OCSE, docenti più anziani e stipendi in calo: così si distrugge la scuola italiana

Simone Micocci

16 Settembre 2016 - 13:37

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Scuola, pubblicato l’annuale rapporto dell’Ocse. I dati sono preoccupanti: lo stipendio degli insegnanti è tra i più bassi, mentre il numero di over 50 è in forte aumento, così come la percentuale dei Neet.

OCSE, docenti più anziani e stipendi in calo: così si distrugge la scuola italiana

OCSE: nella scuola italiana cresce l’età media degli insegnanti, mentre l’ammontare dello stipendio è in calo.

L’ultimo rapporto Ocse “Education at a glance” ci dà conferma del periodo difficile che sta attraversando la scuola italiana.

Infatti, stando a quanto rilevato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, tra i Paesi dell’area Ocse l’Italia è quello con il dato anagrafico più alto per quanto riguarda gli insegnanti. Nel dettaglio, in Italia più della metà dei docenti della scuole elementari, medie e superiori hanno un’età superiore ai 50 anni.

Un dato allarmante, specialmente se sommato a quello relativo allo stipendio dei docenti. L’Ocse ha rilevato che, a causa del blocco dei contratti e dell’aumento del costo della vita, negli ultimi 4 anno il valore reale dello stipendio di un insegnante italiano è calato del 7%.

A rendere il quadro più completo è arrivato il dato riguardante i Neet, ovvero quei giovani che pur non frequentando la scuola non sono ancora alla ricerca di un impiego. Secondo il rapporto annuale, oltre un terzo dei giovani italiani di età compresa tra i 20 e i 24 anni non studiano e non lavorano; il dato più alto tra quelli degli altri Paesi dell’Ocse.

Il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, non sembra preoccupata per questi dati, poiché come rivelato da lei stessa, le ultime politiche del Governo (Buona Scuola, ndr) sono la giusta soluzione per “invertire la rotta sulla scuola”.

Ocse: gli insegnanti italiani sono tra i più anziani

Nel rapporto “Education at a glance” è stato analizzato il dato anagrafico degli insegnanti dei Paesi dell’area Ocse, e come abbiamo già specificato non ci sono notizie positive per l’Italia.

Infatti, il nostro Paese è quello ad avere gli insegnanti più anziani. Nel dettaglio, nella scuola primaria il 58% di docenti ha più di 50 anni, così come il 59% nelle medie e addirittura il 69% nelle scuole superiori.

La maggior parte degli insegnanti italiani inoltre è di sesso femminile (l’80%). È curioso però che questo rapporto non sia confermato a livello dirigenziale; “solo” il 55% dei presidi italiani, infatti, sono donne.

A tal proposito i tecnici dell’Ocse hanno dichiarato di apprezzare le ultime riforme del Governo Renzi, finalizzate ad un ringiovanimento del corpo docente. Tuttavia, il Governo non deve limitarsi nel proporre un piano d’intervento per abbassare la media anagrafica degli insegnanti italiani, poiché deve concentrarsi anche nel trovare delle misure volte ad aumentare gli stipendi di maestri e professori.

Leggi anche-Scuola, rinnovo contratto: l’aumento di stipendio non sarà per tutti, ecco perché.

Ocse: troppo basso lo stipendio degli insegnanti italiani

Nello studio dell’Ocse è stata posta l’attenzione sul valore degli stipendi degli insegnanti italiani. Quanto rilevato dal rapporto conferma la necessità di un rinnovo contrattuale, poiché gli insegnanti italiani sono tra quelli con lo stipendio più basso.

Nel dettaglio, dallo studio annuale dell’Ocse è emerso che negli ultimi 4 anni gli stipendi degli italiani sono diminuiti del 7% in termine di valori reali. Un dato allarmante, ma di cui eravamo già a conoscenza.

Per questo motivo il Governo non può più ritardare le trattative per il rinnovo dei contratti, poiché come confermato da Pino Turi, segretario generale per UIL Scuola, “il decremento delle buste paga dei docenti, in termini di potere d’acquisto, è un dato impressionante. Occorre intervenire subito sui contratti del personale della scuola e sul sistema pensionistico in modo da favorire il ricambio generazionale ”.

Italia, in aumento i Neet: ecco perché secondo l’Ocse

Uno dei dati più allarmanti riguarda il numero di giovani che né studia né lavora. Tra il 2005 e il 2015 questa percentuale è aumentata del 10%, tant’è che oggi circa il 30% dei giovani di età compresa tra i 20 e i 24 anni si può definire un “Neet” (Not in education, employment or training).

Secondo l’Ocse la causa di questo aumento non è da attribuire solamente alla crisi economica, poiché ad esempio in altri Paesi come Grecia e Spagna dove c’è stato un calo dell’occupazione simile a quello italiano, non c’è stato un aumento così vistoso del numero dei Neet.

Per quale motivo? Nel nostro caso è mancata la capacità di riassorbire i cittadini che hanno perso un lavoro in percorsi d’istruzione e formazione.

Ad esempio, negli ultimi 10 anni in Grecia e Spagna le iscrizioni all’Università degli under 15 sono aumentate rispettivamente del 14% e del 12%, in Italia solamente del 5%. A testimonianza che c’è una graduale perdita di fiducia nell’Università come garanzia per un impiego futuro.

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