L’America ha superato le stime di crescita del terzo trimestre che prevedevano per il Paese un traguardo del +2,7%.
I valori raggiunti dagli USA hanno invece superato le previsioni, attestandosi su un incoraggiante +3,1%.
Purtroppo non è tutto oro quel che luccica e malgrado il risultato sia indiscutibilmente positivo non basta ad assicurare all’economia a stelle e strisce la tranquillità sulle questioni economiche.
La crescita superiore alle aspettative
Il dato di crescita fa tirare un sospiro di sollievo per l’economia americana ma purtroppo non rappresenta un traguardo sicuro né duraturo, a meno che non vengano risolte le problematiche del paese, fiscal cliff primo su tutte.
Sebbene la percentuale di crescita statunitense si attesti un dato decisamente positivo, che a prima vista potrebbe essere invidiato anche dal vecchio continente, un’analisi più attenta rende evidenti le fragilità della situazione in atto.
Questa crescita sovrastimata è riconducibile a due cause principali.
- Incremento del 9,5% della spesa pubblica.
- Aumento delle scorte.
Entrambe, non sono soluzioni definitive.
- La spesa pubblica è destinata per forza di cosa e scendere, a prescindere dal raggiungimento di un accordo relativo al fiscal cliff.
- L’aumento delle scorte relativo all’anno corrente è predittivo di una minor spesa per gli investimenti nel 2013.
Bene invece i dati su import/export.
- Le esportazioni sono cresciute dell’1,9%.
- Le importazioni sono scese dello 0,6%.
Va detto che in questo caso gioca un ruolo centrale anche il calo dei prezzi del greggio.
Il Fiscal Cliff e gli altri ostacoli che frenano gli USA
L’eventualità che la crescita statunitense prosegua su questa china non è affatto scontata, anzi, se non verranno risolte le problematiche che affliggono il paese, per il 2013 si prevede una brusca retromarcia espressa in una crescita negativa pari allo 0,5%.
Le motivazioni di una simile, pessimistica, previsione sono tutt’altro che aleatorie e si concretizzano nei seguenti problemi di cui gli USA stentano a liberarsi.
- Incertezza sul fiscal cliff. Sembra che ce la si fosse fatta: Obama e Bohener erano apparentemente arrivati a un compromesso.
Poi, il piano Bohener salta.
Sembra non avere fine l’odissea fiscal cliff, che al momento è la spada più affilata che pende sul capo dell’economia americana.
Se entro il tre gennaio non si addivenisse ad un accordo, si assisterà ad un aumento di tutte le aliquote e a tagli alla spesa pubblica dell’entità di 600 miliardi di dollari.
Sarebbe un colpo che, da solo, potrebbe mandare al tappeto le prospettive di uscita dalla crisi nel breve periodo per gli USA.
- Non bisogna trascurare gli effetti a medio termine derivanti dai disastri naturali che hanno colpito gli Stati Uniti nei mesi scorsi.
L’uragano Sandy, che a fine ottobre ha investito numerose zone del paese (prime fra tutte New York e il New Jesey che sono rimasti paralizzati per giorni - venne annulata anche la famosa maratona), ha causato danni ingenti per rimediare ai quali serviranno molto tempo e risorse economiche elevate.
- La crisi ha comportato una crescita della disoccupazione, questo era evidente.
La crescita della disoccupazione significa anche un aumento delle richieste di sussidi, che nella settimana passata hanno subito un’impennata.
Una spesa ingente che potrebbe azzoppare ulteriormente l’economia degli USA.
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