Previsioni: l’Italia toccherà il fondo nel 2013? Le stime della Commissione Europea

Federica Agostini

22 Febbraio 2013 - 13:18

Previsioni: l’Italia toccherà il fondo nel 2013? Le stime della Commissione Europea

Secondo le previsioni economiche rilasciate oggi dalla Commissione Europea e relative all’Italia, il nostro Bel Paese arriverà a toccare il fondo nella prima metà del 2013, per poi ripartire lentamente verso un 2014 migliore.

Sarà un anno di contrazione economica, con un Pil pari al -1.0%, la disoccupazione continuerà ad aumentare. Ma interventi strutturali e riforme del lavoro, possono mettere l’Italia sul giusto cammino verso la crescita. Sarà davvero così?

Traduciamo le Winter Forecasts 2013 per l’Italia, rilasciate oggi dalla Commissione Europea.

L’Italia toccherà il fondo alla metà del 2013

La recessione in Italia si è estesa per tutto il 2012, completando così sei mesi consecutivi di contrazione dell’attività economica. Come risultato, nel 2012, si stima che il PIL reale possa aver subito un declino del 2.2%. La domanda interna è scesa considerevolmente, visto che la forte incertezza, le condizioni finanziarie molto strette e l’impatto del consolidamento fiscale hanno colpito i consumi e gli investimenti. Ciò ha portato al collasso delle importazioni, mentre le esportazioni sono aumentate grazie al sostegno della domanda da parte dei partner commerciali non appartenenti all’Unione Europea. Pertanto, il netto delle esportazioni ha causato una caduta del Pil e la bilancia commerciale è tornata ad essere positiva per la prima volta dal 2004.

Gli indicatori suggeriscono ulteriori contrazioni nell’attività economica del primo trimestre 2013, sebbene ad un ritmo più lento. Si prevede che gli investimenti scendano, anche a causa delle strette condizioni finanziarie del settore privato, mentre i consumatori continueranno ad evitare le spese a causa del trend in declino relativo agli introiti. Al contrario, la domanda dai partner commerciali extra-Europei continuerà a supportare il settore delle esportazioni. Minori tassi di interesse sui titoli di governo dovrebbero gradualmente tradursi in condizioni finanziarie migliori e maggiore fiducia. Di conseguenza, la domanda interna dovrebbe ritornare alla crescita nella seconda metà del 2013.

PIL tra il 2013 e il 2014

Ad ogni modo, il riporto negativo dal 2012 implica che il Pil reale nel 2013, nel complesso, possa subire un calo del 1%. Ancora una volta, la rete delle esportazioni potrebbe fornire un contributo positivo alla crescita, visto che le importazioni possono contrarsi ulteriormente.

Nel 2014, il progetto di normalizzazione delle condizioni finanziarie e la riduzione dell’incertezza dovrebbero sostenere l’attività. Risultato, si prevede che i consumi privati possano aumentare leggermente grazie al miglioramento della fiducia, mentre gli investimenti in attrezzature dovrebbero aumentare. Vista l’accelerazione di esportazioni ed importazioni, il netto delle esportazioni non dovrebbe contribuire ulteriormente alla crescita. Il PIL reale si stima possa aumentare dello 0.8%.

La bilancia dei pagamenti continua a migliorare sull’orizzonte delle previsioni e nel 2013 la bilancia commerciale dovrebbe tornare al surplus per la prima volta dal 2001.

Occupazione e salari

Nel 2012, si stima che il totale dei lavoratori full-time sia sceso del 1.3%, ma visto che le ore di lavoro per persona sono scese significativamente, il declino nella conta dell’occupazione è stato più contenuto (-0.2%). Combinato con l’aumento dei partecipanti tra i più giovani ed i più anziani, ciò comporta un aumento del tasso di disoccupazione di oltre due punti percentuali. Le retribuzioni contrattuali per l’economia nel suo complesso sono aumentate del 1.5%; i salari del settore privato sono aumentati del 2%, mentre i salari del settore pubblico sono rimasti congelati. La crescita dei salari reali si stima sia stata più contenuta, riflettendo una deriva negativa dei salari.

L’aumento annuale in unità nominali dei costi del lavoro è stato anticipato al 2% circa, nonostante il declino nella produttività lavorativa dovuta ad alcune accumulazioni. Nel 2013, sull’onda di ulteriori contrazioni nell’attività economica, l’occupazione continuerà a scendere e il tasso di disoccupazione crescerà di un altro punto percentuale.

La regolazione in materia di occupazione comporta un certo recupero della produttività del lavoro, mentre la crescita dei salari resta contenuta, con un conseguente rallentamento nell’unità di costo del lavoro nominale per circa l’1%.

Nel 2014, la graduale ripresa dell’attività economica dovrebbe portare a un leggero aumento dell’occupazione e ad un ulteriore recupero della produttività del lavoro.

Inflazione

Nel 2013, è atteso che l’inflazione HICP (armonizzata ndt.) scenda al 2.0%, dal 3.3% del 2012, dato il rallentamento dei prezzi dell’energia e l’impatto sui prezzi degli aumenti emanati in materia di imposte indirette, inferiori rispetto al 2012.

La debole domanda interna e la limitata pressione dai costi del lavoro dovrebbero frenare l’inflazione al 1.7% nel 2014.

Bilanci e pensioni

Nel 2012, il deficit generale del governo è stimato al 2.9% del PIL, rispetto al 3.9% del 2011, grazie all’aumento del surplus primario al 2.6% del PIL, mentre gli interessi di spesa sono aumentati di 0.6 punti percentuali del Pil. Si stima che le spese primarie si stabilizzino di anno-in-anno, per il terzo anno consecutivo.

I trasferimenti sociali sono aumentati leggermente, visto che le riforme pensionistiche stanno rallentando l’accesso al pensionamento, mentre le pensioni tre volte superiori al minimo non hanno beneficiato dell’indicizzazione dell’inflazione.

Il disegno di legge sul salario ha continuato il restringimento a causa del blocco dei salari e del ridimensionamento dell’occupazione. Si stima che i ricavi siano aumentati notevolmente nonostante il calo in termini nominali del Pil, sulla spinta della maggiore imposta dei beni immobili, i carburanti da trasporto e il benessere finanziario. Per contro, nonostante un tasso più elevato degli standard, è risultata una diminuzione dell’Iva per l’acquisto di di beni durevoli.

Debito: 128.1% del Pil nel 2013

Grazie alla totale implementazione delle misure di consolidamento adottate tra il 2011 e il 2012, il deficit dovrebbe diminuire al 2.1% del Pil nel 2013, con un aumento del surplus primario e tassi di interesse leggermente inferiori sulle spese. Le spese primarie dovrebbero rimanere stabili ancora grazie agli ulteriori vincoli sul conto salariale e moderati aumenti nei trasferimenti sociali, ma anche grazie all’impatto della spending review adottata nell’estate del 2012.

Le entrate dovrebbero aumentare leggermente di più rispetto al Pil poiché l’ulteriore aumento di un punto percentuale dell’aliquota IVA standard e la nuova tassa sulle transazioni finanziarie sono solo parzialmente compensati da rinnovati incentivi fiscali legati alla produttività e dall’aumento dell’indennità di retribuzione per figli a carico.

Nel 2014, il deficit dovrebbe stabilizzarsi al 2.1% del PIL. Le spese primarie sono destinate ad aumentare leggermente di anno in anno a causa dei trasferimenti sociali più dinamici come la non indicizzazione della scadenza delle pensioni più alte.

Si prevede un aumento dei ricavi inferiore al Pil nominale, anche se supportato da ulteriori agevolazioni fiscali per l’assunzione di nuovi lavoratori a tempo indeterminato.

In termini strutturali, la posizione del bilancio dovrebbe essere più equilibrata nel 2013, grazie all’aggiustamento strutturale di 3.5 punti percentuali del Pil tra il 2012 e il 2013. Il surplus primario è previsto che arrivi al 5% del Pil nel 2013 e che receda leggermente nel 2014.

Al lordo, si stima che il debito raggiunga il 128.1% del Pil nel 2013, prima di scendere nel 2014, grazie al misurabile surplus primario e il ritorno della crescita economica.

Riassumendo in un grafico

Traduzione italiana a cura di Federica Agostini
Fonte: EU Economic Forecasts - Italy

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