Le Pmi si confermano trainanti per l’economia italiana: ecco quanto vale la loro produzione in Europa e il loro stato di salute
Le piccole e medie imprese italiane hanno un ruolo importante sui mercati europei. A rilevarlo è Eurostat secondo cui le Pmi del Belpaese muovono il 51% delle merci importate tra i paesi dellUnione Europea e il 45% di quelle esportate.
I dati che certificano il valore delle Pmi italiane sono stati resi noti durante l’European SME Week, la settimana europea dedicata alle aziende con meno di 250 dipendenti.
Il valore delle Pmi italiane
A differenza di Paesi come Germania e Francia, il cui sistema economico si basa soprattutto sulla grande industria, in Italia l’incidenza delle imprese con meno di 250 dipendenti sull’economia è significativa.
In particolare, le piccole e medie imprese italiane hanno prodotto il 54,4% delle merci vendute all’interno dell’Unione Europea, una performance che si posiziona ben 10 punti al di sopra la media europea che si ferma al 44,6%.
Risultati che sono stati raggiunto soprattutto grazie alle aziende che occupano tra 50 e 249 dipendenti.
Inoltre, il valore dell’import intra Ue delle Pmi italiane è pari al 58,6% del totale rispetto alla media continentale che si attesta al 50,9%.
A livello generale, il Paese europeo in cui le Pmi hanno pesato di più sulle esportazioni dirette ai Paesi UE è Cipro (88,1%).
Stato di salute delle Pmi italiane
Nel 2016, secondo il rapporto Cerved Pmi 2017, le imprese con meno di 250 dipendenti in Italia hanno raggiunto le 145mila unità, registrando un incremento di 5 mila nuove realtà produttive di questo genere rispetto all’anno precedente.
Uno scenario positivo che lascia ben sperare anche per il futuro, considerando che dal 2007 al 2014, le Pmi sono passate da 150 mila a 136 mila (-10% del sistema produttivo).
Stando ai dati del report, analizzando gli indicatori economico-finanziari, le piccole e medie imprese hanno confermato la crescita di fatturato (+2,3%), valore aggiunto (+4,1) e margini lordi (+4,1%).
Inoltre, le Pmi italiane tornano a investire e riescono ad avere un maggiore accesso credito. Nel 2016, infatti, hanno registrato un leggero incremento sia i debiti finanziari che quelli commerciali, (aumentando rispettivamente di 1,1% e 1,2%) garantendo alle piccole medie imprese una maggiore liquidità pari al 6,2% dell’attivo, che è il livello più alto dal 2007.
“Il numero di PMI è tornato a crescere e la redditività si avvicina ai livelli pre-crisi con una ripresa che ha basi finanziarie e reddituali molto solide. Tuttavia è necessario aumentare la produttività delle nostre imprese e accelerare il ritmo di crescita, troppo indietro rispetto a quello degli altri principali paesi europei A tal fine, sarà decisivo sfruttare il potenziale di Industria 4.0: la trasformazione tecnologica dei processi produttivi implica la possibilità di automatizzare molte mansioni e, allo stesso tempo, apre nuove opportunità di creazione di posti di lavoro ad alto valore”
ha commentato Marco Nespolo, Amministratore Delegato di Cerved alla pubblicazione del rapporto.
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