Prezzo del petrolio: 4 motivi per cui continuerà a scendere

Flavia Provenzani

6 Maggio 2016 - 11:54

Tutti i motivi per cui il prezzo del petrolio continuerà a scendere. Ecco perché ogni rialzo della quotazione del greggio è insostenibile.

Prezzo del petrolio: 4 motivi per cui continuerà a scendere

Il prezzo del petrolio, dopo aver raggiunto i nuovi massimi del 2016 la scorsa settimana oltre quota 46 dollari al barile, vive un momento di correzioni in negativo - dimostrando ancora una volta quanto sia volatile il prezzo del petrolio.

Dopo un rialzo incoraggiante sulla scia degli incendi in Canada e i disordini in Libia, il prezzo del petrolio è tornato a scendere nella sessione di venerdì.

Attualmente, il prezzo del petrolio Brent è in ribasso dello 0.84% a quota 44.84; la quotazione del WTI è in discesa dello 0.78% a 44.15.

Cosa aspettarsi ora? Il prezzo del petrolio continuerà a scendere? Il ribasso della quotazione del greggio è destinato a continuare o il prezzo del petrolio tornerà a sfidare quota 50 dollari al barile?

Prezzo del petrolio: ecco perché continuerà a scendere

Il forte rialzo del prezzo del petrolio delle ultime settimane, accompagnato da un calo graduale della produzione statunitense, ha portato molti a vedere una luce fuori dal tunnel sul futuro del prezzo del petrolio e ad alimentare le attese per una continuazione del rialzo della quotazione del greggio.

Tuttavia, vi sono alcuni motivi per dubitare della forza del rialzo del petrolio e dei fondamentali del rally della quotazione.

Ecco 4 motivi per cui il prezzo del petrolio continuerà a scendere.

Prezzo del petrolio: 4 motivi per aspettarsi un nuovo calo

1) Produzione dell’OPEC in rialzo
Alla riunione tra i produttori OPEC e non OPEC di Doha, tenutasi nel Qatar il mese scorso, i Paesi partecipanti non sono riusciti a trovare un accordo sul congelamento della produzione. Da quel momento in poi, la produzione di petrolio dell’OPEC è aumentata a 32.64 milioni di barili al giorno nel mese di aprile.

Con l’avvicinarsi dell’estate, Arabia Saudita, Kuwait e gli altri Paesi del Golfo dovranno aumentare ancora la produzione di petrolio per incontrare la domanda interna di elettricità e per continuare ad esportare ai livelli attuali.

Tutto questo potrebbe far registrare una produzione di petrolio da record tra solo qualche mese, spingendo al ribasso il prezzo del petrolio.

2) Cina frena la produzione di petrolio
Nonostante la Cina sia un netto importatore di petrolio, il Paese produce oro nero a livelli significativi. Gli indicatori mostrano la produzione cinese in calo, il che significa che - a meno che non diminuisca anche la domanda - la Cina avrà bisogno di importare di più in futuro.

I partner commerciali principali della Cina quando si parla di petrolio sono Arabia Saudita, Kuwait e Iraq - che non attendono altro che espandere le loro vendite nell’economia cinese. Anche l’Iran è un’altra delle possibili fonti di petrolio per la Cina, anche se la produzione iraniana si sta ancora muovendo lentamente.

Quando dei player così importanti iniziano a produrre di più, il mercato si muove di conseguenza e il prezzo del petrolio subisce una rinnovata spinta ribassista.

3) Prosegue l’eccesso di offerta
Le scorte di petrolio greggio rimangono vicine a livelli da record. Il Wall Street Journal ha riferito che i barili messi in stoccaggio da gennaio 2014 sono 370 milioni.
Anche le previsioni parlano di un aumento del consumo di benzina negli Stati Uniti durante l’estate, i livelli delle scorte di petrolio sono così alte che l’aumento della domanda dei cittadini USA non sarà abbastanza per allietare il peso dell’eccesso di barili nei magazzini.

Anche se la produzione di petrolio statunitense sta diminuendo, il calo non è neanche solo vicino al riuscire a compensare l’aumento di produzione a livello mondiale.
Ad esempio, la produzione USA è diminuita di 300.000 barili al giorno dall’inizio dell’anno, mentre la produzione dell’OPEC è aumentata oltre i 30 milioni di barili al giorno solo nel mese di aprile.

Per fare davvero la differenza e tentare di risolvere la criticità dell’eccesso di offerta di petrolio a livello mondiale, la produzione statunitense dovrebbe diminuire molto (ma molto) di più.

4) L’incertezza della produzione USA
Da dicembre 2014, la produzione di petrolio statunitense si è mostrata molto elastica, soprattutto grazie alla capacità dei produttori di tagliare i costi ed ottimizzare l’efficienza degli impianti. Ma, sopra ogni cosa, ciò che ha fatto andare avanti l’industria del petrolio in America fino ad ora è stata la disponibilità della banche di mantenere la linea di credito aperta nei confronti di numerose compagnie petrolifere.

Qualche produttore tra i più deboli ha dovuto dichiarare bancarotta o vendere parte del proprio business, ma molti altri stanno ancora lottando per rimanere in piedi.
Il problema è che più il prezzo del petrolio si avvicina ai 50 dollari al barili, più i produttori saranno spinti a riaprire gli impianti in sospeso e ad produrre più petrolio. Un aumento della produzione USA potrebbe, a sua volta, sancire il via ad un nuovo crollo del prezzo del petrolio.

Prezzo del petrolio: cosa aspettarsi?

Sarà difficile per il prezzo del petrolio tornare nel range $25-$30 range, ma a questo punto non è neanche auspicabile vedere la quotazione salire a $50-$60.

Forse, se le banche statunitensi si decidessero a smettere di coprire le compagnie petrolifere USA sull’orlo della bancarotta o se incidenti come quello in Canada e disordini come quelli in Libia dovessero riverificarsi, il prezzo del petrolio potrebbe salire velocemente - ma solo temporaneamente.

Senza un serio cambiamento del mercato, il rialzo del prezzo del petrolio non può in nessun caso definirsi sostenibile.

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