Krugman: l’Euro è un fallimento, ma l’Europa non lo ammette

Federica Agostini

15/04/2013

Krugman: l’Euro è un fallimento, ma l’Europa non lo ammette

Troppa storia, troppe dichiarazioni e troppo ego è stato investito nella moneta unica perché qualcuno coinvolto con questa possa mai dichiarare che si è trattato di un errore, scrive Paul Krugman sul suo blog, The Conscience of a Liberal.

"Anche se il progetto si è rivelato un totale disastro, continueranno a dire che non è stato l’Euro a far fallire l’Europa, ma l’Europa a far fallire l’Euro."

L’Euro è la sola causa dei problemi Europei? No, ma ha contribuito, e non poco. Nel suo post, Krugman ripercorre velocemente le tappe della storia Europea della moneta unica sottolineando come la soluzione alla drammatica situazione degli ultimi anni, pur essendo a portata di mano, sia ancora molto lontana.

Europa: dagli anni ’90 all’Euro

Scrive l’economista:

"Iniziamo con l’Europa della fine degli anni ’90. Era un continente con molti problemi, ma nessuno che potesse sembrare una crisi e non molti segni di essere su un cammino dell’insostenibilità. Ma poi è arrivato l’Euro.

Il primo effetto dell’Euro è stato uno scoppio di euforia: improvvisamente gli investitori credevano che tutti i debiti europei fossero egualmente sicuri. I tassi di interesse scendevano a picco nelle periferie Europee dando spazio a grossi flussi di capitale verso la Spagna e altre economie: questi flussi hanno creato bolle immobiliari in molti paesi e il boom economico dei paesi che ricevevano tali flussi."

Dal boom al "botto"

"Il boom, a sua volta, si è trasformato in inflazione differenziata: costi e prezzi sono aumentati molto di più nelle periferie che nei paesi core. Le economie periferiche sono diventate sempre meno competitive, il ché non è stato un problema fino a quando i flussi hanno continuato ad arrivare, ma lo è diventato una volta che i flussi si sono interrotti."

L’interruzione dei flussi di capitale alla periferia dell’Euro, scrive Krugman, ha provocato seri e cadute nelle economie che hanno perso molto sia in termini di domanda domestica che dall’esterno, visto che non si tratta di paesi competitivi.

È questo il problema profondo della moneta unica, continua il nobel per l’economia: "Non c’è un modo semplice per allineare i costi che sono disallineati. Nella migliore delle ipotesi, le economie periferiche possono trovarsi a dover affrontare un periodo di elevatissima disoccupazione mentre raggiungono una lenta ed estenuante "svalutazione interna".

La situazione, continua poi Krugman, si è aggravata quando la combinazione di ricavi in calo e prospettiva per una protratta debolezza economica ha portato verso deficit di bilancio sempre più elevati e seri preoccupazioni di solvibilità.

Il fallimento dell’austerity

Nel momento del panico sul mercato azionario, il cuore dell’Europa ha chiesto che per ricevere aiuti fossero necessari programmi di austerità fiscale.

A sua volta, l’austerity ha portato al ribasso la periferia; il risultato è stata la crisi economica d’Europa nel complesso. Continua Krugman "Una delle conseguenze è stata che l’austerity si è dimostrata fallimentare nei suoi stessi termini: misure chiave come il rapporto debito/PIL sono peggiorate, non migliorate."

Si aggiunga che in un paio di occasioni, sottolinea l’economista, la scena è stata peggiorata dalle condizioni dei mercati finanziari la cui perdita di fiducia ha provocato una "corsa al debito sovrano, che ha provocato un assalto alle banche e così via, in un circolo vizioso."

Sino ad oggi, la Banca Centrale Europea ha tentato di arginare (direttamente e indirettamente) la situazione, ma anche se il panico dei mercati è stato contenuto, l’andamento macro-economico continua a peggiorare.

Crisi: qualche soluzione?

"Sin dall’inizio della crisi, i critici come me hanno sottolineato l’urgenza di una risposta a tre fasi."

La risposta a trifasica di Krugman si articola così:

  • 1. Intervento della BCE per stabilizzare i costi di accesso al credito;
  • 2. Espansione monetaria e fiscale alle nazioni core, per facilitare il processo di aggiustamento interno;
  • 3. Allentamento delle richieste di austerity per i paesi periferici (non niente austerità, ma meno e che sia meno dispendiosa a livello umano).

Scrive Krugman "abbiamo il punto uno, ma niente sul 2 e 3."

Euro: e vissero per sempre... (!?)

I funzionari della moneta unica, conclude l’economista, continuano a negare l’evidenza affermando che l’origine del problema sia la "dissolutezza fiscale" che invece è solo una parte della storia. Ma le alte cariche dell’Euro continuano a decantare il successo dell’austerity con qualsiasi scusa.

A questo punto, conclude il post Krugman "È difficile immaginare un lieto fine".

Traduzione e adattamento

di Federica Agostini

Fonte:

The Conscience of a Liberal

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