Messa vietata, il nuovo DPCM è incostituzionale?

Isabella Policarpio

28/04/2020

03/09/2020 - 16:49

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Il DPCM sulla Fase 2 viola la libertà di culto? Secondo alcuni vietare la messa ai fedeli è incostituzionale, ma Governo e comitato-scientifico non sono d’accordo.

Messa vietata, il nuovo DPCM è incostituzionale?

Celebrare la messa sarà vietato anche nella prima metà di maggio, salvo nuove disposizioni. Questo il contenuto del DPCM 26 aprile 2020, nel quale inizia a delinearsi la Fase 2, quella di convivenza con il virus.

La notizia ha fatto infuriare la CEI, che accusa il provvedimento di incostituzionalità: secondo vescovi, sacerdoti e molti giuristi cattolici, il divieto di celebrare la messa viola la libertà di culto, uno dei baluardi della nostra Costituzione.

Gran parte dei fedeli protestano per poter tornare a messa - nel rispetto delle misure di sicurezza - ma il comitato tecnico-scientifico ritiene che la presenza dei fedeli in chiesa possa favorire il contagio.

Prima di parlare di incostituzionalità, cerchiamo di comprendere le posizioni di entrambe le fazioni.

Vietare la messa è incostituzionale?

La posizione di Conte è stata chiara: nel nuovo DPCM 26 aprile 2020 celebrare la messa in presenza dei fedeli è vietato, almeno fino al 18 maggio. Notizia che non piace non solo alla Conferenza episcopale italiana, ma anche alla Comunità islamica e alla Commissione delle chiese evangeliche.

Anche molti giuristi, cattolici e non, si sono scagliati contro il divieto, precisando che la messa potrebbe essere consentita nel rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro tra i fedeli ed evitando strette di mano (come il segno della pace).

L’accusa è di violare l’articolo 19 della Costituzione sulla liberà di culto, che recita:

“Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.”

C’è anche chi ha parlato di un vero e proprio paradosso. Per l’Unione dei giuristi cattolici di Perugia nelle scelte del Governo ci sono “evidenti e illogiche alcune disparità di trattamento: è consentito andare in tabaccheria ad acquistare le sigarette, ma non di andare in Chiese per ricevere la Comunione; possiamo ricevere a domicilio le pizze, ma non l’ostia dal sacerdote; è possibile accompagnare i defunti al cimitero, ma non riunirsi in Chiesa per pregare“.

Il diritto alla salute prevale sulla libertà di culto

Se è vero che lo Stato deve tutelare e garantire il sentimento religioso, è vero anche che il diritto alla salute (articolo 32 della Costituzione) è prevalente rispetto alla libertà di culto, e il comitato tecnico-scientifico ritiene che i tempi per consentire le messe con i fedeli non siano ancora maturi.

Quindi, almeno secondo il parere della scrivente, parlare di incostituzionalità non solo è azzardato ma è anche un atteggiamento poco costruttivo. Anzi, in questo momento così delicato la Religione dovrebbe dare supporto morale e coraggio, e invitare i fedeli a pregare in casa, come lo stesso papa Francesco ha fatto più volte.

Cosa dice il comitato tecnico-scientifico

La posizione del CEI e di molti fedeli si scontra con il parere delle autorità sanitarie del comitato tecnico scientifico, secondo i quali la presenza dei fedeli in chiesa ha delle criticità ineliminabili, tra cui la difficoltà di mantenere le distanze di sicurezza (non tutte le chiese, infatti, sono ampie) e la mancanza del giusto ricambio di aria.

In particolare, il comitato tecnico-scientifico ha dichiarato che la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta, allo stato attuale, alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia.

Quindi sembra confermato il divieto di celebrare la messa almeno per le prime 3 settimane di maggio. Dopo il 20 maggio, si potranno stabilire nuove regole e misure di prevenzione per consentire ai fedeli di recarsi in chiesa in sicurezza. La riapertura, però, è subordinata all’esame degli effetti che avrà l’inizio della Fase 2 sulla curva epidemiologica.

Nel frattempo ricordiamo che le chiese sono aperte e che i fedeli possono recarsi a pregare da soli e senza creare assembramenti.

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# Fase 2

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