Legge di Bilancio 2017: finiamola con gli spot elettorali

Michele Belluco

08/12/2016

La Legge di Bilancio 2017 è stata approvata dalla maggioranza nella giornata di ieri. Ma non tutto è stato chiarito, ecco cosa non vi hanno detto.

Legge di Bilancio 2017: finiamola con gli spot elettorali

La legge di bilancio, per come è strutturata, diventa un puro “spot elettorale” usato dal Governo (e dai parlamentari che gli danno la fiducia) per “strizzare l’occhio” ad un’ampia categoria di elettori, dando loro l’impressione di pagare meno imposte.
Purtroppo la realtà è alquanto diversa; ed i 347 miliardi di entrate tributarie in più, nei primi 10 mesi del 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015 (+4,2%), dovrebbero far riflettere.

In questi giorni l’attenzione è incentrata sulla legge di bilancio 2017, che, il 7 dicembre 2016 è stata approvata dal Senato.
I non addetti ai lavori la ritengono uno strumento attraverso il quale il Governo, tramite un documento contabile di tipo preventivo, comunica al Parlamento, che lo deve approvare, le spese e le entrate pubbliche previste per l’anno successivo.
In realtà non è proprio così in quanto le entrate e le uscite considerate sono solo una minima parte del totale.

Legge di Bilancio 2017: ecco perché è stato uno spot elettorale

In altre parole, il bilancio delle Stato è molto più corposo dei numeri citati nella suddetta legge.
Per capirlo guardiamo questo grafico dove sono riepilogate le entrate e le uscite annue (interessi compresi) dell’Italia, dal 2014 al 2016.

Fonte: database Ameco

Come è facile notare, siamo sull’ordine degli 800 miliardi di euro per cui, quando sentiamo parlare di “manovra”, ad esempio di 30 miliardi di euro, dobbiamo subito capire che, in realtà, si sta discutendo di un ammontare inferiore al 5% del totale.

Nella legge di bilancio 2017, la “manovra”, ovvero le uscite, sono stimate in 26,7 miliardi di euro di cui il Governo Renzi sostiene che 12 miliardi verranno finanziati a deficit.

Sta considerando pertanto un sottoinsieme che è sostanzialmente irrilevante visto che i vincoli europei sul deficit riguardano il bilancio dello Stato nel suo complesso.
La Commissione europea, organo sovranazionale che “dovrebbe” preventivamente approvare la legge di bilancio prima che venga sottoposta al Parlamento italiano, in merito, ha sempre espresso un parere negativo perché, a suo avviso, l’Italia non rispetterebbe il piano di diminuzione del deficit /debito pubblico che si era impegnata a seguire.

Tuttavia, il Governo italiano, ancora in carica, ha deciso di farla ugualmente approvare così com’era, senza modifiche rispetto al testo della Camera, anche dal Senato e la Commissione europea, vista l’attuale situazione politica, gli ha concesso questa possibilità, rimandando ulteriori valutazioni e provvedimenti, ai primi mesi del 2017.

Da segnalare che, dalla lettura dei vari documenti d’aggiornamento presentati in quest’ultimo anno dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, stiamo assistendo ad un costante rimando degli obiettivi di pareggio di bilancio/riduzione del debito pubblico.

E tutto ciò nonostante l’Italia, già nel corso del 2012, abbia fatto inserire nella Costituzione il principio del pareggio di bilancio tra entrate ed uscite pubbliche, l’applicazione del quale prevede l’assenza del deficit.
Non fare deficit significa che le entrate devono coprire tutte le spese, comprese quelle per gli interessi sul debito pubblico.

Tale obiettivo si raggiunge:

  • aumentando le imposte / tasse;
  • diminuendo la spesa pubblica (e ciò si ottiene erogando meno servizi pubblici);
  • creando entrate straordinarie a seguito di privatizzazioni.

Da ricordare, inoltre, la presenza delle cosiddette “clausole di salvaguardia” inserite nelle leggi di bilancio di questi ultimi anni.
In altre parole, per avere il “via libera” da parte della Commissione europea, sono stati inseriti degli “automatismi fiscali” che prevedono, ad esempio, l’aumento delle accise sui carburanti e dell’iva nel caso in cui l’Italia non rispetti gli obiettivi stabiliti sul rientro del deficit e del debito pubblico.

Per cui ogni anno, il Governo italiano si trova ad “utilizzare” una parte del deficit concesso dall’Ue semplicemente per “scongiurare” tali impopolari aumenti; che purtroppo ci saranno nel momento in cui la Commissione europea non accorderà ulteriori rinvii.

A tal proposito, anche se ormai il referendum del 04 dicembre è passato, dovrebbe far sorgere qualche riflessione l’articolo 117 della legge costituzionale presentata dal Governi Renzi che recita testualmente: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali”.

Pertanto, se da un lato il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a parole, sosteneva di “battersi” con l’Ue affinché l’Italia potesse avere maggiore flessibilità nei conti pubblici, dall’altra non eliminava il pareggio di bilancio dalla Costituzione, anzi, rafforzava l’asservimento agli organismi sovranazionali europei.

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