Con l’open banking le banche condividono i dati dei conti correnti e delle transazioni con società terze. Ecco perché è importante e cosa cambia per il mondo bancario e fintech

Stai cercando di capire cosa è l’open banking? Non sei il solo. Ormai capita sempre più frequente di imbattersi in termini come PSD2, open banking, API, TPP, ma senza un background tecnico può essere difficile comprendere cosa sono e come cambiano, nella pratica, il nostro rapporto con la banca e i servizi finanziari che usiamo ogni giorno.
Dopo aver spiegato cosa sono PSD2 e API aperte, approfondiamo qui il concetto di open banking: cosa significa, come funziona e cosa cambia.
Cos’è l’open banking: definizione
La definizione di open banking che ne dà Wikipedia è la seguente:
Termine relativo all’ambito dell’innovazione nei servizi finanziari che fa riferimento a: utilizzo di open API che consentono a un’applicazione di avere accesso ai dati degli istituti bancari e finanziari; maggiori possibilità di trasparenza finanziaria per i titolari di conti, che variano dagli open data e i dati privati; utilizzo di tecnologie open source per ottenere quanto sopra.
Nei fatti, l’open banking è la pratica delle banche di condividere le informazioni finanziarie dei clienti - solo in modo sicuro e a condizioni da loro approvate - con società esterne, le cosiddette terze parti (o TPP). Come lo fanno? Attraverso le API (interfacce di programmazione delle applicazioni) aperte.
Grazie a questa apertura, i soggetti terzi autorizzati possono quindi accedere ai dati messi a disposizione dalle banche (es: saldo disponibile, dettagli di spesa, entrate e uscite…) e sviluppare nuove app e servizi finalizzati a migliorare l’esperienza di banking degli utenti.
L’open banking è frutto della PSD2, la nuova direttiva sui pagamenti digitali promulgata dal Parlamento europeo nel 2015 e ufficialmente attiva nei Paesi dell’UE da settembre 2019. Questa normativa è nata con lo scopo di promuovere lo sviluppo e la diffusione di sistemi di pagamento innovativi introducendo l’obbligo per le banche di aprire le API e i dati del cliente a società terze, previo il suo consenso.
Come funziona l’open banking: usi pratici
Potresti già star usando servizi di open banking senza esserne consapevole. Ad esempio gli strumenti di gestione delle finanze personali utilizzano le informazioni del tuo conto bancario per aiutarti a tenere traccia delle spese e raggiungere gli obiettivi.
Un altro esempio pratico di open banking è Yolt, l’app che permette di visualizzare e gestire tutti i tuoi conti bancari in un’unica piattaforma. Questa funziona è stata da poco introdotta anche da Revolut, la banca mobile britannica che sta diventando sempre più popolare in Italia.
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Grazie all’open banking e alla PSD2 ci sarà un settore bancario e finanziario sempre più variegato e competitivo, con servizi sempre più innovativi e costi più bassi. Gli sviluppatori di app potranno creare prodotti migliori e personalizzati, cuciti su misura per noi e le nostre esigenze.
Pensiamo al caso in cui ci serve un prestito. Invece di raccogliere manualmente informazioni da diverse fonti, la nostra app che ha accesso ai nostri dati finanziari ci manderà le offerte più adatte a noi.
Il problema della privacy
L’open banking si basa sulla condivisione dei dati, ma ciò non implica che si riduce automaticamente la sicurezza o la privacy dell’utente che, precisiamo, può decidere di mantenerli privati.
Il regolamento della protezione dei dati impone, poi, alle banche e le società terze di adottare tutte le misure per proteggere i dati personali dei cittadini e di informarli in modo trasparente e chiaro sui nuovi rischi a cui vanno incontro.
Dal momento che l’open banking avviene nel mondo digitale, in cui fioccano le frodi e le minacce alla sicurezza dei dati, le banche e le terze parti sono chiamate a rafforzare gli standard minimi di sicurezza. Ecco che la PSD2 prevede l’utilizzo della Strong Customer Autenthication, o autenticazione forte, per procedere con alcune operazioni bancarie.
Questa autenticazione è più sicura perché si dice addio all’inserimento del numero della carta di credito, e può avvenire solo in presenza di almeno due tra questi strumenti: una password o PIN conosciuto solo dall’utente; un dispositivo personale come uno smartphone; un sistema di riconoscimento unico come impronta digitale, volto o iride.
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