Reddito di cittadinanza, rubati altri 2 milioni: la nuova truffa spiegata

Luna Luciano

12 Dicembre 2021 - 15:45

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Svelata nuova truffa sul Reddito di cittadinanza. La banda presentava la domanda per conto di persone bisognose, per poi incassare i soldi: sottratti 2 milioni di euro. Ecco come.

Reddito di cittadinanza, rubati altri 2 milioni: la nuova truffa spiegata

Intascavano il reddito di cittadinanza di persone bisognose, dopo aver presentato una domanda con i loro dati, arricchendosi sulle loro spalle. È questo il piano di una truffa dal valore di 2 milioni di euro svelata in esclusiva da Il Messaggero.

La scoperta è avvenuta per caso da parte di un cittadino pachistano che non ha potuto presentare la domanda per il REM, dopo aver scoperto di avere intestata a suo nome una carte per il reddito, mai percepito. Da qui le indagini si sono ampliate. Dietro la frode probabilmente si nasconde un’organizzazione criminale molto profonda, che vede la collaborazione tra una rete di pachistani, un CAF e un impiegato di un ufficio postale in provincia di Napoli. Ecco cosa prevedeva la truffa e come si svolge.

Reddito di cittadinanza: scoperta nuova truffa

Sottratti all’erario due milioni di euro. È questa la nuova truffa scoperta per caso da parte di un cittadino pachistano che ha subito denunciato il fatto. Tutto è cominciato quando Amir, nome di fantasia utilizzato da il Messaggero, si è visto rifiutare dal CAF la sua domanda per il reddito di emergenza (REM), il sostegno previsto dal Governo per aiutare le famiglie in difficoltà a causa della pandemia, scoprendo di essere percettore del reddito di cittadinanza da dieci mesi: uno shock per l’uomo che era totalmente all’oscuro dei fatti.

Da dieci mesi quindi arrivava un bonifico di 780 euro su una carta di Poste Italiane a lui intestata di cui non sapeva nemmeno l’esistenza. Nel giro di poco tempo è emerso però che Amir non è stato l’unico a essere truffato, molti altri suoi connazionali risultano essere percettori del reddito, senza aver mai incassato il bonifico.

Reddito di cittadinanza: i meccanismi della nuova truffa

Molti sono i cittadini pachistani truffati in tutt’Italia, i quali solo da poco hanno scoperto di possedere una carta intesta a loro nome per percepire il reddito, senza esserne mai stati a conoscenza. Pur provenendo dal Nord, Centro e Sud-Italia, tutte le vittime hanno in comune due cose:

  • tutti avrebbero presentato domanda per il RdC nello stesso CAF in provincia di Napoli;
  • tutti avrebbero ritirato la carta prepagata nello stesso ufficio postale a Grumo Nevano (NA).

Il piano messo a punto dalla rete di malvivente risulta essere quindi preciso e meticoloso: un gruppo di connazionali di Amir aveva il compito di individuare le identità compatibili con il reddito di cittadinanza. Tutte le vittime sarebbero poi state contattate da un concittadino pachistano - un certo Zain - il quale si sarebbe offerto di risolvere per loro alcune pratiche burocratiche, grazie all’aiuto di un amico italiano impiegato. La frase conclusiva era sempre la stessa: “Mi servono solo i tuoi documenti, al resto penso io”. Un modo ingegnoso per ottenere i dati e presentare a nome loro la domanda. Peccato che, una volta aver ricevuto il via libera dall’INPS, qualcun altro ritirava alle Poste la carta, incassando i soldi del reddito.

Truffa sul reddito di cittadinanza: come ricicla i soldi la banda?

Se la rete di pachistani lavorava con il CAF per l’invio dei documenti, è fondamentale il ruolo giocato da un impiegato dell’ufficio postale di Grumo Nevano, ufficio troppo lontano per le vittime, che abitano ad esempio tra Verona e Milano. L’impiegato aveva quindi il compito di consegnare le carte ai truffatori. Da qui è evidente che si ha a che fare con una rete criminale ben strutturata. Ma come potevano incassare i soldi liquidi del reddito, credito virtuale vincolato a spese di prima necessità?

La domanda trova una risposta più che evidente negli estratto conto delle carte. Ogni volta che avveniva un accredito su una delle carte, pochi giorni dopo il possessore spendeva una buona parte del credito in un negozio, per poi spendere la restante parte nei giorni successivi sempre nello stesso esercizio commerciale. Le attività commerciali sono più o meno sempre le stesse, alcune pachistane altre italiane, ed è proprio Amir ad aver spiegato a il Messaggero, cosa accade: i truffatori simulano un acquisto in un negozio, non comprando nulla. Sulla somma “spesa”, una parte va al commerciante, e il resto è ritirato in contanti.

Truffa sul reddito di cittadinanza: a che punto sono le indagini?

Dopo le minacce ad Amir e il tentativo di corromperlo con 2.000 euro per ritirare la denuncia. L’uomo in accordo con le Forze dell’Ordine ha accettato di incontrare alcuni sottoposti di Zain, la persona che avrebbe contattato le vittime per farsi consegnare i documenti, poi arrestati dai Carabinieri.

Dopo l’arresto si sono perse le tracce di Zain, mentre all’INPS di Napoli sono arrivate più di 20 disdette di reddito di cittadinanza, quasi tutte da parte di pachistani. Si sospetta che la truffa riguardi almeno 250 percettori e che abbia comportato un danno di 2 milioni di euro. Le indagine continuano e si cerca il resto della rete criminale.

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