Pensioni precoci, ultime novità: continua il pressing per la Quota 41

Stefania Manservigi

12 Maggio 2016 - 09:27

Mentre il Governo apre alla flessibilità in uscita studiando misure per la pensione anticipata, i lavoratori precoci continuano il loro pressing per la Quota 41.

Pensioni precoci, ultime novità: continua il pressing per la Quota 41

Le ultime notizie in merito alle pensioni dei lavoratori precoci vedono questi ultimi ancora in prima linea nella battaglia per la Quota 41.
Le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha spiegato le intenzioni del Governo a studiare misure per introdurre la pensione anticipata prevedendo un sistema di penalizzazioni che non sia uguale per tutti, non hanno infatti rassicurato i lavoratori precoci.
Nelle ultime uscite da parte degli esponenti del Governo Renzi in materia previdenziale e di riforma delle pensioni, infatti, non c’è mai stata una presa di posizione sulla Quota 41, la proposta che garantirebbe ai lavoratori precoci di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati indipendentemente dall’età anagrafica e senza penalizzazioni.
Ricordiamo infatti che i lavoratori precoci sono quella categoria di lavoratori che hanno iniziato a lavorare in giovane età accumulando molti anni di contributi, ma che a causa dell’innalzamento dell’età pensionabile prevista con la riforma Fornero del 2011 hanno visto slittare la possibilità di uscita dal lavoro.

Pensioni precoci: le dichiarazioni di Poletti allontanano la Quota 41
Le dichiarazioni del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha aperto alla possibilità di introdurre la pensione anticipata studiando misure sulla flessibilità in uscita non sono state accolte con favore dai lavoratori precoci, in quanto allontanerebbero la possibilità dell’approvazione della Quota 41.
Poletti ha infatti sostenuto che l’impegno del Governo in materia previdenziale debba anche tenere conto dei conti pubblici: il debito pubblico elevato, infatti, costringe l’esecutivo all’adozione di misure che siano per lo più neutre dal punto di vista finanziario, che non richiedano quindi un impegno di spesa.

"Stiamo lavorando a costruire una cosa complessa, che risponda a due parametri: deve essere economicamente sostenibile e socialmente equa"

ha spiegato Poletti.
La soluzione ipotizzata dal Governo è quella dell’Ape, il prestito pensionistico che dovrebbe prevedere meccanismi di penalizzazione in base al reddito al fine di consentire la pensione a partire dai 63 anni di età. In questo modo però rimarrebbe esclusa la Quota 41.

Pensioni precoci: lavoratori precoci e Walter Rizzetto contro prestito pensionistico
A schierarsi dalla parte dei precoci e a nutrire perplessità nei confronti della soluzione del prestito pensionistico ipotizzata dal Governo Renzi è stato Walter Rizzetto, vice presidente della Commissione Lavoro della Camera.
Per Rizzetto, infatti, prima di proporre delle soluzioni generalizzate sulla flessibilità occorre pensare a risolvere le situazioni di difficoltà vissute da determinate categorie:

"Mi riferisco a esodati, lavoratori precoci (detti quota 41) e i quota 96, circa 1200 insegnanti della scuola che sarebbero dovuti andare in pensione nel 2018".

Il pensiero di Rizzetto rispecchia quello dei lavoratori precoci che si sono sentiti abbandonati dopo le ultime dichiarazioni di Poletti. Stando alla soluzione prospettata dal Governo, infatti, i precoci pur avendo almeno 41 anni di contribuzione alle spalle, sarebbero costretti a subire una penalizzazione in caso di uscita anticipata dal lavoro.
Continua quindi il pressing esercitato dai precoci sull’esecutivo, soprattutto sui social media dove la categoria è molto attiva. L’obiettivo è quello di ottenere l’approvazione della Quota 41.

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