Avvocato responsabile di una causa persa: quando chiedere il risarcimento

Simone Micocci

27 Maggio 2016 - 10:13

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Corte di Cassazione: ecco quando un avvocato è responsabile per una causa persa. In quali casi si può chiedere un risarcimento?

Avvocato responsabile di una causa persa: quando chiedere il risarcimento

Se l’avvocato è responsabile di una causa persa, è possibile ottenere un risarcimento per il danno subito?

Vi siete rivolti ad un avvocato che credevate affidabile, ma per colpa della sua negligenza avete perso la causa. Ad esempio, consideriamo che l’avvocato a cui vi siete affidati abbia dimenticato di presentare la lista testimoni e ciò ha inevitabilmente compromesso l’esito favorevole della sentenza in quanto la causa è stata decisa senza eccezioni difensive. In questo caso è possibile ottenere un risarcimento dall’avvocato inadempiente? Quali sono le responsabilità dell’avvocato per la sua condotta colpevole?

La Corte di Cassazione è stata molto chiara su quest’argomento, poiché nel corso degli anni ha mantenuto sempre la stessa linea di pensiero sulla responsabilità dell’avvocato e sul risarcimento del danno in caso della sua inadempienza. E lo scorso 24 maggio, con una nuova sentenza, la Corte ha ribadito quanto sostenuto in precedenza. Ecco tutte le linee guida fornite dalla Corte di Cassazione su quando è possibile richiedere, ed ottenere, un risarcimento dall’avvocato inadempiente.

Quando un avvocato è responsabile di una causa persa?

La Corte di Cassazione, con la sentenza 24 maggio 2016, n. 10698, ha ribadito che un avvocato è responsabile professionalmente di una causa persa solamente in alcune occasioni.

Nel dettaglio, la responsabilità è da attribuire all’inadempienza dell’avvocato solo quando il cliente può provare che senza la condotta colpevole l’esito della causa sarebbe stato diverso. Quindi, per ottenere il risarcimento per il danno, non è sufficiente che l’assistito dimostri l’inadempienza dell’avvocato. Questo deve provare che qualora la condotta del difensore processuale fosse stata diversa, la sentenza sarebbe stata favorevole.

Infatti, è possibile che la sentenza non dipenda esclusivamente dalla condotta sbagliata dell’avvocato. Potrebbe essere che il diritto fatto valere in causa sia infondato e di conseguenza anche nel caso il legale si fosse comportato in maniera impeccabile, la sentenza sarebbe stata comunque sfavorevole.

Avvocato responsabile di una causa persa: quando chiedere il risarcimento?

Qualora l’esito negativo della causa dipenda dal comportamento tenuto da un avvocato negligente, l’assistito può chiedere il risarcimento. La Corte di Cassazione, nella sentenza del 24 maggio, ha specificato in quali casi può farlo:

  • quando l’evento che secondo il cliente ha compromesso l’esito favorevole della sentenza sia stato effettivamente causato dall’inadempienza dell’avvocato;
  • quando il danno esiste realmente;
  • nel caso in cui il cliente riesce a dimostrare che senza l’avverarsi dell’evento negativo, l’esito della causa sarebbe stato diverso e a lui favorevole.

Causa persa in partenza: qual è la responsabilità dell’avvocato?

La scorsa settimana la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza sulle responsabilità di un avvocato nel caso in cui abbia promosso una causa senza possibilità di successo.

Nel dettaglio la Corte ha specificato che un avvocato è sempre responsabile di una sentenza negativa quando il diritto fatto valere in causa sia infondato. L’avvocato è da considerarsi inadempiente quando ha accettato di patrocinare una causa persa in partenza, anche qualora abbia informato il cliente dell’incoscienza dell’azione. A tal proposito la Corte ha ricordato che per gli avvocati esiste un obbligo di informazione e un dovere di dissuasione.

Per potersi difendere dai “clienti insistenti” la Corte consiglia di far firmare al cliente una dichiarazione in cui questo attesta di essere stato informato dell’infondatezza e delle scarse possibilità di successo dell’azione legale.

Per tutte le altre informazioni vi consigliamo di leggere: Cause perse, avvocato responsabile? Ecco quando secondo la Cassazione.

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