I lavoratori precoci continuano a puntare sulla Quota 41, uno dei temi che Renzi dovrà affrontare nella prossima riforma delle pensioni. Possibile approvazione della misura?
Tra i temi che il Governo Renzi si troverà a dover affrontare al rientro dalle ferie estive c’è quello riguardante la situazione dei lavoratori precoci che richiede una soluzione nella prossima riforma delle pensioni.
Ricordiamo infatti che i lavoratori precoci sono quella categoria di lavoratori che hanno iniziato a lavorare in giovane età e che, pur avendo maturato molti anni di contributi, non possono andare in pensione a causa dell’innalzamento del requisito anagrafico disposto con la Legge Fornero.
I precoci, che da mesi si stanno mobilitando in difesa dei propri diritti, chiedono al Governo l’approvazione della Quota 41 che consentirebbe a chi ha maturato 41 anni di contributi di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica senza penalizzazioni.
Il Governo, tuttavia, nelle ultime settimane aveva valutato un’ulteriore possibilità: l’introduzione di un bonus contributivo a favore dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima di compiere la maggiore età.
La soluzione non è piaciuta ai lavoratori precoci che continuano a vedere nella Quota 41 l’unica possibilità di soluzione alla situazione di difficoltà creata con la Legge Fornero.
Il Governo sarà disposto a valutare l’ipotesi Quota 41 alla riapertura dei lavori?
Pensioni precoci, problema coperture economiche per la Quota 41
Nonostante la determinazione dei lavoratori precoci e il sostegno di numerosi esponenti alla causa, come ad esempio il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, non sembra che il Governo sia intenzionato a perseguire la strada della Quota 41. Queste sono almeno le indicazioni che si sono avute nelle ultime settimane.
L’ostacolo principale all’approvazione della Quota 41 resta infatti quello delle coperture economiche: il budget stimato a fine luglio risultava di 1,5 miliardi di euro, ma, a fronte delle richieste avanzate dai sindacati durante gli incontri con l’esecutivo, è stato richiesto lo stanziamento di un altro miliardo di euro.
L’ipotesi maggiormente percorribile resta quindi quella del bonus contributivo.
Pensioni precoci, si continua a lavorare per la Quota 41
Nonostante l’ipotesi Quota 41 appaia sempre più lontana, i sindacati continuano a lavorare affinché il Governo consenta ai lavoratori precoci di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati.
"Stiamo continuando a discutere ma il percorso non è finito: non c’è dissenso né intendiamo esprimere giudizi compiuti, perché stiamo ancora cercando di trovare soluzioni […] Non ci possiamo fermare solo sulla cosiddetta Ape proposta dal Governo: ci sono i lavori usuranti e c’è il problema dei precoci, per i quali 41 anni di contributi devono essere considerati più che sufficienti per accedere al pensionamento senza penalizzazioni"
ha infatti affermato Barbagallo, segretario generale della Uil.
Resta ancora qualche spiraglio, dunque, per la Quota 41?
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