Oro prova il rimbalzo verso 1.300 dollari, ma la domanda è scesa sui minimi a 4 anni

Negli ultimi due giorni l’oro ha reagito con decisione, dopo aver sperimentato pesanti perdite in questa prima parte di novembre. Il metallo giallo, che tre giorni fa era sceso a 1.261 dollari, ha recuperato terreno fino a spingersi nuovamente sopra 1.290 dollari l’oncia. I prezzi ora intravedono la possibilità di riacciuffare quota 1.300 dollari, dove però potrebbe aumentare la pressione dei venditori. Da inizio mese l’oro è arrivato a perdere anche il 5% circa del proprio valore.

Da un punto di vista tecnico il trend di breve periodo potrebbe sperimentare un ulteriore allungo fino a 1.300 dollari prima e 1.310 dollari poi, anche se ci sono ancora buone possibilità di rivedere il bearish trend delle ultime due settimane. Il segnale ribassista decisivo arriverà comunque solo in caso di breakout esplosivo del supporto di 1.250 dollari. A quel punto il metallo prezioso rischierebbe una debacle, con un veloce ritorno in area 1.200 dollari e probabilmente anche a 1.180 dollari, ovvero i livelli più bassi toccati quest’anno.

Da un punto di vista fondamentale le cose non vanno meglio. In base all’ultima indagine del World Gold Council (Wgc), la richiesta di oro è sempre più bassa complice la forte riduzione della domanda da investimento. Tra luglio e settembre la domanda di lingotti è scesa di un quinto rispetto a dodici mesi prima per un totale di 869 tonnellate. Si tratta del livello più basso dal terzo trimestre del 2009.

Le note dolenti, però, non finiscono qui. L’oro detenuto dagli Etf è diminuito di 118,7 tonnellate ai minimi dal 2010, mentre gli acquisti effettuati dalle banche centrali sono calati del 17%. Per l’oro si avvicina il primo anno di perdita (attualmente siamo intorno a una flessione del 24%), dopo ben 12 anni consecutivi di guadagno (massimo storico a 1.921 dollari toccato a inizio settembre 2011).