Licenziamenti, aggiornato il valore del ticket di licenziamento per il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021. Ecco quando i datori di lavoro devono farsene carico.
Aggiornati gli importi di quanto devono pagare i datori di lavoro che licenziano un dipendente assunto con contratto a tempo indeterminato.
In attesa che il nuovo Governo deciderà in merito allo sblocco dei licenziamenti, previsto per il momento il 1° aprile, vediamo quale sarà il costo che dovranno affrontare quei datori di lavoro che - ad esempio a causa della crisi economica - sceglieranno di interrompere un rapporto di lavoro.
Licenziare, infatti, ha un costo per il datore di lavoro: questi, infatti, devono pagare il cosiddetto ticket di licenziamento, un contributo di cui l’aziende devono farsi carico in tutti quei casi in cui l’interruzione del rapporto di lavoro potrebbe comportare il riconoscimento dell’indennità di disoccupazione.
D’altronde, scopo del ticket di licenziamento è proprio questo, ossia finanziare il fondo per la NASpI.
Un ticket che in quest’anno potrebbe raggiungere un dato senza precedenti: bisognerà capire cosa deciderà di fare a riguardo il nuovo Governo Draghi, ma il rischio di un vero e proprio “boom” di perdita dei posti di lavoro è piuttosto concreto.
Una scelta che per molte aziende, messe a dura prova dal Covid, potrebbe essere obbligata, ma che avrà un costo; vediamo di quanto si tratta.
Quanto costa licenziare un dipendente nel 2021
L’importo del ticket di licenziamento si calcola prendendo il 41% del massimale mensile del trattamento di disoccupazione; questo va moltiplicato in base agli anni di anzianità del dipendente presso la stessa azienda, per un massimo comunque di tre anni.
Tenendo conto che l’importo aggiornato al 2021 per il dipendente con un anno di lavoro è di 503,30€, il valore massimo del ticket per chi ha alle spalle tre o più anni di servizio è di 1.509,89€.
Andrà peggio a quelle aziende che dovranno procedere a dei licenziamenti collettivi, senza tra l’altro un previo accordo sindacale. Per questi, infatti, il costo del ticket per un lavoratore con un solo anno di esperienza è di 1.509,84€, per arrivare quindi ad un massimo di 4.529,52€.
Quando bisogna pagare per licenziare un dipendente
Fatta chiarezza dei costi del ticket di licenziamento per il periodo che va dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, vediamo in quali casi i datori di lavoro devono farsene carico.
La circolare INPS di riferimento è la 44/2013, nella quale si legge che il ticket va pagato esclusivamente nei casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, per tutte quelle causali che - indipendentemente dal requisito contributivo - darebbero diritto all’ASpI (poi diventata NASpI).
Quindi, il ticket si paga anche nel caso in cui il lavoratore non soddisfa i requisiti contributivi per poter beneficiare dell’indennità di disoccupazione.
Lo stesso precisa che nel computo dell’anzianità aziendale, dal quale dipende il valore del ticket di licenziamento, si tiene conto anche dei periodi di lavoro con contratto diverso da quello a tempo indeterminato.
È escluso il pagamento del ticket di licenziamento nei casi di dimissione del lavoratore, eccetto che per le dimissioni per giusta causa.
Sempre l’INPS nella stessa circolare, precisa che il contributo “è dovuto anche per le interruzioni dei rapporti di apprendistato diverse dalle dimissioni o dal recesso del lavoratore, ivi compreso il recesso del datore di lavoro al termine del periodo di formazione”.
Il ticket di licenziamento, invece, non è dovuto nel caso di interruzione del rapporto con un dipendente già titolare di pensione. Non è dovuto neppure dalla società per la quale è stata avviata una procedura fallimentare, o che comunque è in amministrazione straordinaria (come pure per quelle per cui è stata richiesta la cassa integrazione straordinaria).
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