Il Reddito di Cittadinanza viene tolto a chi non lavora (gratis) per il Comune

Antonio Cosenza

10/08/2020

13/04/2021 - 16:37

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Reddito di Cittadinanza, sanzione esemplare per chi non partecipa ai lavori di pubblica utilità: il sostegno economico decade e non si può presentare domanda per i successivi 18 mesi.

Il Reddito di Cittadinanza viene tolto a chi non lavora (gratis) per il Comune

Reddito di Cittadinanza: sono sempre di più i Comuni che - sulla base di quanto stabilito dall’accordo sottoscritto in Conferenza Unificata del 17 ottobre 2019 - hanno avviato dei progetti utili alla collettività dove impiegare i percettori del RdC che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro presso il Centro per l’Impiego o il Patto d’Inclusione con il Comune.

La partecipazione ai progetti utili alla collettività è invece facoltativa per quei soggetti esclusi o esonerati dagli obblighi previsti per i beneficiari maggiorenni del Reddito di Cittadinanza.

La normativa, quindi, obbliga i percettori del RdC a lavorare gratis per il Comune, rendendosi disponibili per un monte ore che comunque non può superare le otto ore settimanali. E attenzione, perché per coloro che non rispettano quest’obbligo scatta la stessa sanzione prevista per chi si rifiuta di rilasciare la DID (Dichiarazione di Immediata Disponibilità) o di firmare il Patto per il Lavoro: il sostegno decade e non si può fare una nuova richiesta per i successivi 18 mesi.

Dal prossimo settembre ci aspettiamo un incremento dei progetti utili alla collettività (quelli già avviati sono pubblicati sulla piattaforma GEPI) e di conseguenza anche il numero di coloro a cui viene tolto il RdC a seguito di una sanzione potrebbe aumentare.

Reddito di Cittadinanza: come funziona l’obbligo di lavorare gratis per i Comuni

È il comma 15, articolo 4, del decreto 4/2019 a descrivere come funziona l’obbligo per i beneficiari del RdC, purché sottoscrittori del Patto per il Lavoro o per l’Inclusione sociale, di mettersi a disposizione del Comune per lavorare in progetti utili alla collettività.

Come prima cosa, qui si legge che i lavori di pubblica utilità per i quali si viene chiamati devono essere coerenti con il profilo professionale del beneficiario, nonché con le competenze acquisite, ai propri interessi e alle propensioni emerse nel corso del colloquio sostenuto presso il Centro per l’Impiego ovvero presso i Comuni (nel caso del Patto per l’Inclusione).

Quindi, così come per l’offerta lavorativa congrua, anche i progetti di pubblica utilità devono essere attinenti al profilo dell’interessato. Nel dettaglio, l’ambito di appartenenza dei PUC può essere uno tra:

  • culturale;
  • sociale;
  • artistico;
  • ambientale;
  • formativo;
  • tutela dei beni comuni.

Si potrà prendere parte ai soli progetti avviati dal Comune di residenza e per un numero di ore che deve essere compatibile con le altre attività del beneficiario.

Non c’è l’obbligo, quindi, delle otto ore settimanali, in quanto il monte ore da dedicare ai PUC varia in base agli impegni del beneficiario; ad esempio, per chi lavora part-time (ma mantiene comunque lo stato di disoccupazione) il tempo sarà inferiore rispetto a chi invece è inoccupato. In ogni caso non si possono superare le otto ore settimanali.

Reddito di Cittadinanza: cosa rischia chi non lavora gratis per il Comune?

Come anticipato, la partecipazione ai PUC non è retribuita: si tratta, infatti, di attività a cui i percettori devono dedicarsi per il solo fatto di beneficiare del Reddito di Cittadinanza.

E per chi si rifiuta di aderire ad un PUC nonostante obbligato dalla normativa scatta la decadenza immediata del Reddito di Cittadinanza.

Non ci sono, quindi, giustificazioni per chi si rifiuta di prendere parte ad un progetto utile alla collettività in quanto in tal caso alla segnalazione inviata all’INPS segue la decadenza del Reddito.

E non solo: perché alla decadenza si aggiunge la sanzione per cui non potrà essere presentata una seconda richiesta per il RdC per i successivi 18 mesi, salvo il caso in cui nel nucleo familiare siano presenti minorenni o disabili gravi, poiché in quell’occasione il tempo di attesa per la nuova domanda si riduce a 6 mesi.

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