Quesito referendum costituzionale: respinto il ricorso di Onida a Milano sulla questione spacchettamento. Ecco perché.
Il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano Loretta Dorigo ha respinto i ricorsi presentati dall’ex presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida e da un pool di avvocati sull’ipotesi di incostituzionalità del quesito del referendum.
Il giudice scrive infatti che
“Non ritiene (...) il Tribunale di ravvisare una manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori per difetto di omogeneità dell’oggetto del quesito referendario”.
Onida e la squadra di legali avevano contestato il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti agli elettori più oggetti eterogenei, ravvisando il rischio di una violazione della libertà di voto.
Nel dettaglio, il ricorso di Onida riguardava la presunta eccezione di legittimità costituzionale della legge del ’70 che istituisce il referendum, laddove non prevede l’obbligo di “spacchettamento” del quesito quando ci sono più temi, come nel caso di quello sulla riforma costituzionale del prossimo 4 dicembre.
Referendum costituzionale, quesito: il ricorso di M5S e Sinistra Italiana
A ottobre il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso sul quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre presentato da M5S e Sinistra Italiana ritenendolo “inammissibile per difetto di giurisdizione”, dal momento che il quesito ha già ricevuto l’approvazione della Corte di Cassazione.
In una nota i giudici amministrativi avevano scritto:
“L’individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall’Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal Presidente della Repubblica nel decreto impugnato.
Sia le ordinanze dell’Ufficio Centrale per il referendum sia il decreto presidenziale nella parte in cui recepisce il quesito sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell’ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale”.
Il ricorso era stato presentato il 5 ottobre dai senatori Vito Crimi (M5S) e Loredana De Petris (SI), i quali avevano giudicato il quesito referendario ingannevole e fazioso.
Ma cosa dice il quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre?
Referendum costituzionale, quesito: ecco come sarà la scheda
Prima di sottoporsi alle domande di Lilli Gruber e Marco Travaglio a Otto e Mezzo su La7, lo scorso 21 settembre il premier Matteo Renzi ha postato su Twitter il testo del quesito che gli italiani troveranno sulla scheda elettorale in occasione del referendum costituzionale di fine novembre-inizio dicembre (la data sarà decisa dal consiglio dei ministri il prossimo 26 settembre). La domanda recita:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.88 del 15 aprile 2016%”.
Secondo alcuni commentatori - come Alessandro Gilioli de L’Espresso - il testo è intriso di connotati politici e in sintesi rappresenterebbe uno spot per le ragioni del Sì, secondo altri, invece, la nuova scheda segnerebbe una rottura rispetto ai quesiti cervellotici dell passato, dando ai cittadini informazioni necessarie sui punti chiave della riforma che si apprestano ad approvare o a respingere.
Fra pochi minuti su La7 a "Otto e mezzo" con Lilli Gruber, Marco Travaglio e...la scheda elettorale pic.twitter.com/mOK1vq3nHJ
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 22 settembre 2016
Referendum costituzionale: il confronto con gli altri quesiti
Nel 2001 gli italiani furono chiamati a esprimersi sulla modifica del Titolo V della Costituzione, avallata con il 64,20% dei consensi. Il quesito sottoposto ai votanti era il seguente:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.59 del 12 marzo 2001?”.
Nel 2006 fu la volta del secondo referendum costituzionale della nostra storia repubblicana. La maggioranza degli elettori questa volta respinse il progetto di riforma voluto dall’allora maggioranza di centrodestra. Il testo della scheda era molto simile al precedente:
“Approvate il testo della legge costituzionale concernente ‘Modifiche alla Parte II della Costituzione’ approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.269 del 18 novembre 2005?”.
Referendum costituzionale: quesito semplice, riforma difficile
Dal confronto tra i vari quesiti non può non balzare agli occhi un dato: il testo presentato ieri da Renzi, più prolisso dei precedenti, non si limita a sottoporre un quesito agli elettori ma prova a “spiegare” i contenuti essenziali del ddl Boschi facendo leva su alcune argomentazioni care alla propaganda del Sì, come la riduzione del numero dei parlamentari e il contenimento dei costi del funzionamento della macchina istituzionale.
Una semplificazione forse eccessiva che contrasta con la verbosità di alcuni articoli, come il numero 70, che attualmente recita “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”, mentre nella nuova riforma arriva a contenere 438 parole.
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