Reddito di Cittadinanza: cosa rischia chi sbaglia la domanda

Antonio Cosenza

23 Febbraio 2021 - 16:30

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Errori, dimenticanze e false dichiarazioni nella domanda del Reddito di Cittadinanza possono costare care. Ecco a cosa è bene fare attenzione.

Reddito di Cittadinanza: cosa rischia chi sbaglia la domanda

Chi presenta la domanda del Reddito di Cittadinanza spesso non tiene conto dei rischi connessi a dei possibili errori o dimenticanze.

Solitamente si affida a dei professionisti del settore, ad esempio a CAF e patronati, credendo che in questi modi ci si mette al riparo da eventuali errori commessi nel presentare la domanda. In realtà non è così: siete voi i diretti responsabili per quanto dichiarate (o non dichiarate) al momento della domanda, ed è per questo motivo che consigliamo di prestare particolare attenzione nel farlo in quanto la legge istitutiva del Reddito di Cittadinanza (il decreto 4/2019, poi convertito dalla legge 26/2019) ha previsto delle sanzioni molto severe per chi sbaglia.

La prima cosa che consigliamo di fare prima di presentare la domanda del Reddito di Cittadinanza è leggere in maniera approfondita il decreto 4/2019 nel quale vengono indicati chiaramente i requisiti richiesti per beneficiare del sostegno economico. In questo modo potrete farvi un’idea a riguardo, così da capire quali sono le informazioni che dovrete fornire al momento della domanda.

A tal proposito, prima di vedere cosa rischia chi commette dei gravi errori nella domanda RdC, ecco alcuni consigli rispetto a cosa prestare attenzione.

Reddito di Cittadinanza: a cosa fare attenzione al momento della domanda

La maggior parte degli errori commessi nella domanda RdC/PdC sono frutto della poca conoscenza della materia.

Ad esempio molti commettono l’errore di non indicare nell’ISEE tutti i componenti del nucleo familiare. C’è chi si dimentica che le coppie sposate non possono stare in due differenti nuclei familiari, come pure chi non rispetta le indicazioni della normativa rispetto ai genitori non conviventi e non sposati.

Errori che alterano inevitabilmente la domanda del Reddito di Cittadinanza, come quello commesso da coloro che non dichiarano che nel nucleo familiare c’è almeno un componente che ha presentato dimissioni nei 12 mesi precedenti. Queste devono essere comunicate, in quanto in questo modo colui che ha dato dimissioni viene tolto dal parametro di scala di equivalenza.

Un altro errore che spesso commettono coloro che fanno domanda del Reddito di Cittadinanza è quello di non allegare il modello SR-182 nel caso in cui ci siano componenti del nucleo familiare che hanno avviato un’attività lavorativa di cui il reddito non è indicato nella DSU aggiornata. In questo modo l’INPS non dispone di tutte le informazioni necessarie per effettuare un corretto calcolo del beneficio.

C’è anche chi dimentica di indicare se nel nucleo familiare ci sono persone proprietarie di auto e moto che non rispettano i requisiti indicati dalla normativa. Nel dettaglio, non bisogna essere proprietari di:

  • autoveicoli immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, ovvero di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc;
  • motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei due anni antecedenti.

Ebbene, chi dichiara il falso, o comunque omette alcune informazioni essenziali, è punibile di reato. Vale sia per chi lo fa con dolo, quindi con la volontà cosciente di infrangere la legge, che per chi commette errori per sola ignoranza della materia.

Cosa rischia chi commette errori nella domanda del Reddito di Cittadinanza

La punizione per chi commette errori all’atto della domanda del Reddito di Cittadinanza è esemplare. Il legislatore, infatti, con l’intento di punire severamente i furbetti, ha stabilito che:

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all’articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni.

Questa disposizione si applica per tutti gli errori sopra descritti; inoltre, in tal caso oltre a rischiare il penale bisognerà anche restituire quanto indebitamente percepito.

E non saranno ammesse giustificazioni; d’altronde, la legge non ammette ignoranza.

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