Piano Mps applicato alle altre banche: cosa accadrebbe? Ecco la simulazione

Antonio Atte

2 Agosto 2016 - 12:58

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Cosa accadrebbe al sistema del credito italiano se il piano Mps venisse applicato anche alle altre banche? Ecco la simulazione di Mediobanca Sicurities.

Piano Mps applicato alle altre banche: cosa accadrebbe? Ecco la simulazione

Piano Mps applicato alle altre banche: la simulazione - Cosa accadrebbe al sistema del credito italiano se il piano di salvataggio disposto per Mps venisse applicato anche alle altre banche? Quali effetti ne deriverebbero per la solidità patrimoniale degli istituti in questione?

La domanda se l’è posta Mediobanca Secureties, la quale ha realizzato una simulazione circa una possibile applicazione del piano Mps (coperture incagli e sofferenze alzate rispettivamente al 40% e al 67%) a tutte le altre banche.

I risultati per i singoli istituti sarebbero i seguenti:

  • Intesa Sanpaolo: tasso copertura dei crediti deteriorati dal 47% al 57%; perdita di 125 punti base per il CET1 ratio;
  • Unicredit: tasso copertura crediti deteriorati dal 52% al 58%; perdita di 75 punti base per il CET1 ratio;
  • UBI Banca: tasso copertura crediti deteriorati dal 28% al 54%; perdita di 185 punti base per il CET1 ratio;
  • Banco Popolare: tasso copertura crediti deteriorati dal 34% al 54%; perdita di 510 punti base per il CET1 ratio;
  • Popolare di Milano: tasso copertura crediti deteriorati dal 40% al 55%; perdita di 70 punti base per il CET1 ratio;
  • Banca Popolare dell’Emilia Romagna: tasso copertura crediti deteriorati dal 44% al 57%; perdita di 150 punti base per il CET1 ratio.

Mps: tonfo in Borsa dopo chiusura positiva di ieri

Oggi Mps è stata protagonista di un brusco risveglio dopo la chiusura positiva di ieri. Il titolo Montepaschi in questo momento si segnala come il peggiore a Piazza Affari, cedendo oltre il 7%.

Un duro ritorno alla realtà per Rocca Salimbeni, unica banca a uscire indenne dalla seduta di lunedì, la prima dopo la pubblicazione degli esiti degli stress test BCE.

L’esame dell’EBA ha messo in evidenza tutti i problemi di Siena, risultata la peggior banca del Vecchio Continente in termini di solidità patrimoniale di fronte a un ipotetico scenario avverso. Ma dopo l’ok di Francoforte alla cura da cavallo targata Jp Morgan-Mediobanca, adesso Mps prova a ripartire.

Mps: la cessione degli Npl

Il primo step riguarda la cessione dei crediti deteriorati. L’ad di Rocca Salimbeni, Fabrizio Viola, in un’intervista a Class Cnbc ha spiegato che l’istituto senese, “ripulito dalle sofferenze, costituirà certamente un asset molto più interessante e appetibile per altre istituzioni e per altre banche”.

Secondo Viola, oggi per Mps l’aggregazione rappresenta solo un’opzione e non più un obbligo come in passato.

Gli analisti di Equita Sim - i quali confermano la raccomandazione hold sul titolo Mps, abbassando il target price da 0,35 a 0,34 euro - giudicano positivamente il piano sui Non performing loans, definendolo “risolutivo delle criticità di Mps”.

Tuttavia, secondo gli analisti della banca d’investimento presieduta da Alessandro Profumo “il rischio dell’aumento di capitale rende l’esecuzione del progetto molto elevato”.

Mps: il nodo dell’aumento di capitale

Un altro passaggio chiave per Rocca Salimbeni consisterà appunto nell’aumento di capitale da 5 miliardi di euro fra ottobre e novembre: manovra rischiosa (soprattutto alla luce degli 8 miliardi mandati in fumo in due anni) se si considera la parallela ricapitalizzazione - stimata in oltre 7 miliardi di euro - che Unicredit dovrebbe varare in autunno.

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