E se Theresa May avesse organizzato un simile fallimento alle elezioni per rafforzare la mano dell’Unione Europea nelle trattative sulla Brexit?
E se la perdita della maggioranza alle elezioni generali 2017 e il disordine politico fossero tutto un piano di Theresa May per rallentare o addirittura scongiurare il processo della Brexit? E se la May avesse perso apposta?
La carriera politica di Theresa May è stata caratterizzata dalla parola d’ordine “cautela”. Ed è ironico - ma bello per i suoi nemici politici - il fatto che possa finire tutto così, per un errore “stranamente” così fatale per una persona che non aveva fatto segreto della sua contrarietà rispetto alla Brexit prima di essere nominata primo ministro.
Otto settimane fa la May ha indetto delle elezioni anticipate con l’obiettivo di rafforzare la maggioranza in Parlamento in mano ai Conservatori contro i Laburisti, facilitando così l’apporto politico del Paese alle trattative con l’UE sulla Brexit.
Con i primi sondaggi che davano i Conservatori a 20 punti di vantaggio, sembrava una scommessa a senso unico e, soprattutto, sicura. Ma in occasione delle elezioni inglesi, concluse l’8 giugno, abbiamo assistito ad uno dei crolli più drammatici nella storia politica britannica. La May e i suoi Tories hanno perso la maggioranza in Parlamento.
La May l’ha fatto apposta?
Theresa May non può certo dirsi attaccata alla poltrona. In Italia nessun politico se la sarebbe rischiata così come ha fatto lei, con il risultato che, dopo una nottata di fuoco, si trova con meno seggi di ieri.
La decisione di indire delle elezioni anticipate, anche se sembrava essere assai meno rischiosa quando presa, ci fatto interrogare sulle effettive intenzioni del primo ministro. Come dire, la sensazione è che un po’ sperasse di dimostrare al mondo quanto può essere debole il Regno Unito, dando così più potere all’UE in fase di trattativa sulla Brexit.
La May è stata sempre contraria alla Brexit
Lo scorso ottobre è trapelato un report che illustra cosa effettivamente Theresa May pensasse della Brexit prima di essere nominata primo ministro a seguito delle dimissioni di David Cameron, una delle tante conseguenze del referendum Brexit.
Come raccontiamo nel nostro approfondimento,
Parlando alla sede di Goldman a Londra il 26 maggio, l’allora ministro degli Interni tentava di spiegare i vantaggi economici di un permanenza nell’UE parlava di come fosse arrivato il tempo per il Regno Unito di prendersi un ruolo da vero leader in Europa. Theresa May si diceva speranzosa che gli elettori inglesi guardassero al futuro piuttosto che al passato.
Durante l’incontro, durato un’ora circa, la May si è detta inoltre per le conseguenze della Brexit sull’economia britannica.
«Credo che le questioni economiche siano chiare»,
ha detto."Ritengo che essere parte di un blocco commerciale da 500 milioni di euro sia importante per noi. Credo che, come vi dicevo poco fa, uno dei problemi è che in molti investono qui nel Regno Unito perché è il Regno Unito in Europa”.
"Se non fossimo in Europa, credo che ci sarebbero imprese e società che si troveranno a chiedersi se hanno bisogno di sviluppare una presenza nell’Europa continentale piuttosto che una presenza nel Regno Unito.
Quindi penso ci siano chiari vantaggi per noi in termini economici".
Cosa succede ora alla May?
Trovare un equilibrio delle forze in Parlamento può portare a diversi risultati, ma nessuno di loro si tradurrà in un governo "forte e stabile" che durante la sua campagna elettorale la May aveva descritto come tanto necessario.
La May ha dichiarato che il motivo per indire le elezioni era quello di ottenere un mandato più solido per negoziare la Brexit secondo le linee guida presentate nel mese di gennaio: lasciare il mercato unico e fare pressione sui tagli all’immigrazione. Durante la sua campagna, non ha aggiunto nuovi elementi alla sua strategia sulla Brexit, al di là dello slogan "nessun accordo è meglio di un cattivo accordo".
Cerchiamo di essere chiari: dopo queste elezioni il Regno Unito non può permettersi di mantenere un tale approccio.
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