Regioni in zona gialla da settembre: perché non dobbiamo preoccuparci

Simone Micocci

07/08/2021

24/08/2021 - 09:56

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Regioni in zona gialla in autunno? La possibilità c’è ma, spiega il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, non c’è da essere preoccupati.

Regioni in zona gialla da settembre: perché non dobbiamo preoccuparci

Dopo settimane di timori, sembra venir meno la paura per un passaggio di alcune regioni da zona bianca a gialla, almeno durante il periodo delle vacanze. Vi abbiamo già spiegato i motivi per cui almeno fino a settembre non dovrebbero esserci regioni che passeranno in zona gialla, con le vacanze degli italiani che dunque non sembrano essere a rischio.

È vero che l’ultimo monitoraggio dell’Iss certifica un aumento dei contagi, e soprattutto dei ricoveri in terapia intensiva e nelle aree non critiche, ma allo stesso tempo si registra un rallentamento della curva, tant’è che l’indice Rt - dopo settimane di aumento - si è stabilizzato intorno all’1,56.

Questo fa pensare che la quarta ondata sia ormai sotto controllo e che dunque la situazione negli ospedali - aiutata soprattutto dall’avanzare della campagna vaccinale - non dovrebbe peggiorare a tal punto da oltrepassare le soglie di rischio individuate dal decreto del 23 luglio scorso.

A tal proposito, a parlare di pericolo zona gialla per alcune regioni (ricordiamo che al momento le più a rischio sono Sardegna e Sicilia, seguite dal Lazio) è il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, il quale ci tiene a tranquillizzare tutti gli italiani che temono un ritorno delle restrizioni.

Regioni gialle già in autunno: per Sileri non c’è pericolo

Sono poche le possibilità di un passaggio da zona bianca a gialla in estate, mentre non sappiamo cosa succederà in autunno quando il virus ha già dimostrato di saper correre più velocemente.

A parlare di questa possibilità è stato il Sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, a Siena, dove ha presenziato alla campagna vaccinale della squadra di calcio cittadina. Mentre Mario Draghi nei giorni scorsi si è mostrato più attendista rispetto all’avanzare della pandemia - dichiarando che “è stato fatto il possibile ma di non sapere se questo basterà” - Sileri è sicuramente più ottimista tanto da tranquillizzare tutti coloro che ogni settimana aspettano con ansia il monitoraggio dell’Iss per scoprire se ci sono delle regioni che cambiano colore.

Nel dettaglio, spiega Sileri, “non c’è d’aver paura per un ritorno in zona gialla” che, ricordiamo, comporterebbe il ripristino di alcune restrizioni come l’obbligo della mascherina all’aperto (che tuttavia è già stato ripristinato in alcune città tramite ordinanze ad hoc dell’amministrazione comunale). Questo perché:

  • c’è una situazione tale che rende molto complicato il passaggio da bianca a gialla;
  • anche se dovesse esserci un cambio di colore questo sarà “per poco tempo”.

Vediamo perché.

Perché il passaggio in zona gialla sarà sempre più complicato

Sileri si è complimentato con i risultati raggiunti dalla campagna vaccinale, il 63,09% della popolazione over 12 ha già completato l’intero ciclo, aggiungendo che sarà proprio questa a ridurre le possibilità di un cambio colore delle regioni.

D’altronde, “andando avanti con la vaccinazione il virus trova sempre meno spazio tra la popolazione”. In questo momento, poi, il Covid sta colpendo perlopiù i soggetti più giovani, persone che solitamente non sono a rischio - in quanto nella maggioranza dei casi non hanno una malattia grave - ospedalizzazione. E con l’avanzare della campagna vaccinale che andrà a immunizzare anche i più giovani, la circolazione del virus si ridurrà ancora, con la conseguenza che la situazione negli ospedali non dovrebbe peggiorare a tal punto da comportare un superamento delle soglie di rischio individuate dall’ultimo decreto.

Come ricordato da Sileri, infatti, con il provvedimento approvato il 22 luglio scorso, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno successivo, i parametri che definiscono il cambio colore di una regione sono stati innalzati e sarà molto complicato raggiungerli.

Lo dimostra quanto sta succedendo in questi giorni, ad esempio in Sardegna: qui, infatti, la soglia del 10% per l’occupazione in terapia intensiva è stata raggiunta, ma allo stesso tempo non viene oltrepassata quella del 15% nei reparti ordinari. Parimenti, in quelle regioni - come la Sicilia - dove aumentano i posti letto nell’area non critica non ci sono particolari allerte di rischio nelle terapie intensive.

Insomma, superare contemporaneamente la soglia del 10% nella terapia intensiva e del 15% nelle aree non critiche non sembra essere semplice. Ragion per cui, spiega Sileri, con l’aumento dei vaccinati non dovremmo tenere per una nuova ondata che vada a gravare sul sistema ospedaliero.

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