L’oro continua a muoversi tra alti e bassi, mostrando di non poter ambire in questa fase allo status di bene rifugio. I principali driver dei prezzi dovrebbero continuare ad essere la politica monetaria della FED e l’andamento del dollaro
Nei primi giorni dell’anno il mercato dell’oro è tornato sotto i riflettori, a causa delle forti turbolenze finanziarie provocate dal crollo dei mercati azionari cinesi e dei prezzi del petrolio (scesi addirittura sui minimi degli ultimi 13 anni sotto 30$ al barile). Gli investitori sono tornati a comprare lingotti per procurarsi una sorta di paracadute d’emergenza nel caso in cui la crisi in corso dovesse assumere proporzioni enormi, sulla falsariga di quanto già accaduto dopo il crack di Lehman Brothers sul finire del 2008. Tuttavia, tranne un apprezzamento minimo del 4% in pochi giorni, l’oro non si è comportato come un classico bene rifugio in questa fase di sell-off generalizzato.
Il valore del metallo prezioso è passato da area 1.050$ a 1.113$ l’oncia, per poi scendere nuovamente sotto 1.080$ nei giorni immediatamente successivi. Un altro tipico asset rifugio, ovvero lo yen giapponese, ha invece realizzato guadagni enormi approfittando anche della chiusura forzata di numerose posizioni short con elevata leva finanziaria. Insomma l’oro non sta dimostrando appieno di poter ambire al suo storico ruolo di bene rifugio, nonostante le continue crisi finanziarie che si sono succedute negli ultimi anni. Secondo Nevine Pollini, esperto di materie prime di Union Bancaire Privée (UBP), l’outlook sull’oro non può essere definito positivo. Le attese sono per rialzi minimi negli anni a venire, con probabile movimento laterale tra 1.050$ e 1.350$ l’oncia.
Il senior analyst del settore commodity del broker transalpino non esclude, però, che in futuro il metallo giallo possa recuperare il suo prestigio, riconquistando lo status di bene rifugio nel caso in cui la situazione dovesse ulteriormente peggiorare sia da un punto di vista economico-finanziario sia geopolitico. Pollini è comunque convinto che il driver per i prezzi dell’oro resterà l’intensità con la quale la FED procederà a nuovi rialzi dei tassi di interesse negli Usa (quest’anno ne sono attesi almeno tre) e la forza del dollaro americano. Da un punto di vista tecnico l’oro sembra aver scongiurato il pericolo di nuove cadute sotto 1.050$ l’oncia. La tenuta del supporto di breve periodo di 1.080$ dovrebbe consentire al metallo prezioso di muoversi in un range compreso tra 1.090$ e 1.120$ l’oncia.
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