Nonostante siano scattate importanti prese di beneficio sul dollaro, la quotazione dell’oro resta intorno ai minimi di periodo con possibilità di assistere a un crollo sotto 1.000$
La frenata del biglietto verde, in attesa del meeting della FED del 15 e 16 dicembre, ha consentito alla quotazione dell’oro di riprendere fiato dopo una fase molto negativa che aveva provocato una discesa rovinosa dai 1.180$ di fine ottobre a 1.046$ di qualche giorno fa. I prezzi del metallo giallo hanno così toccato il livello più basso dalla primavera del 2010, raggiungendo un importante supporto di medio-lungo periodo. Tuttavia, il rally del dollaro americano potrebbe non essere ancora terminato, per cui l’oro rischia sempre nuovi sell-off.
La FED dovrebbe finalmente alzare i tassi di interesse dall’attuale minimo storico dello 0-0,25%, per la prima volta da giugno 2006, e probabilmente favorire un nuovo boom del greenback. L’oro, che storicamente presenta una forte correlazione inversa con il dollaro, potrebbe tornare a scendere con decisione anche ben al di sotto del target dei 1.050$ l’oncia indicato dagli esperti di Goldman Sachs per l’anno in corso. La sensazione è che la quota psicologica dei 1.000$ possa essere non solo raggiunta, ma anche perforata al ribasso.
Da un punto di vista tecnico, l’eventuale crollo dei prezzi al di sotto dei 1.000$ l’oncia avrebbe quasi certamente pesanti ripercussioni sull’andamento dei prezzi nel corso del 2016. La quotazione del metallo prezioso potrebbe deprimersi fino al successivo supporto di 850$ l’oncia o addirittura fino al minimo di area 680$ toccato nel bel mezzo della crisi finanziaria di fine 2008, a seguito del crack di Lehman Brothers. Appare complicata anche la risalita dell’argento, che pochi giorni fa è sceso sotto 14$ l’oncia: qui un crollo dei prezzi avrebbe ripercussioni catastrofiche con potenziale target anche a 9$ o 8,5$ l’oncia.
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