Obbligo di fedeltà durante la separazione: quando cessa e cosa può fare il coniuge tradito

Isabella Policarpio

13 Novembre 2019 - 13:39

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Durante la separazione, sia giudiziale che consensuale, non vi è l’obbligo di fedeltà reciproca, tuttavia non bisogna mai avere atteggiamenti che ledono la dignità dell’ex coniuge. In questa guida vedremo cosa si intende per obbligo di fedeltà e cos’è la separazione con addebito dopo il tradimento.

Obbligo di fedeltà durante la separazione: quando cessa e cosa può fare il coniuge tradito

La fedeltà reciproca tra i coniugi cessa durante la separazione, sia essa consensuale che giudiziale. Questo però non significa che il coniuge possa iniziare una nuova relazione o una convivenza senza limitazioni: secondo i giudici della Corte costituzionale infatti, anche se l’obbligo di fedeltà cade la condotta di chi “tradisce” non può essere tale da ledere la dignità dell’altro.

Precisiamo poi che per infedeltà coniugale non si intende solamente quella carnale ma anche quella platonica, quando l’infatuazione dell’altro coniuge sia palese.

Se la violazione dell’obbligo di fedeltà è stata la causa della fine del matrimonio, il giudice di merito delibererà la separazione con addebito, con gli effetti che andremo a precisare.

In questo articolo vedremo cosa si intende per obbligo di fedeltà reciproca, cosa succede durante la separazione e quando scatta la separazione con addebito.

L’obbligo di fedeltà permane anche durante la separazione?

Che sia giudiziale o consensuale, l’effetto della separazione è affievolire gli obblighi di natura coniugale. Questo vale in primis per l’obbligo di coabitazione ed anche per quello di fedeltà. Invece permane il dovere di provvedere moralmente ed economicamente ai figli e anche l’obbligo di assistenza del coniuge in caso di comprovata difficoltà economica, a tal proposito si vedano i nuovi criteri per determinare l’assegno di separazione.

Dunque, chi si separa non è tenuto a restare fedele al coniuge, tuttavia ci sono degli accorgimenti da rispettare, altrimenti si rischia di passare dalla parte del torto. La Corte di Cassazione ha sottolineato più volte che durante la separazione entrambi i coniugi sono tenuti a rispettare la dignità dell’altro e quindi a non ostentare da subito l’inizio di di una nuova relazione o comunque a non avere atteggiamenti che possano offenderlo e deriderlo. Questo principio si applica a tutte le situazioni che possono venirsi a creare dopo la separazione, compresa la convivenza con un altro partner.

Il rispetto della dignità dell’ex nell’ambito di una nuova relazione vale sia se dopo la separazione i coniugi vivano in case diverse sia se siano “separati in casa” per esigenze economiche o di altra natura.

In altre parole questo significa che spetta sempre al giudice valutare la situazione caso per caso e decidere se il tradimento faccia nascere il diritto all’addebito oppure no.

Il coniuge tradito può chiedere la separazione con addebito

Come abbiamo detto, la fedeltà è uno dei principali obblighi che conseguono alla stipulazione del matrimonio. Quindi il coniuge tradito può chiedere all’altro l’addebito della separazione, vale a dire il riconoscimento della responsabilità della fine del rapporto sentimentale. Spetta al coniuge tradito o maltrattato provare al giudice la colpevolezza dell’ex e, se l’addebito viene riconosciuto ci saranno le conseguenze seguenti:

  • perdita del beneficio dell’assegno di separazione;
  • perdita dei diritti ereditari sui beni dell’altro coniuge;
  • eventuale risarcimento danni.

Tuttavia la violazione dell’obbligo di fedeltà in corso di matrimonio non fa scattare automaticamente la separazione con addebito: infatti il coniuge traditore può provare che il tradimento è avvenuto in un momento in cui era già in corso una grave crisi matrimoniale, causata anche dall’inadempimento dell’altro coniuge e in questo modo evitare l’addebito.

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