Lo stop all’aumento dell’Iva appare sempre più in bilico. Da una parte il rallentamento dell’economia, dall’altra i richiami dell’Europa a un riequilibrio della tassazione sui redditi immobiliari e sui consumi, ribaditi oggi dal commissario Ue, Olli Rehn, rendono sempre più stretto il sentiero per un intervento che blocchi lo scatto di un punto percentuale dell’IVA.
Ormai è praticamente certo, l’economia italiana arrancherà quest’anno ben più del previsto: oltre a fare i conti con IMU, IVA e finanziamento della Cig e delle missioni militari, si dovrà valutare attentamente anche l’impatto che un calo del PIL maggiore delle aspettative avrà sul deficit pubblico, di nuovo sotto scrupolosa attenzione da parte dell’Ue.
Le prime ammissioni in merito vengono direttamente dal viceministro all’Economia e parlamentare del Partito Democratico, Stefano Fassina:
Il -1,3% indicato dal Def è un dato superato. Ci sarà una riduzione e la stima sarà sostanzialmente in linea con le previsioni di consenso.
Previsioni che in larga parte, tenendo conto anche della crescita acquisita indicata per quest’anno dall’Istat a -1,8%, calcolano un calo compreso tra il -1,8% di Fmi e Ocse e il piu’ ottimistico -1,6% di Confindustria
Il rebus delle coperture mancanti
Numeri che rendono ancora più complesso il lavoro del ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, e del suo staff, da tempo alle prese con il complicato rebus delle coperture mancanti: i 2,4 miliardi per la seconda rata IMU, il miliardo necessario per rimandare l’aumento dell’IVA e tra i 700 e i 900 milioni per rifinanziare missioni militari e cassa integrazione. Ma, dopo i dubbi ribaditi oggi anche da Bruxelles sull’operazione IMU, non è detto che il pacchetto sia approvato in toto.
La recente decisione di abolire l’Imu sulle prime case per il 2013 suscita preoccupazioni per lo spostamento dell’onere fiscale dai fattori di produzioni verso altri cespiti. E’ nostro dovere valutare l’impatto della service tax.
Ha infatti affermato il vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, nel corso di un’audizione davanti la commissione Bilancio della Camera.
Preoccupazione condivisa anche dal presidente del comitato tecnico fisco di Confindustria, Andrea Bolla, secondo cui “la maggiore criticità” del decreto legge IMU:
Riguarda la scelta di concentrare le risorse sulla esenzione per tutte le abitazioni principali, con un intervento costoso in termini di risorse pubbliche, che è iniquo e peggiora la competitività del Paese.
Puntare tutto sugli investimenti esteri?
Già non intervenendo sullo scatto dell’aliquota, rimodulando la seconda rata IMU e riducendo il più possibile lo scostamento di deficit, le coperture necessarie potrebbero scendere di circa due miliardi.
Per reperire risorse, il governo ha comunque deciso di giocare una nuova carta, quella degli investimenti esteri, spesso latitanti nel nostro Paese, ma che ora l’Italia tenterà in tutti i modi di attrarre nel più breve tempo possibile.
Magari intervenendo anche sulle inefficienze della giustizia civile, come ricordato anche dal presidente del Senato, Pietro Grasso:
Per poter attrarre gli investimenti necessari all’industria la giustizia civile deve essere resa più efficace e più rapida, devono essere garantiti i diritti di chi investe. E’ un aspetto non del tutto secondario della politica industriale.
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