L’assalto in Libia al consolato USA di Bengasi, che ha procurato 4 vittime, tra cui l’ambasciatore USA Chris Stevens, è stato seguito da un coro di polemiche e di attacchi tra repubblicani e democratici: inevitabile in tempo di elezioni presidenziali. Obama ha deciso di usare il pugno duro, inviando due cacciatorpedinieri a sorvegliare le coste libiche e pronto a far sbarcare ulteriori marines nell’eventualità che la situazione si aggravi. Ma un giorno dopo la tragedia, gli Stati Uniti e il mondo si pongono una domanda: cosa c’è dietro il film scandalo, "L’innocenza dei musulmani", che ha provocato l’attentato?
Tregua interrotta tra Obama e Romney
Romney e repubblicani si sono scagliati contro Obama perché, a detta loro, si è reso responsabile di aver chinato un’altra volta il capo agli islamici, e di aver dimostrato debolezza in politica estera. La frase presa in esame, però, che condannava le violenze e criticava il film responsabile delle ondate di protesta, "L’innocenza dei musulmani", non apparteneva alla Casa Bianca, bensì a un portavoce dell’ambasciata americana del Cairo che, 6 ore prima dell’attentato a Bengasi, faceva il suo lavoro cercando di evitare l’incidente diplomatico e ulteriori disordini.
Le accuse sono state quelle di non difendere i valori americani e i diplomatici americani fuori dai confini degli States, con il rischio di trasformare la "primavera araba" in un "autunno arabo".
Obama, tuttavia, si è difeso attaccando, affermando al programma "60 Minutes" della rete Cbs (che andrà in onda domenica prossima): "Romney ha una tendenza a sparare prima e a mirare poi. Come presidente ho imparato che questo non si può fare e che bisogna assicurarsi che le dichiarazioni siano sostenute dai fatti e che ne siano state esaminate le loro ramificazioni". Ha poi rassicurato il pubblico americano di avere preso precauzioni in questo senso: "Dobbiamo assicurarci di continuare a esercitare pressione su Al-Qaida e gli affiliati in altre parti del mondo, come il Nord Africa e il Medio Oriente. Questa è una cosa che sono determinato a fare".
Contro Romney, le cui dichiarazioni sono state giudicate frettolose, si è posto anche l’ex responsabile della campagna repubblicana di 4 anni fa di John McCain, Steve Schmidt, per il quale il candidato repubblicano alla Casa Bianca "ha commesso un grave errore dietro l’altro", facendo peraltro esplicito riferimento alla sua inesperienza in politica estera.
"L’innocenza dei musulmani" e il misterioso Sam Bacile
Ma cosa c’è dietro il film scandalo di Sam Bacile, "L’innocenza dei musulmani"? Andiamo a vedere uno dei tanti trailer che circolano su Youtube:
Un Maometto che fa sesso, truffa e invoca massacri: non proprio l’immagine ideale di un profeta, anzi. Il film, a quanto si può vedere dal trailer, non è certo un capolavoro della cinematografia, e il suo scopo primario è prevalentemente quello di esprimere il punto di vista personale del regista. Ovvero, come lo stesso Sam Bacile, che si professa un ebreo israeliano, ha dichiarato al Wall Street Journal, che "l’Islam è un cancro".
Può un film scatenare rappresaglie di cotale potenza? La mente va subito ai "Versetti satanici" di Salman Rushdie o alle vignette danesi che ironizzavano su Maometto, per capire che il profeta dell’Islam è intoccabile, pena l’esplosione delle violenze. Eppure, in verità, quello che sta prendendo sempre più piede in queste ultime ore, corrisponde al fatto che il film di Bacile sia solo una scusa per un attacco già premeditato. Insomma, che il film di Bacile sia esageratamente brutto lo si può vedere da tutti i video che circolano su Youtube e peraltro, fino all’attentato a Bengasi non aveva avuto neppure tutta questa grande risonanza.
L’attacco, come riportano le ultime indiscrezioni, sarebbe dunque stato premeditato, perché molti manifestanti erano già armati, cosa che non avviene di solito nelle frequenti manifestazioni libiche. Dalla Casa Bianca, infatti, parlano di "un attacco evidentemente complesso". Mentre di Sam Bacile, in realtà, si conosce poco e niente, visto che tale nome non risulta da alcuna parte: alcune fonti della stampa statunitense, affermano che il reale nome di Sam Bacile sia Nakoula Basseley Nakoula e che sia stato già in prigione per truffa.
Continuano intanto le proteste nel mondo islamico, dove sono stati presi d’assalto i consolati americani (paura anche a Berlino per un plico sospetto): dopo la Libia, vi sono stati scontri anche in Egitto e in Tunisia, dove le bandiere a stelle e strisce sono state sostituite da vessilli islamici.
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