Fino alla scorsa settimana l’oro sembrava praticamente spacciato e destinato a crollare ancora verso 1.500 dollari l’oncia. Il forte calo della domanda, l’uscita dei grandi hedge fund, i riscatti record dagli Etf e le aspettative di riduzione del piano di acquisto degli asset da parte della Fed avevano creato le condizioni per un forte declino dei prezzi, che erano scesi fino a 1.554,9 dollari l’oncia lo scorso 21 febbraio.
Ieri, però, Ben Bernanke ha difeso la politica di quantitative easing della Fed, confermando la propria intenzione di portare avanti a tempo indeterminato il programma di acquisto di titoli di stato e titoli garantiti da mutui ipotecari al ritmo di 85 miliardi di dollari al mese. L’oro ha messo a segno un maxi-rimbalzo fino a 1.620 dollari, con un guadagno superiore all’1% su base giornaliera.
A questo punto ci si chiede se l’exploit dell’oro sia solo un rimbalzo tecnico oppure se è n corso un’inversione del trend. La sensazione è che l’oro possa muoversi tra 1.620 e 1.640 dollari nei prossimi giorni, a patto che i prezzi riescano a mantenere il supporto "psicologico" di 1.600 dollari. Un ritorno deciso sotto 1.600 potrebbe far ritornare le vendite sul metallo giallo, con obiettivo posto a 1.570 dollari prima e 1.530 dollari poi.
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