La Fondazione MPS mantiene le promesse fatte tre mesi fa e vende ancora, scendendo al 5,5% del capitale della banca Monte dei Paschi di Siena.
Sono passati poco più di 90 giorni da quando il vertice sull’aumento di capitale si era concluso con un nulla di fatto proprio grazie all’ostruzionismo dell’ente toscano che, nonostante le insistenze del presidente Profumo e dell’AD Viola, aveva violentemente contrastato qualsiasi possibilità di ricapitalizzazione, richiedendo più tempo per vendere le proprie quote e sanare i debiti contratti in seguito alla folle acquisizione di Antonveneta.
Detto, fatto. Sotto la tenace guida di Antonella Mansi, la Fondazione è scesa dal 33,7% al 5,5% e ad oggi, non è ancora chiaro se la quota diminuirà ulteriormente in modo da possedere, post-aumento, una quota del 2,5% da sindacare con quelle dei nuovi partner, oppure se l’ente si fermerà qui, mantenendo un pacchetto non sindacato.
Ciò che sappiamo però è che nel giro di pochi mesi l’azionariato della Banca Monte dei Paschi di Siena ha subito talmente tante modifiche da risultare quasi irriconoscibile. Molti i cambiamenti, tra chi è salito (BlackRock su tutti) e chi è sceso (e non ci riferiamo solo all’ente) si respira un’aria totalmente diversa nell’istituto più antico del mondo.
La Fondazione
Era il 28 dicembre quando l’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi aveva sonoramente bocciato la proposta arrivata dal CDA di varare a gennaio una ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro per rimettere in ordine le finanze della banca, facendo infuriare il presidente Alessandro Profumo che aveva definito la mossa un “grave errore” che rischiava di far “sparire la banca da Siena”.
In quella stessa data, la Fondazione MPS possedeva il 33,4% delle quote dell’istituto e un debito di 340 milioni da sanare.
Aumento di capitale rimandato a giugno e 6 mesi di tempo per rimettere le cose a posto. Questo è ciò che è uscito da quel CDA, queste le intenzioni apertamente manifestate dall’ente.
Eccolo il prospetto che mostra l’azionariato MPS nel mese di dicembre:
A soli tre mesi da quel giorno l’ente senese può dire di aver raggiunto il proprio obiettivo. Dopo settimane di indiscrezioni e smentite, vendite e acquisizioni, arriva l’ultimo colpo reso noto oggi per mezzo di un comunicato stampa:
La Fondazione MPS comunica di avere raggiunto in data odierna un accordo per la cessione di una quota della propria partecipazione in Banca MPS pari al 6,5% del capitale sociale, di cui il 4,5% a favore della Fintech Advisory Inc e il 2% a favore della BTG Pactual Europe LLP (con loro facoltà di designare fondi da esse gestiti).
Il prezzo di vendita di entrambe le cessioni è stato fissato nella misura di € 0,2375 per azione.
Nel contesto della cessione, anche al fine di contribuire alla stabilità dell’assetto societario della Conferitaria e di preservare il significativo legame storico con il territorio di riferimento, la Fondazione ha sottoscritto con gli acquirenti un patto parasociale relativo, tra l’altro, alla governance della Banca e a taluni limiti al trasferimento delle azioni conferite al patto (lock-up), nonché impegni al mantenimento delle quote partecipative, nell’entità complessiva del 9% dell’attuale capitale sociale della Banca (6,5% dei sopra citati acquirenti e 2,5% della Fondazione), nonché del 9% del capitale sociale che risulterà a seguito dell’esecuzione dell’aumento di capitale di 3 miliardi deliberato dall’assemblea degli azionisti della Banca in data 28 dicembre 2013.
Dal 33,4% di dicembre al 27,7% di inizio marzo, quote acquistate da piccoli investitori. Poi il 18 marzo la vendita record del 12% che ha fatto scendere la Fondazione al 15,07% del capitale di MPS. Di questo 12%,il 5,748% è stato acquistato dal fondo americano BlackRock che oggi è diventato dunque il primo azionista della banca senese. Poi il capitale è stato limato ulteriormente al 12% tra il 19 e il 24 marzo.
L’accordo siglato oggi prevede la cessione del 6,5% del capitale sociale a Fintech Advisory (4,5%) e a Btg Pactual Europe (2%). L’operazione sarebbe attualmente al vaglio di Bankitalia e MEF, ma il loro benestare appare solo una formalità.
Da fine gennaio al 31 marzo 2014 dunque, la Fondazione ha venduto il 27,9% delle quote MPS per un incasso totale pari a 685 milioni. Una cifra che non solo le permetterà di saldare i propri debiti (340 milioni), ma anche di poter gestire ulteriori 345 milioni per rispettare gli impegni erogativi contratti in precedenza e rafforzare il proprio patrimonio che, nelle intenzioni di Antonella Mansi, verrà comunque diversificato allo scopo di usufruire di fonti alternative ai ricavi provenienti dal dividendo della banca.
L’azionariato di MPS
Cambia dunque radicalmente l’assetto azionario di MPS rispetto allo scorso dicembre. Ricordiamo infatti che a vendere non è stata solo la Fondazione. Il 5 marzo 2014 (giorno di ordinaria follia per la banca su Piazza Affari in cui il titolo è salito del 19%) la famiglia Aleotti, prima secondo azionista, ha ceduto il 3% del proprio capitale MPS, passando dal 4% all’1%.
Prima di mostrarvi in percentuali il prospetto dei principali soci di MPS, appare opportuno fare una piccola precisazione sui nuovi entrati. Perché se BlackRock non ha bisogno di presentazioni, lo stesso non si può dire per Fintech Advisory e a Btg Pactual Europe. La prima è una compagnia di investment management fondata nel 1987 con sede a New York. La società non ha neanche un sito internet, ma è conosciuta in Italia per aver acquisito, per 960 milioni di euro, la controllata Argentina di Telecom. La seconda è una asset management company con sede a Londra di BTG Pactual, un gruppo finanziario internazionale con sede in Brasile.
Ecco dunque il prospetto dei soci principali di MPS oggi:
| Socio | Quota |
|---|---|
| BlackRock | 5,748% |
| Fondazione MPS | 5,5% |
| Fintech Advisory | 4,5% |
| J.P. Morgan Chase & Corporation | 2,527% |
| Axa SA | 2,052% |
| Btg Pactual Europe | 2,0% |
Piazza Affari
Per completezza sottolineiamo che il titolo MPS guadagna attualmente l’8,75% a 0,2748 euro.
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