Paul Krugman ci spiega la crisi che stiamo vivendo: ora potrà cambiare qualcosa?

Erika Di Dio

2 Maggio 2013 - 12:15

Paul Krugman ci spiega la crisi che stiamo vivendo: ora potrà cambiare qualcosa?

Quelli di noi che hanno passato anni a litigare contro la prematura austerità fiscale hanno trascorso bene le ultime due settimane. Studi accademici che presumibilmente giustificavano l’austerità hanno perso credibilità; i sostenitori della linea dura nella Commissione europea e altrove hanno ammorbidito la loro retorica. Il tono del dibattito è ora decisamente cambiato.

Ripasso economico

Tuttavia, credo che molte persone ancora non capiscono di cosa si tratti. Quindi, questo mi sembra un buon momento per offrire una sorta di ripasso sulla natura dei nostri problemi economici, e perché questo rimane un momento molto brutto per quanto riguarda i tagli alla spesa.

Cominciamo con quella che potrebbe essere la cosa più importante da capire: l’economia non è come una singola famiglia.

Le famiglie guadagnano quello che possono, e spendono con prudenza, la spesa e le opportunità di guadagno sono due cose diverse. Per l’economia nel suo complesso, tuttavia, il reddito e la spesa sono interdipendenti: la mia spesa è il vostro reddito, e la spesa è il mio reddito. Se entrambi tagliamo la spesa allo stesso tempo, anche i nostri redditi caleranno.

Ed è quello che è successo dopo la crisi finanziaria del 2008. Molte persone hanno improvvisamente tagliato la spesa, o perché hanno scelto di farlo o perché i loro creditori li hanno costretti a farlo, nel frattempo, molte persone non erano in grado o disposte a spendere di più. Il risultato è stato un crollo dei redditi che ha causato anche un crollo nel mondo del lavoro, creando la depressione che persiste ancora oggi.

Perché la spesa è crollata?

Soprattutto a causa dello scoppio della bolla immobiliare e per colpa di un sovraindebitamento del settore privato - ma se mi chiedete, la gente parla troppo di quello che è andato storto durante gli anni del boom e non abbastanza di ciò che dovremmo fare adesso. Perché non importa quanti eccessi ci siano stati nel passato, non c’è nessuna buona ragione per cui ora dobbiamo pagare con anni di disoccupazione di massa.

Quindi cosa possiamo fare per ridurre la disoccupazione? La risposta è che questo è il momento giusto perché la spesa pubblica superiore al normale possa sostenere l’economia fino a quando il settore privato non sia di nuovo disposto a spendere. Il punto cruciale è che, nelle condizioni attuali, il governo non è, e ripeto non è, in concorrenza con il settore privato. La spesa pubblica non toglie risorse agli usi privati​​, ma impiega le risorse in modo ottimale e produttivo. L’indebitamento pubblico non spiazza gli investimenti privati; mobilita fondi che altrimenti sarebbero inutilizzati.

Questo non è il momento dell’austerità

Ora, tanto per essere chiari, non bisogna sempre aumentare la spesa pubblica e fare deficit di bilancio in tutte le circostanze - e l’affermazione secondo cui le persone come me vogliono sempre deficit più grandi è assolutamente falsa. Per l’economia non è sempre così - in realtà, situazioni come quella che stiamo vivendo sono piuttosto rare. Bisogna ridurre i deficit e ridurre l’indebitamento del governo una volta che le condizioni siano ritornate alla normalità e l’economia non sia più depressa. Ma in questo momento stiamo ancora affrontando le conseguenze di una crisi finanziaria che coinvolge ben tre generazioni. Questo non è il momento per l’austerità.

OK, vi ho appena raccontato una storia, ma perché dovreste crederci? Ci sono, dopo tutto, persone che insistono sul fatto che il vero problema sia sul lato dell’offerta dell’economia: che i lavoratori non hanno le competenze di cui avrebbero bisogno, o che l’assicurazione contro la disoccupazione ha distrutto l’incentivo al lavoro, o che la minaccia incombente di un’assistenza sanitaria universale sta prevenendo le assunzioni, o qualsiasi altra cosa. Come facciamo a sapere che si sbagliano?

Beh, potrei continuare a lungo su questo argomento, ma basta guardare le previsioni fatte dalle due parti del dibattito. Le persone come me hanno predetto fin dall’inizio che i deficit di bilancio di grandi dimensioni avrebbero avuto poco effetto sui tassi di interesse, che "stampare denaro" su larga scala da parte della Fed (non è una buona descrizione della politica attuale della Fed, ma non importa) non sarebbe stato inflazionistico, che le politiche di austerità avrebbero portato a terribili crisi economiche. L’altro lato ci scherniva, insistendo sul fatto che i tassi di interesse sarebbero saliti alle stelle e che l’austerità avrebbe effettivamente portato ad un’espansione economica. Chiedete ai trader, o alle popolazioni che soffrono in Spagna, Portogallo e così via, cosa è successo in realtà.

Le cose potranno cambiare ora?

La storia è davvero così semplice, e sarebbe davvero stato così facile porre fine alla piaga della disoccupazione? Sì - ma le persone potenti non vogliono crederci. Alcuni di loro hanno un senso viscerale che la sofferenza sia un bene, che dobbiamo pagare un prezzo per i peccati del passato (anche se i peccatori di allora e quelli che soffrono ora sono gruppi sociali molto diversi tra loro). Alcuni di loro vedono la crisi come un’opportunità per smantellare la rete di sicurezza sociale. E quasi tutti gli appartenenti all’elite politica prendono spunto da una minoranza di ricchi che in realtà non sta soffrendo molto.

Che cosa è successo ora, tuttavia, è che la linea dell’austerità ha perso la sua foglia di fico intellettuale, ed emerge come l’espressione di un pregiudizio, di un opportunismo e di un interesse di classe, così come è sempre stato. E forse, solo forse, questa esposizione improvvisa ci darà la possibilità di iniziare a fare qualcosa per la depressione in cui ci ritroviamo.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: The Conscience of a Liberal

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