La Raggi si piega ai sindacati dell’AMA: ecco il regalo del M5S agli spazzini romani

Alessandro Cipolla

19 Gennaio 2017 - 13:13

Dopo l’appoggio dell’Usb alla corsa di Virginia Raggi verso il Campidoglio, ecco il regalo dell’Ama ai suoi lavoratori: si all’aumento dei soldi in busta paga, no a quello dell’orario di lavoro.

La Raggi si piega ai sindacati dell’AMA: ecco il regalo del M5S agli spazzini romani

Per i lavoratori dell’Ama il 2017 inizia con un bel regalo da parte del Movimento Cinque Stelle e del sindaco Virginia Raggi.

Se il mondo lavorativo negli ultimi tempi è sempre più problematico, i sindacati della municipalizzata dei rifiuti della capitale sono riusciti invece a realizzare un autentico capolavoro. Il tutto a discapito delle casse del Campidoglio.

Dal 1° gennaio 2017 è entrato in vigore un accordo firmato dall’amministratore unico dell’azienda Antonella Giglio, nomina diretta da parte della sindaca Virginia Raggi, assieme ai sindacati lo scorso 23 dicembre.
Oggetto della trattativa era la ratifica da parte dell’Ama dell’accordo nazionale firmato il 10 luglio scorso, intesa che andò a scongiurare il grande sciopero di tutti i lavoratori del settore che era già stato programmato. La firma arrivò dopo una trattativa lunga ben quattro anni.

Nonostante Roma sia probabilmente la città che più necessita di un riordino in tema dei rifiuti, l’intesa raggiunta tra Ama e i sindacati a fine dicembre applica solo in parte l’accordo nazionale: sì all’aumento in busta paga, no a quello dell’orario di lavoro.

Un caso unico in Italia che ha suscitato più di una polemica. Non sono pochi quelli che parlano di una sorta di ringraziamento della sindaca Raggi alla Usb, il sindacato che tanto si spese nel periodo della campagna elettorale in favore del Movimento Cinque Stelle.

Più soldi per lavorare lo stesso numero di ore: il regalo della Raggi ai netturbini

Lo scorso 10 luglio è stato firmato l’accordo nazionale sul rinnovo del contratto degli operatori ecologici. L’intesa prevede, a fronte di un aumento da 36 a 38 ore lavorative settimanali e l’estensione dei turni anche alla domenica, una busta paga più pesante di 120 euro al mese, oltre un bonus una tantum di 200 euro l’anno.

L’accordo invece raggiunto tra l’Ama e i sindacati prevede l’aumento salariale, ma per quanto riguarda invece quello dell’orario di lavoro tutto è rimandato ai prossimi mesi. Motivo? Secondo l’azienda municipalizzata c’è bisogno di tempo per approfondire il discorso in materia.

Oltre questo, l’Ama non ha rinnovato il taglio degli stipendi ai manager deciso nel 2014. Negli ultimi due anni tutti gli stipendi sopra i 100.000 euro hanno subito una decurtazione del 5%, mentre per quelli sopra i 150.000 euro la diminuzione era stata del 10%. Ora invece le laute retribuzioni torneranno ad essere piene.

Facendo dei rapidi calcoli, considerando i 7.800 lavoratori complessivi dell’Ama, si tratta di un aumento di quasi 1 milione di euro al mese, senza contare i bonus una tantum. A questi poi vanno aggiunti anche i circa 100.000 euro all’anno della mancata riconferma dei tagli alle buste paghe dei manager.

Per le casse dell’Ama, che si regge sulle tasse dei cittadini, si tratta quindi di un aumento di spese non da poco.

Un dazio che la Raggi ha pagato ai sindacati?

L’anomalia dell’accordo romano apre diversi interrogativi. La parziale ratifica dell’intesa nazionale da parte dell’Ama, agita non poco le altre aziende che si occupano di rifiuti nel paese. Il timore è quello che possa saltare tutto il contratto nazionale appena firmato, visto che Roma rappresenta circa il 20% dei lavoratori del settore in Italia.

Sui motivi che hanno spinto l’Ama ad aumentare solo gli stipendi e non gli orari di lavoro, in molti puntano il dito direttamente contro Virginia Raggi. L’accordo di Roma va a gravare notevolmente sui costi, senza che il servizio venga minimamente migliorato.

La problematica dei rifiuti praticamente non ritirati la domenica non verrebbe risolta, così come rimarrebbero le tante ore di straordinario pagato a peso d’oro che i dipendenti sarebbero costretti a fare di conseguenza il lunedì.

Dietro la firma dell’accordo, per gli oppositori di Virginia Raggi ci sarebbe un sostanziale dazio che la sindaca avrebbe pagato ai sindacati, in particolare alla Usb. Una sorta di riconoscimento per il forte appoggio ricevuto dal Movimento 5 Stelle durante l’ultima vittoriosa campagna elettorale.

Dietrologie politiche a parte, il dato di fatto rimane. I cittadini romani si troveranno a dover pagare di più per un servizio che invece non migliorerà. Visto che già a Roma si paga la Tari più alta d’Italia, questa è una scelta di cui qualcuno dovrà rendere conto.

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