Italia: barometro del populismo in Europa. Referendum è il test finale

Flavia Provenzani

23 Novembre 2016 - 10:16

L’Italia da un secolo anticipa le tendenze politiche in Europa, da Mussolini e l’estrema sinistra a Silvio Berlusconi. Dal risultato del referendum costituzionale dipende il futuro del populismo UE.

Italia: barometro del populismo in Europa. Referendum è il test finale

Per comprendere l’instabilità politica europea, basta guardare all’Italia e al suo referendum costituzionale.

Per comprendere davvero il contesto politico in Europa e il futuro del populismo, basta guardare l’Italia.

Nell’ultimo secondo il nostro Paese ha avuto il ruolo di barometro dello stato d’animo del Vecchio Continente. Negli anni ‘20, il fascismo di Mussolini ha presagito il nazismo di Hitler. Negli anni ‘70, la violenza portata avanti dall’estrema sinistra e dall’estrema destra in Italia annunciarono dall’avvento dei gruppi armati nel resto d’Europa. E, diciamocelo, un magnate con pochi capelli e la passione per le donne a capo dello Stato gli Italiani da anni che l’hanno visto, altro che gli americani.

È per questo motivo che l’Europa intera osserverà con attenzione il referendum costituzionale del 4 dicembre. Il risultato potrebbe aiutarci a capire se il populismo continuerà a rafforzarsi in tutta Europa (sulla scia di Brexit e Trump) oppure se è destinato a diminuire.

L’Italia è un sismografo politico: un minimo tremore potrebbe diffondersi in tutta Europa - e non solo.

Matteo Renzi ha legato il suo futuro da primo ministro all’esito del referendum costituzionale, per far approvare una riforma costituzionale che limiti il potere del Senato per rendere l’Italia più facilmente governabile.

Secondo Renzi il referendum vuole colpire la vecchia guardia della politica italiana che paralizza il paese da decenni, tagliando il numero dei senatori, eliminando la possibilità del Senato di far cadere il governo con un voto di sfiducia e il potere di bloccare l’iter legislativo.

All’inizio del suo incarico nel 2014, Renzi era un volto fresco impegnato a fare scelte difficili, ma con il tempo il popolo italiano ha iniziato a vederlo come parte integrante dell’establishment, e molti elettori vedono il referendum come una possibilità di sbarazzarsi del primo ministro. E dato il fatto che ha già minacciato di abbandonare l’incarico in caso di vittoria del No, il referendum è ormai diventato più un plebiscito su Renzi che sulla nuova riforma costituzionale.

Austria, Francia, Olanda e Germania hanno tutte in calendario delle elezioni presidenziali o parlamentari nel corso del prossimo anno, mentre la Spagna rimane in attesa del referendum per l’indipendenza della Catalogna. Intanto che i governi e i partiti tradizionali sono impegnati a contrastare le forti denunce contro l’establishment, la scarsa crescita economica e l’afflusso di immigrati, in Europa il populismo trova molte occasioni per confermare il suo boom a livello mondiale.

Berlusconi, che primo ministro per tre volte dal 1994 al 2011, è stato innegabilmente populista, tendenza ripresa, modificata e apparecchiata dal Movimento Cinque Stelle a partire dal 2009.

Il M5S, guidato dall’ex comico Beppe Grillo, ha creato un sistema di voto on-line per i responsabili di partito e riunito un mix improbabile di elettori scontenti da tutti i lati dello spettro politico, da sinistra a destra. Nei suoi discorsi infuocati conditi di insulti, Grillo e compagni danno una voce alle lamentele della gente, dalla disoccupazione agli effetti dell’euro, dai pericoli del cambiamento climatico e alla necessità di migliorare le relazioni con la Russia di Vladimir Putin. Il M5S è riuscito a conquistare il Municipio di Roma e Torino ed è testa a testa con il Partito Democratico a contendersi il ruolo di primo partito in Italia nei sondaggi.
Il movimento vede il referendum costituzionale come un modo per lasciare Renzi fuori dai giochi, andando verso le elezioni anticipate che potrebbero dar vita ad un governo mai visto prima.

Con la legge elettorale che garantisce dei seggi a partiti un minimo del 3 per cento dei voti, l’Italia è diventata una capsula di fazioni dalle tendenze dirompenti. Il risultato è incomprensione, proteste e ben 63 governi diversi dalla seconda guerra mondiale. Mentre i costituzionalisti sostengono che le riforme proposte potrebbero limitare i pesi e i contrappesi volti ad impedire l’avvento di un leader pericolosamente forte come Mussolini, Renzi dice che il referendum renderà l’Italia più stabile.

Intanto il Movimento 5 Stelle non perde tempo e si impegna a potenziare la sua retorica populista, attaccando contro i burocrati europei e le regole di bilancio dell’Unione Europea.

L’Italia fuori dall’Euro è una scommessa che alcuni sono già disposti a fare.

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