Quali prospettive per l’economia della Cina in rallentamento e nel pieno di una forte crisi sul mercato azionario? Ecco l’analisi delle due Cine e a cosa sta andando incontro la seconda potenza mondiale.
Cina: un paese forte nonostante le difficoltà attuali o economia con prospettive incerte nel lungo termine? Quale futuro per la Cina?
Di seguito un interessante e attuale articolo di Richard N. Haass, presidente del Council on Foreign Relations, ed in precedenza Direttore della Pianificazione Politica del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Due Cine: quale quella vera?
Oggi, sta emergendo una nuova questione sulle “due Cine”, molto diversa dalla prima. Quest’ultima si concentra su tale questione: la Cina deve essere intesa come paese forte, con un futuro promettente nonostante alcune difficoltà a breve termine o come un paese che deve affrontare seri problemi strutturali e incerte prospettive a lungo termine? In breve, due Cine diverse. Ma quale delle due prevarrà?
Fino a poco tempo fa, non c’era motivo di farsi tale domanda. L’economia cinese stava crescendo ad un tasso annuale medio del 10% o anche di più per oltre tre decenni. La Cina ha superato il Giappone come seconda economia più grande del mondo. Centinaia di miliardi di cinesi sono entrati a far parte della classe media. Il modello cinese di efficienza autoritaria ha suscitato l’attrazione di molti altri paesi sviluppati, in particolar modo all’alba della crisi finanziaria globale del 2008, che è iniziata negli Stati Uniti e quindi è apparsa come se stesse discreditando il capitalismo liberale in stile americano.
Ma la domanda sul futuro della Cina è diventata ormai inevitabile. Ufficialmente, la crescita economica è rallentata del 7%, ma molti credono che la vera cifra sia al di sotto del 5%. Il rallentamento non dovrebbe essere visto come una sorpresa, tutte le economie in via di sviluppo passano attraverso tale fase. Ciononostante, la velocità e il livello di cambiamento hanno colto alla sprovvista le autorità, innescando paure sulla reale possibilità del paese di modernizzarsi come previsto.
Cina: la situazione attuale
L’allarme del governo sull’inaspettato rallentamento economico ha avuto come conseguenza il pesante intervento di luglio di “congelare” i mercati azionari nel bel mezzo di una drammatica correzione dei prezzi. Tale mossa è stata seguita questo mese da un’inaspettata svalutazione dello yuan, il che suggerisce che lo spostamento da una crescita guidata dalle esportazioni non sta funzionando come sperato.
Nel frattempo, la campagna anti-corruzione del Presidente Xi Jinping sembra sempre di più una strategia per consolidare il potere, piuttosto che un tentativo di riformare il paese con beneficio della sua economia e società. La corruzione è intensa e la campagna di Xi rimane ampiamente popolare. Ma l’ondata di persecuzioni che Xi ha scatenato sta scoraggiando gli ufficiali cinesi dal prendere decisioni, per paura di future accuse penali.
Come risultato di tali sviluppi, si parla sempre di più dell’attuale realtà cinese, che oltre al rallentamento della crescita, comprende seri danni ambientali, come risultato di decenni di di rapida industrializzazione e del suo inquinamento da carbone. Secondo una stima, l’inquinamento atmosferico sta uccidendo 1.6miliardi di cinesi ogni anno.
La popolazione in invecchiamento pone un’altra minaccia alla prosperità a lungo termine. Si pensa infatti che la crescita economica rimarrà smorzata, mentre i costi per assistenza sanitaria e pensioni tireranno esponenzialmente il budget di governo.
Quello che è sempre più evidente è che i leader cinesi vogliono la crescita economica che il capitalismo produce, ma senza le conseguenze negative che la stessa comporta. Vogliono l’innovazione che una società aperta genera, ma senza la libertà intellettuale che la definisce. Bisogna pur mollare qualcosa.
Alcuni osservatori, temendo una Cina in ascesa, potrebbero gioire alle sue attuali difficoltà. Ma questa potrebbe essere una reazione poco lungimirante.
Conclusioni
Una Cina in rallentamento metterebbe a rischio la ripresa economica globale. Il paese sarebbe un partner meno disposto ad affrontare sfide globali come il cambiamento climatico. O ancora peggio, una Cina in difficoltà potrebbe essere tentata a rivolgersi ad avventurismo straniero per placare un pubblico frustrato da rallentamento economico e assenza di libertà politica. Infatti, ci sono alcuni segnali che mostrano proprio tale atteggiamento nel Mar Cinese meridionale. Il nazionalismo potrebbe diventare la principale fonte di legittimazione per un partito di governo che non può più puntare ad uno standard di vita in rapida crescita.
Gli Stati Uniti e gli altri dovranno spingere indietro per assicurare che la Cina non prenda tale direzione.Ma questi paesi dovrebbero essere altrettanto saggi da segnalare alla Cina che quest’ultima è la benvenuta a prendere posto tra i paesi leader a livello mondiale se riuscirà ad agire responsabilmente e secondo le regole stabilite per tutti.
Ma sarà la Cina a dover fare le scelte politiche più grandi. Il governo avrà bisogno di trovare il giusto equilibrio tra gli interessi del governo e i diritti individuali, tra crescita economica e tutela dell’ambiente, e tra il ruolo dei mercati e quello dello stato.
Le scelte che la Cina dovrà affrontare sono difficili e inevitabili. Non si esclude un grande disagio sociale. L’unica certezza è che i prossimi tre decenni non rispecchieranno gli ultimi tre.
Fonte: Project Syndicate
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