare una qualsiasi attività di lavoro subordinato prima della scadenza del periodo per il quale l’indennità corrisposta in forma anticipata sarebbe durata se fosse stata erogata in forma mensile.

Spieghiamo meglio questo aspetto. La Naspi come noto ha una durata pari alla metà delle settimane contributive che si possono vantare nei precedenti 4 anni; il limite, dunque, è di 24 mensilità.

Mettiamo il caso di un disoccupato a cui la Naspi decorre da marzo 2022 con durata di 12 mesi (con scadenza a marzo 2023). Questo avvia già nel mese di aprile un’attività come lavoratore autonomo e chiede l’anticipo Naspi ottenendo così il pagamento in un’unica soluzione di tutte le 11 mensilità successive.

Ebbene, questo a condizione che entro marzo 2023 non instauri un rapporto di lavoro di tipo subordinato. Chi inizia a lavorare come dipendente prima della scadenza inizialmente prevista per la Naspi, infatti, dovrà restituire all’Inps una parte di quanto ottenuto.

L’unica eccezione che non richiede la restituzione dell’anticipo della Naspi, è quella del rapporto di lavoro frutto della sottoscrizione di una quota capitale sociale di una cooperativa.

Quale parte di anticipo va restituita

Come si legge nella circolare Inps n. 94 del 2015, qualora chi ha beneficiato dell’anticipo Naspi dovesse instaurare un rapporto di lavoro subordinato prima della scadenza del periodo per cui è stata riconosciuta tale misura, allora questo sarà tenuto a restituire per intero l’anticipazione dovuta.

Tutta la Naspi riconosciuta a titolo di anticipo, quindi, dovrà essere restituita all’Inps, ragion per cui bisogna riflettere con attenzione prima di ricorrere a una tale possibilità. Perché se nel periodo coperto dalla Naspi doveste decidere di accettare una proposta di lavoro come lavoratore dipendente vi trovereste nella spiacevole condizione di dover restituire all’Inps una grossa somma, più o meno elevata a seconda della durata del periodo indennizzato.

E c’è un altro fattore da considerare quando si sceglie tra il godere della Naspi con cadenza mensile e l’anticipo della stessa: in quest’ultimo caso, infatti, non si ha diritto alla contribuzione figurativa.

Restituzione della Naspi: secondo la Corte Costituzionale è legittima

Tutta la somma ricevuta a titolo di anticipo Naspi, dunque, va restituita. Una regola legittima secondo la Corte Costituzionale e che si applica in ogni caso, indipendentemente dalla durata del rapporto di lavoro subordinato che si andrà ad avviare.

Nella sentenza n.194 del 2021, infatti, la Consulta afferma il principio per cui la restituzione dell’intero importo prescinde da ogni valutazione in ordine all’entità del lavoro subordinato o della retribuzione percepita. La Corte ha anche respinto le accuse secondo cui tale regola fosse irragionevole: non è così, visto che si tratta di un vincolo non particolarmente gravoso visto che è temporalmente parametrato alla durata della Naspi (per un massimo quindi di 24 mesi) e che è facilmente evitabile con il ricorso a prestazioni non riconducibili alla subordinazione (come nel caso dei Co.Co.Co.)

Va restituito l’anticipo Naspi in caso di collaborazione?

L’avvio di una collaborazione (Co.Co.Co.) non dà luogo alla restituzione dell’anticipo Naspi, in quanto questa giuridicamente non viene intesa come una forma di lavoro subordinato ma autonoma.

Durante il periodo coperto dall’indennità di disoccupazione, dunque, si possono avviare tutte le collaborazioni che si vuole, senza tra l’altro dover rispettare un certo limite di reddito in quanto l’anticipo Naspi non andrà comunque restituito.

Questa, quindi, potrebbe essere una buona soluzione per evitare la restituzione della Naspi pur lavorando per conto di un committente.

Va restituito l’anticipo Naspi se cessa l’attività che ne ha dato luogo?

No, l’unico caso in cui si perde la Naspi è quello indicato nel primo paragrafo, ossia quando si avvia un’attività come lavoratore subordinato. Tra le condizioni indicate dall’Inps, infatti, non vi è l’obbligo di mantenere aperta l’attività per la quale si richiede l’anticipo per tutta la durata della Naspi.

Se dunque l’attività non va come speravate e siete costretti a chiudere la Partita IVA prima del termine della Naspi, non dovete temere per quello che potrebbe succedere all’anticipo il quale non dovrà essere restituito (a patto ovviamente che si mantenga lo stato di disoccupazione e non si instauri un rapporto di lavoro entro la suddetta scadenza).

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