Mercati emergenti: così cattivi da essere buoni?

Livio Spadaro

14/12/2015

Secondo gli esperti di Pictet e Goldman Sachs, i mercati emergenti potrebbero recuperare parte del terreno perso quest’anno nella seconda metà del 2016.

Mercati emergenti: così cattivi da essere buoni?

Le valute e gli stock dei mercati emergenti, già appesantiti da pesanti sell-off, potrebbero vedere in futuro ulteriori fuoriuscite di capitali. Tuttavia, secondo gli analsiti di Pictet Wealth Management (che gestisce circa $426 miliardi di assets) e Goldman Sachs, i mercati emergenti potrebbero essere «così cattivi da essere buoni».

Pictet: stock mercati emergenti prezzano negatività

I mercati emergenti si stanno interfacciando con un’economia globale in rallentamento e con il crollo dei prezzi delle materie prime. Questi eventi hanno caratterizzato pesanti sell-off sui mercati emergenti viste le difficoltà economiche incontrate dagli stessi.

Come sottolinea Bhaskar Laxminarayan, capo degli investimenti asiatici di Pictet Wealth management, nei mercati emergenti al momento non c’è crescita di profitti, i ROE continuano a scendere e la volatilità sul Forex gioca contro gli investitori. Un quadro generale che sembra drammatico.

Tuttavia, secondo l’esperto di Pictet, c’è ancora speranza. L’analista ha infatti spiegato che vi è un’interessante prospettiva sulle valutazioni degli strumenti finanziari dei mercati emergenti. Questi strumenti dovrebbero infatti già prezzare molto la negatività del sentiment sui mercati emergenti e la volatilità del mercato delle valute.

2015 anno drammatico per i mercati emergenti

L’andamento economico dei mercati emergenti quest’anno è stato a dir poco tragico: le monete di Malesya e Russia hanno registrato tra le peggior performance a livello mondiale mentre l’indice MSCI dei mercati emergenti ha perso circa il 19% quest’anno.

Nella zona Asia-Pacifico, le azioni sono scambiate a 12,1 volte le stime dei profitti di 12 mesi, in leggero calo con la media di lungo periodo di 12,4 volte. I ROE delle società della macroarea asiatica sono ad una media di lungo periodo del 12,6%.

Il segmento dei mercati emergenti è stato duramente colpito dal deflusso di capitali generato da fondi di investimento e investitori istituzionali dei mesi scorsi, appesantiti ulteriormente dall’aspettativa sul rialzo dei tassi USA di questo mese che potrebbe incidere negativamente sull’andamento economico della Cina.

In totale si stima che gli investitori globali hanno venduto circa $40 miliardi di asset dei mercati emergenti nel solo terzo trimestre, rendendo tale trimestre il peggiore dal 2008.

Pictet e Goldman Sachs: ripresa dei mercati emergenti in seconda metà 2016

Nonostante il quadro infelice dei mercati emergenti, Pictet si aspetta un recupero di tali mercati a partire dalla seconda metà del 2016.

Laxminarayan ha infatti dichiarato che le valutazioni tra mercati sviluppati ed emergenti sono talmente tesi che ad un certo punto bisognerà aspettarsi un inversione degli scambi.

Pictet non è l’unica casa d’affari a prevedere un rimbalzo dei mercati emergenti. Timothy Moe, capo strategist dell’area Asia-Pacifico di Goldman Sachs, ha spiegato che ci si potrebbe aspettare, in termini di performance, un miglioramento dell’andamento dei mercati emergenti rispetto a quelli sviluppati.

Goldman Sachs si aspetta, su base media, un ritorno del 3-4% dai mercati di Giappone, Europa e USA.

In conclusione, lo strategist di Goldman Sachs ha spiegato che la casa d’affari si muoverà con cautela sui mercati emergenti pur tuttavia lasciando una porta aperta per un possibile rientro su tali mercati nella seconda metà del 2016.

Fonte: Cnbc.com

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