Le prese di beneficio sul dollaro americano stanno favorendo la risalita dei metalli preziosi, in particolare l’oro che è rimbalzato con forza dal supporto di area 1.180$
La quiete dopo la tempesta. L’oro torna a respirare dopo aver attraversato una fase di mercato molto complicata, durante la quale la quotazione è scesa fino all’area di supporto chiave di lungo periodo di 1.180$ l’oncia. Lunedì i prezzi si sono accomodati sul supportone, dove comunque sono riusciti a rimbalzare con decisione a partire da un minimo di 1.183$ l’oncia. Su base weekly inizia a configurarsi un triplo minimo molto interessante (vedi grafico in basso), potenzialmente in grado di far ripartire le quotazioni dopo il crollo avvenuto negli ultimi tre mesi.
Nel primo trimestre l’oro era riuscito a muoversi al rialzo, in scia all’aumento delle tensioni geopolitiche in Ucraina, spingendosi fino a 1.390$ da 1.205$. Sembrava che il peggio fosse passato (lo scorso anno perse quasi il 29% del proprio valore), ma nei mesi successivi è avvenuto uno storno notevole a causa di una serie di fattori di matrice macroeconomica avversi. In primis le aspettative di aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti nel 2015, ma anche il tapering e le attese di bassa inflazione per i prossimi anni.
Negli ultimi 2-3 mesi un altro elemento ha contribuito a far crollare le quotazioni dell’oro: il super trend rialzista del dollaro americano, con il quale il metallo prezioso presenta storicamente una correlazione inversa. Il boom del biglietto verde ha depresso le quotazioni aurifere, facendo scendere il valore del metallo prezioso del 13% negli ultimi tre mesi. Un altro aspetto penalizzante per l’oro è la debole domanda da investimento, ma anche quella da gioielleria e monete (in particolare la richiesta dai consumatori più importanti, Cina e India, è in forte diminuzione).
Stamattina l’oro si muove in territorio positivo in area 1.215$ l’oncia. Dai bottom di periodo, il livello più basso dell’anno, è avvenuto già un rimbalzo superiore al 2,5%. In ripresa troviamo anche l’argento, sceso sotto 16,7$ due giorni fa ai minimi da 4 anni, che ieri è salito fino a 17,6$ l’oncia. In recupero ci sono anche il platino a 1.267$ (minimo di lunedì a 1.184$, il più basso degli ultimi 5 anni) e il palladio, che ieri ha toccato quota 788$ dopo aver realizzato il minimo più basso degli ultimi 7 mesi a 733$. Secondo gli esperti la reazione dei metalli preziosi potrebbe comunque durare poco, soprattutto se il dollaro statunitense dovesse riprendere presto il suo straordinario rally.
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