Investire nei mercati emergenti nel 2016: le previsioni di JP Morgan

Mariangela Celiberti

02/12/2015

02/12/2015 - 17:27

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JP Morgan ha pubblicato un report sui mercati emergenti, stilando una lista di 10 previsioni sugli investimenti per il 2016.

Investire nei mercati emergenti nel 2016: le previsioni di JP Morgan

Nel report di JPMorgan sulle previsioni per il 2016 dei mercati emergenti è presente una lista di dieci fattori da prendere in considerazione per effettuare investimenti chiave su strumenti a reddito fisso.

Le previsioni pubblicate da JP Morgan per il 2016 non appaiono molto positive per i Paesi emergenti, nonostante il 2015 sia già stato un anno turbolento.

Mercati emergenti, previsioni 2016: reddito fisso ad una sola cifra

Jp Morgan sottolinea come un probabile rialzo dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, il crollo dei prezzi delle materie prime e il dollaro USA più forte creeranno forze ribassiste sui mercati emergenti nella prima metà del 2016.

I rendimenti dei titoli governativi dei Paesi emergenti e i debiti societari sono stimati dalla banca intorno a un debole 1-3%. I rendimenti sui debiti della valuta locale potrebbero essere del 3,7% , tenendo conto di un aumento dei fattori esterni nella seconda metà dell’anno.

Mercati emergenti, previsioni 2016: continua la crescita debole

La banca d’affari prevede una crescita economica per i mercati emergenti del 3,7% nel 2016, più alta rispetto al 3,4% di quest’anno, ma le previsioni suggeriscono anche che molti Paesi emergenti cresceranno con valori al di sotto del loro potenziale.

In una visione meno cupa, la posizione generale dei conti dei Paesi emergenti (eccesso di esportazioni sulle importazioni di beni e servizi più le uscite e le entrate nette) è prevista registrare un surplus dell’1,4% del Prodotto Interno Lordo (PIL).

I prezzi più bassi delle materie prime e i deflussi potenziali di capitale potrebbero ancora avere un peso sulle riserve di valuta estera.

Mercati emergenti, previsioni 2016: ancora forti divergenze tra Paesi

Il pensiero comune che i mercati emergenti siano una asset class composta da Paesi con caratteristiche omogenee ha iniziato a vacillare negli ultimi anni e questo trend si farà ancora più evidente nel 2016.

Il PIL dei mercati emergenti asiatici per il 2016 è fissato al 5,8%, andamento più lento dal 2001. La crescita dei mercati emergenti dei Paesi europei, del Medio Oriente e asiatici sarà quasi doppia rispetto a quella di quest’anno del 2%.

La recessione in Brasile e Venezuela comporterà uno stop nell’attività di produzione nel 2016 rispetto ai dati registrati nel 2015 nel contesto dell’America Latina.

Cina: la crescita sarà ancora più lenta

Il rallentamento in Cina e la reazione negativa dei titoli azionari hanno influenzato i mercati finanziari nella seconda metà del 2015.

Con l’economia cinese che cerca di ricalibrarsi per essere meno dipendente dalla produzione manifatturiera e, invece, fare maggiore affidamento sui servizi, la crescita rallenterà al 6,6% secondo le previsioni 2016 di JP Morgan.

Un minore interesse d’investimento nei confronti delle materie prime porta con sé delle cattive notizie anche per quei mercati emergenti che stavano beneficiando del crollo dei prezzi, come nel caso della Cina con il rame e il ferro.

Mercati emergenti, previsioni 2016: in calo il sostegno della politica monetaria locale

L’inflazione è prevista al rialzo nei mercati emergenti asiatici grazie alla normalizzazione dei prezzi delle materie prime e l’impatto sulla debolezza delle valute sui prezzi d’importazione.

Nei Paesi EMEA l’inflazione media dovrebbe diminuire, con l’inflazione della Russia prevista ad una sola cifra nel 2016. La crescita debole dell’America Latina dovrebbe inoltre limitare la crescita dei prezzi.

JP Morgan prevede un rialzo dei tassi d’interesse in Cile, Colombia, Hong Kong, Messico, Perù, Turchia e Sud Africa nel 2016. Dei tagli sono invece possibili in Ungheria, Filippine, Polonia e Thailandia, con una normalizzazione degli alti tassi di interesse in Russia. La politica sui tassi nei mercati emergenti rimarrà mediamente invariata secondo JP Morgan.

Jp Morgan: crisi del debito estero improbabile

L’aumento dei debiti corporate è fonte di preoccupazione nei mercati emergenti. Le obbligazioni finanziarie hanno pesato per il 76,2% del PIL dei mercati emergenti nel 2015, quelli governativi il 48.4% e i debiti privati il 29,5%.

Siccome gran parte del debito corporate è sotto forma di mutui privati, gli operatori di mercato dovranno prestare attenzione alla salute delle banche dei mercati emergenti (ME). Si stima che l’indebitamento estero crescerà in maniera più modesta, diminuendo le preoccupazioni su una crisi del debito estero.

Fondi sui bond dei mercati emergenti: nessun flusso in entrata nel 2016

I gestori di fondi fixed income sui mercati emergenti si preparano a registrare prevalentemente uscite nel corso del 2015. Con il rendimento previsto ancora debole, i flussi in uscita (di solito altamente correlati con i rendimenti dei ME) dovrebbero terminare secondo JP Morgan.

Ma c’è il rischio concreto che le uscite strategico-istituzionali di valuta locale registrate nel terzo trimestre del 2015 potrebbero continuare.

Potenziali opportunità nella seconda metà dell’anno fiscale 2016

La volatilità degli asset dei paesi emergenti rimarrà alta secondo la casa d’affari.La prima metà del 2016 probabilmente non sarà clemente per le entrate fisse dei ME per le ragioni precedentemente menzionate, ma se l’atteso rialzo del Dollaro non ci sarà (a causa di un innalzamento dei tassi più lento rispetto a quello che gli operatori di mercato si aspettano) potrebbero presentarsi delle opportunità da cogliere.

Opportunità nei mercati emergenti dalla seconda metà del 2016

La volatilità sugli strumenti finanziari legati ai mercati emergenti dovrebbe rimanere alta il prossimo anno, stando all’analisi dell’istituto bancario.

Nonostante le oscillazioni registrate sull’andamento dei mercati emergenti nel 2015, il debito estero è stato prezzato meglio rispetto a molti altri strumenti, come le azioni americane, i titoli governativi mondiali e il debito USA.

Nel 2016 gli investitori chiederanno rendimenti più alti per il rischio che sono disposti ad assumersi acquistando debito dei mercati emergenti, preferendo piuttosto strumenti più sicuri a causa dell’indebolimento dei Paesi emergenti, delle preoccupazioni sull’indebitamento e della probabile crescita dei tassi di default di alcune economie emergenti.

Secondo la banca, il tasso d’insolvenza dei ME è previsto al 3,5% nel 2016, da un inaspettato abbassamento al 2,9% quest’anno.

JP Morgan si aspetta che lo spread sul suo indice relativo ai bond sovrani salga di 40 punti base a 425 basis point sui Treasuries americani. Un punto base corrisponde a 1/100 di un punto percentuale. Lo spread sull’indice dei titoli di stato dei ME anche è previsto salire fino a 450 punti base.

Asia underweight, Paesi EMEA sopravvalutati

Circa il guidizio sui bond locali, JP Morgan rimane neutrale sull’America Latina, con rating underweight relativo al giudizio medio sui mercati asiatici e un overweight per l’Europa dell’est.

La banca prevede che il debito dell’Europa orientale possa trarre benefici dall’aumento di asset acquistati dalla Banca Centrale Europea in seguito al calo dei rendimenti del debito dell’Eurozona che spingerà gli investitori a cercare i rendimenti altrove.

Per quanto riguarda il debito corporate, JP Morgan per ora preferisce l’Asia ai mercati emergenti dell’EMEA o dell’America Latina.

Fonte: Cnbc.com

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