Pensioni: dalla Riforma Fornero un risparmio di 80 miliardi, rispetto alle precedenti normative. Questo è il risparmio stimato tra il 2012 e il 2021 da un Rapporto INPS, che aggiunge: “La spesa subisce una notevole contrazione che nel 2019 è di oltre un punto di PIL”, mentre i risparmi si azzereranno nel 2045.
La Riforma Fornero viene “premiata” per essere quella che garantisce maggiori risparmi a breve con un picco negativo per la spesa, poco superiore all’8,9% del PIL, nel 2019. La spesa poi risale, muovendosi al di sotto di quanto previsto dalle altre riforme, fino al 2045, quando avviene il sorpasso sulle curve delle precedenti riforme in termini di percentuale sul PIL (poco inferiore al 10,5%).
Risparmio, ma a che prezzo?
Secondo il Rapporto INPS gli assegni alti hanno perso il 15% dal 1995, mentre le pensioni fino a tre volte il trattamento minimo “non hanno subito penalizzazioni apprezzabili dal meccanismo variabile di rivalutazione delle pensioni”.
La Riforma Fornero ha probabilmente posto sotto controllo la spesa per le pensioni in rapporto al PIL, ma a che prezzo? Ricordiamo che tra i fattori stabilizzatori della spesa ci sono:
- l’aumento dei requisiti di pensionamento per vecchiaia;
- la chiusura delle uscite per anzianità;
- il passaggio al contributivo come criterio unico di calcolo delle pensioni.
In sostanza, l’età pensionabile è aumentata e gli assegni sono sempre più leggeri, tanto che è quasi obbligata una riflessione sul tema della pensione integrativa, questo mentre la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale tagliare le pensioni d’oro.
Forse più che essere felici di questo risparmio, gli italiani guarderanno con rammarico ad un welfare continuamente oggetto di riforme (precisamente dal 1992 sono state fatte ben 7 riforme e 30 microriforme legislative) che, come ha dichiarato il Presidente INPS Antonio Mastrapasqua:
“La maggior parte delle volte non sono state migliorative e spesso hanno solo corretto errori e ingiustizie precedenti. Ma la priorità è sempre stata data alla parte finanziaria e, solo dopo, si è guardato agli effetti sociali e di equità. I Parlamenti e i Governi non hanno mai fatto programmazione con riforme organiche”.
Alla luce dei tassi di disoccupazione record che caratterizzano il nostro Paese, Mastropasqua ha aggiunto: “Essendo le pensioni un sistema a ripartizione, se manca la forza lavoro oggi, chi pagherà le pensioni del futuro?”.
Probabilmente gli italiani sono più terrorizzati dalla riposta a questa domanda per gioire del resto.
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