Chi è Patrizio Bianchi, l’ex ministro dell’Istruzione del governo Draghi

Alessandro Cipolla - Antonio Cosenza

21/06/2023

21/06/2023 - 09:47

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Patrizio Bianchi è stato il ministro dell’Istruzione del governo Draghi: una lettera a lui indirizzata è stata inserita tra le tracce della prima prova dell’esame di maturità 2023.

Chi è Patrizio Bianchi, l’ex ministro dell’Istruzione del governo Draghi

Patrizio Bianchi è un accademico, uno dei professori di Economia applicata più stimati in Italia, che durante l’esperienza del governo Draghi ha ricoperto il ruolo di ministro dell’Istruzione.

Nei suoi studi Bianchi si è sempre interessato di scuola e del contributo che questa dà alla crescita economica di una società. Una scuola orientata al lavoro, ed è per questo che il suo potrebbe essere il nome migliore per guidare il comparto in questa importante fase di transizione e rinascita.

In occasione della prima prova dell’esame di maturità 2023, una lettera a lui indirizzata durante il difficile periodo della pandemia è stata scelta come una delle tracce proposte agli studenti.

Chi è Patrizio Bianchi: la biografia

Classe 1952, Patrizio Bianchi nel 1976 si laurea - con lode - alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna, per poi perfezionare i propri studi alla London School of Economics, con il professore Basil Yamey. Durante lo stesso periodo ha anche operato presso la Price Commission britannica, dove si è occupato di un’inchiesta sul controllo dei prezzi nel settore del cemento.

Tornato in Italia, nel 1980 diventa ricercatore presso la facoltà di Economia dell’Università di Trento, mentre nel 1986 vince la cattedra di Professore associato di Politica Economia all’Università di Bologna (dove nel 1994 diventa professore ordinario).

Nel 1997 poi si trasferisce all’Università di Ferrara, dove nel 2004 viene nominato Rettore (incarico confermato fino al 2010). Qui ricopre - ancora oggi - il ruolo di Professore ordinario di Economia e Politica industriale.

Non mancano i suoi incarichi politici: per dieci anni è stato assessore all’Istruzione in Emilia Romagna, mentre dal 2020 è stato chiamato a coordinare la task force che ha dato supporto al Ministro Azzolina nella gestione della ripartenza scolastica.

Al momento della nascita del governo guidato da Mario Draghi, Patrizio Bianchi è stato scelto come ministro dell’Istruzione mantenendo l’incarico durante tutta la durata del mandato dell’ex premier.

La sua attività

Patrizio Bianchi è da sempre interessato al mondo della scuola, sia nella dimensione educativa che in quella amministrativa. Anche se non proviene da questo mondo, quindi, presenta tutte le caratteristiche per guidarlo in questa fase di rilancio.

Durante le sue esperienze come assessore, infatti, questo si è attivato per una scuola vicina al lavoro e alle nuove tecnologie. Una scuola innovativa che guardi alle nuove professioni: ecco ciò che davvero serve al nostro comparto istruzione.

Ma non per questo ha abbandonato il concetto di una scuola umanistica: a lui, infatti, si deve una lista di iniziative finalizzate all’inclusione scolastica.

Per capire meglio qual è il pensiero di Patrizio Bianchi sulla scuola, riportiamo un estratto del suo ultimo libro, “Nello specchio della scuola” (edito Il Mulino, 2020):

“È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Una scuola, quindi, che sia l’ambiente adeguato per formare umanamente gli studenti, ma anche lavorativamente: una scuola che non sia fine a se stessa, ma che tenga conto delle nuove esigenze dettate dal mercato del lavoro, specialmente in questa fase in cui ci sarà una nuova spinta verso l’innovazione grazie alle risorse in arrivo con il Recovery Fund.

In occasione della prima prova degli esami di maturità 2023, una lettera a lui indirizzata da parte di alcuni accademici durante il periodo della pandemia è rientrata nella tipologia C - il tema d’attualità - delle sette tracce proposte.

“Lei sarebbe orientato a riproporre un esame di maturità senza gli scritti come lo scorso anno, quando molti degli stessi studenti, interpellati dai giornali, l’hanno giudicato più o meno una burletta”, scrivevano a dicembre 2021 un gruppo di docenti e professori universitari all’allora titolare del ministero dell’Istruzione. “Nonostante i problemi causati dalla pandemia, per far svolgere gli scritti in sicurezza a fine anno molte aule sono libere per ospitare piccoli gruppi di candidati. E che l’esame debba essere una verifica seria e impegnativa è nell’interesse di tutti - si legge - in quello dei ragazzi - per cui deve costituire anche una porta di ingresso nell’età adulta - perché li spinge a esercitarsi e a studiare, anche affrontando quel tanto di ansia che conferma l’importanza di questo passaggio. Solo così potranno uscirne con soddisfazione. È nell’interesse della collettività, alla quale è doveroso garantire che alla promozione corrisponda una reale preparazione. Infine la scuola, che delle promozioni si assume la responsabilità, riacquisterebbe un po’ di quella credibilità che ha perso proprio scegliendo la via dell’indulgenza a compenso della sua frequente inadeguatezza nel formare culturalmente e umanamente le nuove generazioni. Non si tratta quindi solo della reintroduzione delle prove scritte, per molte ragioni indispensabile (insieme alla garanzia che non si copi e non si faccia copiare, come accade massicciamente ogni anno); ma di trasmettere agli studenti il messaggio di serietà e di autorevolezza che in fondo si aspettano da parte degli adulti”.

Una scelta questa da parte del ministero dell’Istruzione che ha suscitato delle polemiche visto che la lettera è stata percepita come una sorta di attacco nei confronti dell’ex ministro Bianchi.

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