Privatizzazione Croce Rossa: stipendi più bassi e meno garanzie per i lavoratori?

Valentina Pennacchio

25 Marzo 2014 - 10:23

Croce Rossa viene privatizzata. La riforma garantirà più competitività o sarà uno schiaffo ai lavoratori (soprattutto precari)? Braccio di ferro tra vertici e sindacati.

Privatizzazione Croce Rossa: stipendi più bassi e meno garanzie per i lavoratori?

La Croce Rossa diventa un’associazione privata (per effetto del decreto n. 178/2012), viene soppressa come Ente pubblico e diventa Aps, Azienda di Promozione Sociale. I sindacati sono già sul piede di guerra per una privatizzazione che "regalerà" stipendi più bassi e non solo.

Il processo di privatizzazione si configura come un "piano straordinario di recupero del deficit di cassa" da realizzarsi con interventi mirati ed immediati. Infatti il contesto in cui si trova la Croce Rossa viene considerato drammatico:

  • sia per la situazione interna (contenzioso e spesa personale insostenibile);
  • sia per il contesto nazionale ed internazionale (che ha comportato negli ultimi
    anni costanti tagli al contributo dello Stato).

La Riforma della Croce Rossa ha avuto inizio già dal 1 gennaio 2014, quando a cambiare status giuridico sono stati i comitati provinciali e locali (diventati associazioni di diritto privato). Il prossimo anno toccherà al comitato centrale e a quelli regionali.

La ratio di questa riforma dovrebbe essere: garantire maggiore flessibilità e quel dinamismo che è tipico di ogni associazione e che permette un intervento più incisivo nel tessuto locale. Francesco Rocca, presidente nazionale di Croce Rossa, parla anche di una semplificazione burocratica e i lavoratori? Quali sono le conseguenze per loro?

Per Massimiliano Gesmini, coordinatore nazionale Usb Croce Rossa, l’obiettivo della Riforma della Croce Rossa è:

"licenziare migliaia di dipendenti e svendere beni immobiliari dell’organizzazione".

Egli ha aggiunto che la sanità deve essere pubblica e non può essere affidata ai privati, perché ciò potrebbe rappresentare una perdita di qualità nei servizi, infatti:

"mentre fino a oggi sono stati erogati da personale competente, assunto da un ente pubblico, adesso potranno essere affidati a persone non professionalizzate, magari inquadrate tramite agenzie interinali".

Privatizzazione Croce Rossa: e i lavoratori?

Con la privatizzazione della Croce Rossa cambiano i contratti di lavoro per i dipendenti. Quelli attuali, riservati agli enti pubblici non economici (Epne), vengono sostituiti dal contratto Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze), che entrerà in vigore dal 1 aprile e che secondo i sindacati sarebbe un passo indietro: gli stipendi subiranno una decurtazione tra il 25% ed il 40%.

La trattativa tra i sindacati e i vertici langue. Secondo Rocca "i minimi tabellari cambiano di poco con il nuovo contratto", ma per i sindacati non viene considerato il precariato, visto che in Croce Rossa lavorano circa 4.000 dipendenti, di cui 1.500 precari. Tuttavia per Rocca le coperture per la stabilizzazione dei precari non ci sono.

Insomma il braccio di ferro è tra chi sostiene che la Riforma della Croce Rossa sia un’opportunità per accrescere la competitività e chi denuncia, i sindacati, che per i lavoratori ci saranno meno garanzie e stipendi più bassi a causa del cambiamento di status: da dipendenti pubblici a quelli privati.

Rocca spiega la situazione dei lavoratori in questi termini:

"Per quanto riguarda il personale a tempo indeterminato è aperto un tavolo alla Funzione pubblica dove verrà stabilito il numero dei lavoratori che dovranno spostarsi presso altre pubbliche amministrazioni. I dipendenti con contratti a tempo determinato, legati alle convenzioni, saranno invece assorbiti all’interno dei comitati locali in cui hanno prestato servizio".

I lavoratori assunti in base a convenzioni che non sono state rinnovate saranno ovviamente tagliati fuori.

Argomenti

Accesso completo a tutti gli articoli di Money.it

A partire da
€ 9.90 al mese

Abbonati ora

Iscriviti a Money.it