Oggi la Catalogna vota il Referendum proibito: cosa succederà?

Dimitri Stagnitto

09/11/2014

I Catalani al voto per la secessione ma lo Stato spagnolo ha già dichiarato nullo l’esito: possibili derive violente in caso di vittoria dei SI?

Oggi la Catalogna vota il Referendum proibito: cosa succederà?

Oggi la Catalogna vota per la sua indipendenza dalla Spagna, nonostante tutto.

Dopo il fallimento del referendum scozzese in cui alla fine hanno prevalso i NO, i catalani si presenteranno oggi alle urne in un clima di alta tensione per un referendum che non ha nessun riconoscimento da arte dello Stato spagnolo ma che potrebbe diventare l’inizio di un periodo di nuove e forti tensioni interne in Spagna.

A differenza della Scozia infatti la Catalogna è la principale area di sviluppo economico della Spagna, le tensioni catalane sono simili a quelle del Veneto qui in Italia: una popolazione che si sente più ricca e avanzata e quindi "sfruttata" da un Paese più arretrato e per giunta in crisi.

In questo contesto la secessione viene vista come un modo per valorizzare le proprie differenze culturali dal resto del Paese, certamente, ma anche come un modo per avviare le possibilità di un rilancio economico.

In Spagna potrebbe iniziare una guerra civile?
E’ difficile ipotizzare quali scenari possano concretizzarsi da domani dopo la fine del referendum, specie in caso di vittoria dei SI: certamente lo Stato spagnolo non riconoscerà alcun valore al referendum e così starà ai catalani decidere come portare avanti la loro istanza.

I due poli sono dati dalla soddisfazione momentanea per l’aver fissato un punto almeno formale che può essere una partenza per un percorso politico verso una maggiore autonomia e dalla deriva violenta di fronte alla mancata presa in considerazione della volontà popolare catalana. In mezzo ci sono tutte le possibili situazioni intermedie.

Un segnale forte per l’Europa
Il referendum catalano rappresenta in ogni caso un ennesimo segnale implicito nei confronti dell’Europa: l’unificazione economica del continente ha creato ampie sacche di disagio economico e sociale e il perdurare della crisi sta esacerbando le spinte contrarie al movimento di "unione fraterna" dei popoli Europei: stanno invece riemergendo i particolarismi locali e gli stessi stati nazionali, privati di poteri e credibilità, rischiano di sfaldarsi.

Per assurdo l’esito del progetto (da alcuni esponenti dello stesso definito addirittura "sogno") dell’unificazione Europea potrebbe sfociare nel lungo termine addirittura a un ritorno a all’Europa di secoli fa, divisa in piccoli stati con singole città di riferimento, un po’ come ai tempi dei Comuni e delle Signorie in Italia.

Scenario estremo? Forse no, specialmente se l’assetto politico ed economico Europeo resterà centrato su un modello di competizione interna fratricida.

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