Istat: nel 2013 economia sommersa valeva il 12,9% del PIL. Lo Stato può fare qualcosa?

Livio Spadaro

4 Dicembre 2015 - 15:13

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Secondo l’Istat l’economia sommersa in Italia nel 2013 ammontava a 206€ mld, pari al 12,9% del PIL. Le attività illegali hanno generato introiti per 16€ mld. Cosa si può fare?

Istat: nel 2013 economia sommersa valeva il 12,9% del PIL. Lo Stato può fare qualcosa?

Secondo le statistiche dell’Istat, il valore dell’economia sommersa nel 2013 era di 206€ miliardi, pari al 12,9% del PIL. L’economia sommersa derivante da attività legali invece ammontava a 16€ miliardi che è pari all’1% del Prodotto Interno Lordo.

Inoltre, sempre secondo le stime Istat, il tasso di lavoro irregolare nel 2013 era in aumento del 15%. L’interrogativo che ci si pone è se e come lo Stato e il Governo possano fare di più per combattere il fenomeno.

Istat: economia sommersa in aumento rispetto a 2012 e 2011

Nel 2013 l’economia sommersa ammontava a 206€ miliardi, pari al 12,9% del PIL. L’economia sommersa derivante da attività illegali ammontava a 16€ miliardi che è pari all’1% del Prodotto Interno Lordo.

Secondo l’Istat, il valore aggiunto dall’economia sommersa vale circa 190€ miliardi, pari a quasi il 12% del PIL (in aumento rispetto all’11,7% del 2012 e all’11,4% del 2011).

Dalle statistiche emerge anche un aumento del tasso di irregolarità nel mercato del lavoro che, nel 2013, era in aumento del 15%. Infatti, secondo le stime Istat, le unità di lavoro in condizioni irregolari sono risultate pari a 3,487 milioni (in prevalenza dipendenti).

Le stime dell’istituto nazionale di statistica confermano quindi che in Italia una buona fetta dell’economia non viene inglobata nel bilancio statale. Evasione, lavoro nero e attività illegali ogni anno vedono crescere l’ammontare di introiti sommersi.

Economia sommersa: cosa può fare lo Stato per combattere il fenomeno?

Lo Stato negli ultimi anni non sembra aver cercato di porre in qualche modo rimedio ai problemi legati all’economia sommersa che, allo stato attuale, rappresentano delle distorsioni strutturali del Bel Paese.

Eppure qualcosa si potrebbe fare per fermare o comunque limitare il fenomeno dell’economia sommersa.

Il problema di fondo dell’evasione e del lavoro nero in Italia è l’eccessivo carico fiscale presente. Le aziende, e quindi i datori di lavoro, devono supportare una pressione fiscale talmente elevata che non permette, allo stato attuale, di poter evitare il fenomeno dell’evasione e del lavoro nero.

Le statistiche degli scorsi anni hanno evidenziato una progressiva distruzione della piccola e media impresa italiana a causa dell’insostenibilità economica generata dal peso fiscale.

Il Governo in questo caso potrebbe da un lato provvedere ad un alleggerimento del carico fiscale e dall’altro inasprire i controlli sull’evasione. In questo modo, si darebbe respiro ai bilanci delle società che, vedendo accrescere i margini di guadagno, sarebbero disposte ad assumere regolarmente il personale ed eviterebbero artifici contabili volti ad evitare il pagamento delle tasse.

Con l’inasprimento dei controlli e con una struttura più efficiente dei pagamenti si ridurrebbe ulteriormente il fenomeno dell’evasione fiscale.

Per quel che riguarda l’economia sommersa derivante dalle attività illegali, l’Istat sottolinea che buona parte di questa è generata da commercio di droga, prostituzione e contrabbando di sigarette.

Ci sono modi per combattere questi fenomeni e la risposta ci viene dagli esempi di alcuni Paesi stranieri. Di recente in alcuni Stati degli USA quali Colorado e Washington è stato legalizzato l’uso della cannabis a fini ludici così come da sempre in Olanda e recentemente anche in Spagna.

Questo ha permesso agli Stati che hanno attuato tale politica di generare un gettito fiscale che si è rivelato utile per la spesa pubblica statale (in Colorado ad esempio gli introiti della cannabis sono stati utilizzati per ristrutturare le scuole pubbliche).

Stesso discorso vale per la prostituzione. In alcuni Paesi europeri si è assistito al fenomeno della legalizzazione di questa attività con il risultato di aver aumentato gli introiti fiscali, di aver messo in sicurezza le prostitute e di aver limitato o addirittura eliminato il controllo delle organizzazioni criminali sull’attività.

Anche in Italia potrebbero essere attuate tali politiche che permetterebbero uno snellimento del carico fiscale e una limitazione delle attività delle organizzazioni criminali. In questo senso qualcosa si sta muovendo con la recente proposta di legalizzazione della cannabis presentata da più di 200 parlamentari bipartisan.

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