Politiche monetarie, mercati azionari e volatilità

Renato Frolvi

16 Aprile 2013 - 16:00

Politiche monetarie, mercati azionari e volatilità

Wall Street ai massimi di sempre e la volatilità VIXX di Chicago ai minimi: uno storno dei mercati azionari potrebbe essere imminente ma pur sempre fisiologico. L’occasione potrebbe essere i dati trimestrali delle aziende USA deludenti (in uscita nella prima metà di aprile) e dati macro non entusiasmanti (soprattutto indicatori ISM e PMI).

In ogni caso, dopo la fase di momentaneo storno, la politica monetaria assolutamente accomodante delle banche centrali fungerebbe comunque da propellente per nuovi impulsi rialzisti, stante il divario consistente tra dividend yield azionario e tasso decennale governativo sulle principali piazze internazionali.

Le politiche monetarie e il mercato dei cambi: Euro-Dollaro

Dopo i massimi relativi in area 1.36 dei primi di febbraio, l’euro ha iniziato un trend
discendente sino al livello di 1,28
in concomitanza con l’incertezza del periodo pre-elettorale italiano e poi con l’esito elettorale inaspettato del 25 febbraio.

Il sell-off della divisa europea è stato determinato dal timore di un’uscita dell’Italia dalla divisa unica, con conseguenti timori di break-up dell’euro.
Tuttavia, la riunione della BOJ di mercoledì 3 aprile (che introduce una politica di forte
allentamento monetario per i prossimi 2 anni) e la riunione della BCE dello scorso 4
aprile (che ha lasciato invariato il livello dei tassi ufficiali allo 0.75%) hanno determinato
un rafforzamento dell’euro sino a livello di 1,30, rompendo così il trend ribassista della
moneta unica di breve periodo.
Si segnalano forti acquisti da parte degli investitori asiatici sull’euro, alla ricerca di rendimenti alternativi allo yen che possano offrire ritorni almeno superiori all’inflazione.

Di conseguenza è ipotizzabile che, fino alla prossima riunione della BCE di maggio (dove potrebbe essere deciso un ribasso dei tassi ufficiali allo 0.50%) il range di oscillazione del cambio si attesti nella fascia 1,28 –1,30.

Politica monetaria della BOJ e spread BTP-BUND 10 anni

Inaspettatamente, il livello di 340 bps dei giorni immediatamente seguenti i risultati elettorali si è dimostrato essere una fin troppo buona resistenza, nonostante l’incertezza politica derivante dalle elezioni italiane. Infatti siamo ancora lontani dai massimi relativi dell’anno 2012, cioè quelli del 24 luglio (530 bps) e quelli del 9 gennaio (525 bps), segno che i mercati sono in una posizione attendista e prima di muoversi vogliono vedere chiaro se ci sarà un nuovo governo oppure se si tornerà di nuovo alle elezioni a breve termine.

Purtroppo, per il momento, sembra lontana l’ipotesi di un ritorno in area 250, cioè il livello del 30 gennaio 2013, un periodo in cui sembrava delinearsi una vittoria netta del
centro-sinistra e l’avvento di un’ipotetica coalizione Monti-Bersani che garantiva stabilità e governabilità.
Resta comunque l’appetito degli investitori stranieri (asiatici soprattutto, negli ultimi tempi) per il BTP nostrano, investitori che in cerca di rendimenti reali sopra lo zero sono disposti ad accettare il rischio relativo conseguente all’instabilità politica, confidando comunque nello scudo della BCE.

La recente (3 aprile) decisione del governatore Kuroda di iniziare una nuova politica monetaria da parte della BOJ è la causa indiretta di tale appetito: lanciando un programma massiccio di acquisto di titoli di stato giapponesi, ha fatto comprimere i rendimenti del decennale giapponese governativo a livelli assolutamente ridicoli (0.52 % a scadenza… cioè meno del nostro BOT a 6 mesi!) e ha spinto gli investitori giapponesi e asiatici a vendere yen per comprare proprio i nostri BTP (ma anche
i Bonos spagnoli).

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