Perché l’Italia ha meno laureati rispetto alla media europea

Luna Luciano

09/10/2021

09/10/2021 - 23:45

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Cresce il divario tra il numero di laureati in Italia e nel resto d’Europa, ancora troppi giovani abbandonano gli studi (13%). Intanto tra le cause di questo gap c’è la mancanza di opportunità.

Perché l’Italia ha meno laureati rispetto alla media europea

Aumenta spaventosamente il divario tra l’Italia e l’Unione Europea in fatto di istruzione. Dopo l’ultimo rapporto ISTAT, che fa riferimento alla situazione nel 2020, l’Italia si trova ad affrontare il ritardo che la separa dai vicini europei.

I dati hanno confermato che la crescita degli studenti laureati in Italia sia molto più lenta rispetto agli altri paesi UE: l’incremento infatti è stato solo di 0,5 punti nell’ultimo anno, pari a meno della metà della media dell’Unione Europea con +1,2 punti. Un dato certamente basso che impallidisce davanti a quanto è stato registrato in Francia, con +1,7 punti, in Spagna, con +1,1, e in Germania con +1,4 punti.

Il report ha fotografato la “stato di salute” attuale dell’istruzione italiana: da qui urge il bisogno di rintracciare le cause sul perché l’Italia abbia meno laureati rispetto all’UE27.

Meno laureati in Italia: cosa dicono i dati

La situazione dell’educazione e dell’istruzione non è delle più rosee in Italia e a confermarlo sono stati i dati ISTAT dell’ultimo report, che si rifà alla situazione del 2020.

In Italia solo il 20,1% della popolazione, tra i 25 e i 64 anni, possiede una laurea, meno del 12% rispetto alla media europea pari al 32,8%. Ad aggravare la situazione è anche la disomogeneità dei dati registrati lungo la penisola. Il numero dei laureati è più alto al Centro (24,2%) e al Nord (21,3%) rispetto al Mezzogiorno (16,2%), aumenta così anche il divario tra il settentrione e il meridione italiano.

Volendo dare uno sguardo complessivo alla situazione dell’istruzione in Italia, solo il 62,9% della popolazione possiede il diploma, considerato il livello di formazione indispensabile per entrare nel mercato del lavoro, con la possibilità poi di poter crescere individualmente. Nel 2020, quindi, il 62,9% dei cittadini italiani ha conseguito il diploma, un dato molto al di sotto del valore medio europeo che è pari al 79,0%.

Guardando sempre al livello complessivo in Italia sono le donne ad avere un livello di istruzione più elevato rispetto agli uomini. Infatti, le donne con almeno il diploma sono circa 65,1% della popolazione femminile, mentre gli uomini sono circa il 60,5%; tutto ciò si traduce in un gap del 5%, valore ben più alto di quello osservato nella media dell’UE27 pari circa all’1%.

La situazione femminile in Italia

È bene aprire una parentesi su quest’ultimo dato. Infatti, nonostante le donne laureate siano il 23,0% e gli uomini il 17,2%, questo non si traduce automaticamente in un vantaggio in ambito lavorativo, dove le candidature femminili sono ancora ostacolate in vista di una possibile maternità e non solo.

Meno laureati in Italia: quali sono le cause

Le cause di questo crescente divario, in materia d’istruzione tra l’Italia e l’Europa, potrebbero essere molteplici, ma almeno due sono quelle principali per Roger Abravanei, saggista ed esperto in meritocrazia.

  • L’offerta formativa in Italia. L’offerta formativa non fornirebbe alcune competenze chiave del ventunesimo come il problem solving, team work e la comunicazione. Le cosiddette “soft skill” quindi non sarebbero incluse nell’offerta formativa della maggior parte delle facoltà italiane. Il punto in realtà non è solo questo. Molte facoltà non preparano gli studenti al mondo del lavoro. Spesso a causa della preminenza teorica delle materie si trascura la parte pratica che sarà basilare al momento in cui lo studente, ormai lavoratore, dovrà svolgere il proprio compito.
  • La mancanza di opportunità lavorative. I dati parlano chiaro: i giovani laureati italiani hanno difficoltà a trovare una occupazione e le retribuzioni sono per di più veramente basse. Abravanei spiega che principalmente sono le grandi e medie industrie ad assumere maggiormente, queste però in Italia sono meno presenti rispetto alle piccole imprese.

Meno laureati in Italia: aumentano gli abbandoni degli studi

Ad aggravare infine una situazione di per sé non rosea è il dato sugli abbandoni degli studi in Italia. Ancora troppi sono i giovani che decidono di lasciare gli studi.

Secondo l’ultimo report, nel 2020 la quota di giovani che hanno abbandonato lo studio precocemente è pari al 13,1%, ossia 543 mila giovani hanno deciso che la propria strada lavorativa non vedrà ulteriori studi in ambiti sia tecnico-scientifici che umanistici. Un dato che lascia l’amaro in bocca anche se è in leggero calo rispetto all’anno precedente.

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