Perché ora la Cina vuole svalutare lo yuan?

Nicola D’Antuono

3 Marzo 2014 - 14:34

La banca centrale cinese interviene contro la speculazione, in vista di nuove misure sulla convertibilità dello yuan

Perché ora la Cina vuole svalutare lo yuan?

Venerdì scorso ha suscitato grande sorpresa lo scivolone dello yuan sul dollaro americano, tanto che la valuta cinese ha registrato il peggior calo settimanale dal 2005. Il tasso di cambio USD/CNY è salito fino a 6,1721, ovvero il livello più alto degli ultimi 7 mesi. Oggi il cambio è stabile in area 6,1460. Ma cosa ha provocato questa discesa del renminbi dopo anni di apprezzamento costante? Dietro l’improvvisa caduta della moneta di Pechino sembra esserci lo zampino della People’s Bank of China (PBOC), che non ha intenzione di tollerare ancora per molto gli speculatori unidirezionali che da anni puntano esclusivamente sul rialzo dello yuan. La PBOC avrebbe dato mandato alle banche agenti di acquistare dollari americani e di vendere grossi quantitativi di renminbi, sia sul mercato regolamentato sia su quello offshore.

La Cina ha intenzione di mettere fuori gioco gli speculatori in vista di nuove misure sulla convertibilità della propria moneta, dopo che gli hot money finiti nei carry trade sullo yuan sono ammontati a 150 miliardi di euro solo lo scorso anno. Le autorità monetarie cinesi temono scossoni sul mercato interbancario, già messo a dura prova nel giugno 2013 (ma anche a dicembre e gennaio scorso), e distorsioni dal lato della crescita economica visto che Pechino ha intenzione di rafforzare lo yuan per stimolare maggiormente la domanda interna e per non dipendere troppo dall’andamento dell’export. D’altronde in meno di 10 anni lo yuan si è rivalutato del 35% sul dollaro. Era il 21 luglio 2005 e la PBOC sganciava la propria moneta dal biglietto verde, portando la banda di oscillazione allo 0,3% su base giornaliera contro un basket di valute.

Da quel giorno lo yuan è praticamente salito senza soste aggiornando record su record, tranne che dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale nel luglio 2008 (e fino a giugno 2010) che spinse Pechino a interrompere temporaneamente il processo di rivalutazione. La banda di oscillazione giornaliera dello yuan era stata aumentata allo 0,5% il 18 maggio 2007, poi raddoppiata all’1% a metà aprile 2012 e ora dovrebbe essere portata all’1,5% o al 2% nei prossimi mesi, in linea con il piano di politica valutaria orientato a una maggiore fluttuazione della moneta sui mercati internazionali. La PBOC ora vuole creare volatilità sullo yuan ed evitare il protrarsi di scommesse unidirezionali long sulla propria valuta. A breve sarà poi operativo il sistema delle operazioni cross border in renminbi nella Shanghai free trade zone, che sarà il primo vero banco di prova in vista della piena convertibilità dello yuan attesa nei prossimi anni.

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