Nonostante il rimbalzo in corso sopra 37$ al barile, il petrolio sembra non essere ancora in grado di mettere a punto un rimbalzo tecnico significativo. Cosa accadrà nel 2016?
Sui mercati internazionali la quotazione del petrolio continua a restare sotto pressione, a causa di deboli fondamentali macroeconomici. L’oro nero è inserito all’interno di un solido trend negativo, che anche nei prossimi mesi potrebbe proseguire soprattutto nel caso in cui dovesse persistere la debolezza generalizzata del comparto delle commodity. Il petrolio Brent è sceso su valori minimi che non si vedevano da anni e di certo non se la passa meglio il petrolio Wti, ovvero il greggio estratto in Texas che rappresenta il riferimento per i mercati energetici nordamericani.
Dall’estate del 2014, quando il Light Crude Oil future quotato al Nymex segnava oltre 100$ al barile, il petrolio ha sperimentato un clamoroso crollo dei prezzi, tanto da avvicinarsi ai bottom risalenti alla crisi finanziaria del 2008 posti poco sopra 30$ al barile. Il greggio americano è sceso in area 35$ e sembra quasi incapace di tentare qualsiasi movimento rialzista di breve periodo. Nell’ultimo anno e mezzo la quotazione del petrolio Wti è diminuita del 180%.
Gli analisti finanziari ritengono che il surplus di offerta, le attese di diminuzione della domanda da parte di Europa e Stati Uniti, le scorte di barili su livelli record e la forza del dollaro americano dovrebbero provocare un ulteriore deprezzamento dell’oro nero, tanto che i prezzi potrebbero addirittura scendere a 30$ al barile o poco più in basso. E’ chiaro che i bassi livelli correnti iniziano ad essere molto invitanti agli occhi dei grandi speculatori, che potrebbero comprare oggi per rivendere poi tra qualche mese magari in area 50$-55$. Secondo l’Opec il greggio è destinato a rimbalzare, anche fino a 70$ al barile, ma solo entro cinque anni.
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