Milan cinese, un bluff già scoperto? Ecco perché i rossoneri rischiano grosso

Alessandro Cipolla

04/08/2017

Non solo il caso delle fideiussioni e i misteri su Yonghong Li, sono tanti i sentori che fanno pensare che il progetto del Milan potrebbe crollare presto.

Milan cinese, un bluff già scoperto? Ecco perché i rossoneri rischiano grosso

Le vicende del Milan continuano a tenere banco. A far parlare dei rossoneri però non è soltanto il rettangolo verde di gioco, ma soprattutto le vicende societarie ed economiche che ruotano attorno alla nuova proprietà cinese.

Il caso delle fideiussioni mancanti per completare gli acquisti di Leonardo Bonucci dalla Juventus e Lucas Biglia dalla Lazio, ha fatto riemergere tutti i dubbi legati al closing avvenuto la scorsa primavera.

Una difficoltà questa della società di via Turati che fa di nuovo scaturire dubbi non solo sull’effettiva liquidità delle casse del Milan, ma anche su tutta l’operazione di acquisto del club messa in atto da Yonghong Li.

I punti oscuri infatti cominciano a essere numerosi e i tanti tifosi rossoneri iniziano a chiedersi cosa, effettivamente, può rischiare il Milan nel caso che le varie scadenze non vengano rispettate dalla nuova proprietà.

Il caso delle fideiussioni

Mentre mister Vincenzo Montella stava preparando al meglio il ritorno del preliminare di Europa League contro il Craiova, esame non troppo impegnativo agilmente superato, il sito Calcio e Finanza faceva divampare il caso delle fideiussioni mancanti.

Per quanto riguarda i trasferimenti tra le società italiane, i nostri club secondo il regolamento devono fornire le garanzie necessarie sugli acquisti fatti prima del 31 luglio entro la non prorogabile data dell’11 agosto.

In pratica ogni squadra deve fare i conti riguardanti il proprio calciomercato poi, in caso che ci sia un saldo negativo, devono pagare il 20% della somma come prima rata e coprire tutto il resto del totale con delle fideiussioni.

Il Milan ha già provveduto a coprire gli acquisti dall’Atalanta di Conti e Kessié, quest’ultimo arrivato in prestito con obbligo di riscatto, mentre all’appello mancano i soldi e le garanzie per quelli di Bonucci (42 milioni) e Biglia (17 milioni).

Sempre Calcio e Finanza ha poi rivelato il retroscena del Milan che si sarebbe visto negare dal Banco BPM, che è anche sponsor dei rossoneri, il rilascio della fideiussione necessaria per completare i due acquisti.

BPM così come altri istituti italiani per regolamento non può fornire la fideiussione al Milan: i conti del club sono in rosso e gli asset da dare in garanzia sono già stati dati tutti al fondo Elliott per il prestito di 300 milioni necessario per completare il closing.

Visto che Yonghong Li non può dare in pegno propri beni, il perché lo spiegheremo più avanti, il Milan a questo punto può cercare di fare cassa vendendo alcuni giocatori in esubero per cercare di abbassare il saldo negativo, ma alla fine entro l’11 agosto una fideiussione va sempre presentata.

I rossoneri quindi possono o cercare di liberare alcuni asset già dati in pegno, opzione difficile visto che il fondo Elliott è famoso per la sua rigidità, oppure trovare un istituto di credito estero che possa fornire una contro-garanzia. In quest’ottica, sembrerebbe che la società abbia allacciato diversi contatti.

L’amministratore delegato Marco Fassone continua a mostrare ottimismo, ma resta il fatto che se non verranno trovate le garanzie entro l’11 agosto i trasferimenti di Bonucci e Biglia verranno clamorosamente annullati, con i due giocatori che così farebbero ritorno nei loro club di provenienza.

Una prospettiva questa che sarebbe una catastrofe per tutto quello che il Milan sta cercando di costruire, ma questa delle fideiussioni può essere definita soltanto la punta di un’iceberg di una serie di problematiche che si celano dietro la nuova proprietà cinese.

Bluff già scoperto?

Oltre a quella dell’11 agosto c’è un’altra data importante per il destino del Milan. Il prossimo 30 settembre infatti il governo cinese, salvo difficili colpi di scena, dovrebbe togliere il blocco ai trasferimenti all’estero di capitali per operazioni ritenute irrazionali.

Dal 1 ottobre quindi Yonghong Li con ogni probabilità potrà vedere sbloccati i suoi fondi che finora Pechino aveva stoppato in patria. Sarà dunque il momento per vedere l’effettiva potenza economica del nuovo presidente del Milan.

Visto il piano economico messo a punto dal club rossonero, sarà molto importante vedere se il suo presidente ha comunque la capacità di poter coprire eventuali perdite o minori entrate rispetto a quelle ipotizzate.

Il Milan infatti deve restituire 300 milioni al fondo Elliott entro ottobre 2018, fra poco più di un anno quindi. In caso contrario, l’istituto americano diventerà il nuovo proprietario del club rimettendolo subito in vendita.

Vista la corposa campagna acquisti messa in atto, in attesa del responso dell’Uefa in termini di Fair Play Finanziario, questa stagione si chiuderà con un pesante rosso di bilancio. Anche vendendo i propri giocatori migliori, difficile mettere assieme tutti quei soldi entro ottobre 2018.

La speranza di aumentare i ricavi attraverso il rafforzamento del brand nel mercato asiatico poi è un’operazione a lungo termine, molto legata ai risultati ottenuti sul campo dalla squadra di mister Montella.

Considerando anche che nel consiglio d’amministrazione del Milan i cinesi sono in minoranza, quattro italiani contro quattro asiatici ma il voto dall’ad Fassone vale doppio, non si riescono a capire i motivi dell’operazione messa in atto da Yonghong Li.

Vista la situazione, si potrebbe prendere in prestito la celebre frase di Mao “L’occidente è una tigre di cartone”. Capovolgendo gli interpreti, tra poco invece saranno i tifosi del Milan a scoprire se la proprietà cinese è veramente una potenza oppure, mestamente, soltanto un grande bluff.

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